Finisce che si salva, e salva la faccia e le probabili ripercussioni legali e politiche, quel sindaco che “bagnato” d’umiltà e saggezza richiude definitivamente le scuole fino a data da destinarsi. A tempi migliori. Prima che succeda qualcosa di brutto per davvero. E già perché da quando le 150 famiglie con baricentro paolano hanno inoltrato e vinto il ricorso al Tar contro l’ordinanza di Spirlì non c’è ora che non cada sul campo qualche istituto. Ovviamente perché falcidiato dal terribile virus e dalla paura. Finché hanno potuto i genitori “prudenti” hanno tenuto il colpo, sacrificando magari qualche passeggiata sul corso oppure, come ipotizza Spirlì, qualche programma di cucina in tv da guardare in santa pace e senza figli piccoli in mezzo ai piedi. Poi però i cancelli si sono forzatamente riaperti e le maestre hanno iniziato a picchiare duro sul programma e allora tutti in classe e con il cuore che batte forte forte però, almeno per la gran parte. E che il Covid sia un “ospite” in qualche modo gradito dentro le scuole prova ne è che una ad una stanno iniziando a richiudere cadendo sul campo come birilli. Sono passati solo due giorni dalla riapertura e non si contano quei paesi e quegli istituti che hanno dovuto alzare bandiera bianca, senza contare quei Comuni che non hanno mai riaperto. È il caso di Paola, per esempio. Sì, proprio Paola. Porta il nome di uno studio legale paolano il perimetro che ha raccolto ben 150 famiglie armate di ostinazione e orgasmi d’istruzione a tutti i costi, da qui il ricorso vinto al Tar. Ma ironia della sorte passano poche ore e scoppia letteralmente un focolaio (qualcuno parla di un caso, altri persino di 8) in un importante istituto comprensivo proprio di Paola. A sera tardi scatta l’allarme nelle chat delle maestre ed è il panico. Pochi minuti e arriva l’ordinanza di chiusura immediata e stratificata e per di più con la quarantena obbligatoria per tutti. È costato caro un giorno di scuola dopo la riapertura forzata e chissà cosa sarebbe potuto accadere se il sindaco non avesse immediatamente sbarrato i cancelli (ammesso che si sia fatto in tempo a prevenire una diffusione record). Al centro del focolaio una o più operatrici scolastiche ma poco importa. Finestre e porte chiuse e stesso respiro per tutti per 5 ore e più. C’è quindi una “Paola” che obbliga legalmente alla riapertura delle scuole e poi la stessa “Paola” che è costretta a recuperare la coda tra le gambe richiudendo di nuovo. E non va certo meglio nella valle del Crati, nell’area urbana cosentina. A Montalto, popoloso perimetro a nord della stessa valle, il Covid ci abita con disinvoltura da ottobre. È un continuo bollettino di guerra e sul finire di ottobre solo la “saggezza” (a quei tempi) del sindaco Caracciolo ha evitato una strage. Si registrano 4 casi in un istituto comprensivo. Sono 3 in una classe di scuola media e uno nelle adiacenti elementari perché la sorellina di uno dei 3 frequenta proprio la seconda elementare. Il piccolo focolaio viene fuori solo perché è la mamma della prima positiva ad autodenunciarsi dopo test antigenico. Si sparge la voce ma non diventa mai “ufficiale” finché non interviene Caracciolo, a suo tempo armato di “saggezza”, a chiudere tutta la scuola. L’Asp quei casi non li ha mai tracciati e nessun alunno né insegnante né personale di segreteria è mai stato chiamato per essere posto in quarantena o peggio per essere sottoposto a tampone. Non s’è mai saputo nulla di nulla con il tracciamento che s’è fatto benedire. Due intere classi a potenziale rischio pandemico, più gli insegnanti e il resto del personale ma nessuno è mai stato contattato dall’Asp, fortuna che la scuola era chiusa all’epoca. Nel frattempo Montalto non ha mai avuto meno di 70 casi attivi di positività nelle case, ma ha avuto anche 150 casi e persino 180. Ogni settimana, dati Asp, ce ne sono una ventina, almeno quelli sulla carta. E proprio tra “carta” e realtà si potrebbe nascondere un altro pericolosissimo focolaio. Alcune famiglie di Montalto, evidentemente a contatto tra loro nel periodo natalizio, hanno effettuato test antigenici. Si contano al momento una decina di positivi ma siamo all’inizio perché altri componenti dei nuclei familiari lo effettueranno nei prossimi giorni. Il laboratorio privato che li ha testati ha informato l’Asp che ha prenotato per loro il molecolare di conferma non prima del 20, 22. Quindi per una decina di giorni questi positivi a tutti gli effetti sono dei “fantasmi”, fuori dalle carte Asp e potenzialmente (anzi, sicuramente) in giro, a lavoro e con i figli a scuola, perché no. E chissà se c’è uno di questi al centro dell’immediata chiusura di una scuola proprio nel centro del paese antico di Montalto, ordinanza del Comune ad appena due giorni dalla riapertura. Meglio prima che mai… m.m.
Covid & scuola, la “bomba” Montalto e la schizofrenia di Paola…
Nel popoloso comune dell'area urbana di Cosenza tutti in classe ma un presidio è stato già chiuso dopo un giorno nel mentre va montando un pericoloso focolaio tra test antigenici positivi e quelli molecolari prenotati all'Asp 10 giorni dopo. Lungo il Tirreno la “base” delle famiglie ricorrenti che hanno vinto al Tar ma un istituto ha già dovuto sbarrare e d'urgenza i cancelli per il dilagare del virus...