Bancarotta fraudolenta, assolti i rappresentanti della Spadafora &Co.

Inizialmente la Procura aveva chiesto la condanna degli imputati a due anni di reclusione per poi accogliere le argomentazioni difensive assolvendoli con formula piena “perché il fatto non sussiste"

  

In data 12.01.2021 il Tribunale Penale in composizione collegiale di Cosenza – Presidente dal Giudice Dott. Branda – ha assolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata il Dott. Paolo Spadafora e l’Ing. Benito Carmine Spadafora, amministratori e legali rappresentanti della Spadafora & Co. S.r.l., azienda operante nel settore dell’abbigliamemto, dichiarata fallita nel 2015. Secondo l’ipotesi accusatoria, i suindicati amministratori avrebbero distratto dal patrimonio sociale somme di denaro per un totale di € 2.940.610,71 e merci di magazzino per un valore complessivo di € 50.722,28.

Le indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Cosenza avevano portato già in precedenza all’instaurazione di un procedimento penale a carico del dottor Paolo Spadafora, quale amministratore e legale rappresentante della predetta società, per il reato di omessa dichiarazione di redditi di cui all’art. 5 D.lgs 74/2000 in relazione ai periodi d’imposta 2009 e 2010, conclusosi con sentenza assolutoria in quanto i difensori dell’imputato – avvocati Brunella e Pierluca Bonofiglio del Foro di Cosenza – avevano dimostrato come l’imponibile Iva era stato calcolato erroneamente , non tenendo conto delle note di credito emesse dalla società negli anni cui faceva riferimento la contestazione, coincidenti con quelli relativi al reato di bancarotta fraudolenta.

Anche nell’ambito di tale procedimento penale il medesimo collegio difensivo, avvalendosi della consulenza tecnica del dott. Aristide Vercillo Martino, ha dimostrato come gli utili considerati dall’Ufficio di Procura ai fini della contestazione in realtà non erano mai stati concretamente conseguiti dalla società, proprio in ragione dell’emissione di quelle note di credito. La difesa degli imputati, oltre a dimostrare come l’insussistenza della distrazione di somme di denaro, attesa l’inesistenza degli utili presupposto del reato, ha altresì ottenuto l’assoluzione anche in riferimento alla distrazione di merci di magazzino, evidenziando come la presenza delle stesse era stata constatata dallo stesso Curatore Fallimentare.

Il Tribunale di Cosenza, quindi, nonostante la richiesta formulata dall’Ufficio di Procura che aveva chiesto la condanna degli imputati a due anni di reclusione, ha accolto le argomentazioni difensive assolvendoli con formula piena “perché il fatto non sussiste”.