“L’ultima circolare sull’avvicendamento dei comandanti di stazione emanata dal comandante generale uscente dell’arma dei carabinieri, Giovanni Nistri, sta facendo discutere animatamente varie generazioni di marescialli, e merita certamente tutta una serie di considerazioni. Il primo aspetto che fa riflettere e francamente lascia perplessi è la tempistica del provvedimento, emanato solo qualche giorno prima di lasciare il comando al generale Luzi. Sarebbe stato a nostro avviso più opportuno attendere l’insediamento del successore nonché concertare con le organizzazioni sindacali una decisione di tale portata e importanza che, di certo, dispiegherà i suoi effetti sull’organizzazione e sull’operatività dei reparti.
L’atteggiamento di noncuranza nei confronti delle organizzazioni sindacali militari, anche a mero titolo consultivo, continua ad essere indice di malcelata insofferenza verso chi, tra non molto, avrà l’onore e l’impegnativo compito di tutelare i militari e le loro famiglie.
Ebbene, proprio pensando a quelle famiglie ci sentiamo di fornire il nostro contributo, anche se non richiesto, nel merito della scelta di avvicendare i comandanti di stazione dopo dieci anni di permanenza in una sede. Crediamo che sia una decisione tutto sommato condivisibile e utile ad evitare quei condizionamenti inevitabili che si verificano quando si lavora per troppo tempo, in posizioni di responsabilità, sullo stesso territorio. Tuttavia, riteniamo utile porre al centro del confronto l’ipotesi di invertire l’impostazione data dal generale Nistri. Spieghiamo meglio: le stazioni dei carabinieri sono suddivise a fasce di basso, medio e alto impegno operativo che corrispondono verosimilmente a Comuni importanti che spesso coincidono con i comandi di compagnia in Comuni molto grossi o capoluoghi di provincia dotati di tutti i servizi, soprattutto le scuole, necessarie alle famiglie dei carabinieri. Dunque, si potrebbe pensare di avvicendare gli uomini non in base alla permanenza sul territorio ma in base alla progressione di carriera e del grado ricoperto. I carabinieri di prima fascia dovrebbero essere tratti dai marescialli capi o in alternativa dai marescialli ordinari che, terminato il proprio servizio, potrebbero poi essere spostati ad una distanza relativamente breve in una stazione di medio impegno operativo per marescialli capi e maggiori in Comuni dove certamente c’è la presenza di scuole compatibili con l’impegno scolastico richiesto ai figli dal momento che il rapporto grado di lavoro – istituto scolastico è relativamente stabile e sempre uguale. Per i luogotenenti, invece, i capoluoghi di provincia e le stazioni di compagnia in sedi dove normalmente c’è più di una scuola e di diverso tipo per potere soddisfare tutte le esigenze delle famiglie.
Una organizzazione di questo tipo risolverebbe da una parte i problemi legati alla permanenza sul territorio e ai condizionamenti ad essa vincolati e, dall’altra, le esigenze familiari. Al giorno d’oggi, più spesso di quanto si pensi, si verificano situazioni paradossali come marescialli in sede vacante che comandano stazioni importanti e luogotenenti che hanno sempre prestato servizio in paesini con non più di mille abitanti. Tutto ciò non ha alcun significato né dal punto di vista operativo né per la salvaguardia del benessere dei militari e non risponde alle esigenze ed ai punti di domanda – questi sì: sentiti e reali – che riguardano, ad esempio, la questione della lunga permanenza dei comandanti in alcuni territori in cui è quasi indispensabile garantire continuità per la grande complessità delle dinamiche territoriali ivi esistenti. Ciò è innegabile, ma è altrettanto evidente che queste eccezioni possano essere gestite con il meccanismo delle proroghe, se non addirittura formando degli elenchi di sedi che debbano essere considerate al di fuori dal contesto dei normali avvicendamenti, come avviene per le zone cosiddette disagiate.
In ogni caso, riteniamo sia compito primario delle future organizzazioni sindacali, non appena formalmente operative, richiedere una riformulazione sia della circolare in oggetto che di quella sui reparti speciali, tenendo conto di tutte le potenziali situazioni disagevoli che si dovessero verificare”.
Così Amedeo Di Tillo del coordinamento nazionale SIULM carabinieri.
Avvicendamento comandanti di stazione, sindacati carabinieri contro il generale Nistri
Il coordinatore nazionale Siulm, Di Tillo, contesta la circolare emanata dal comandante generale uscente a pochi giorni dalla scadenza del mandato