C’è la prostata, l’appendicite. E poi un bel gruppo di colicisti e persino un eccesso di cellulite da estirpare dal corpo di un adolescente. Un trapianto di pelle e un testicolo che non va. Oltre 130 interventi chirurgici “urgenti” dal 19 marzo al 28 aprile, siamo nel pieno dell’emeregnza Covid-19 nelle corsie disperate e impaurite del Paese. Più di mezzo milione di euro di fatturato, “appena” il 50% in meno rispetto al flusso consolidato in epoca pre Covid-19.
Benvenuti nella clinica Tricarico di Belvedere Marittimo, dove il virus ha fatto esattamente la metà della paura che ha generato altrove. Sarà l’aria di mare. Per intenderci, nello stesso periodo da panico Coronavirus, l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza ha visto ridurre del 90% la propria chirurgia mentre tutte le altre strutture della provincia di Cosenza che erogano interventi per acuti hanno fatturato esattamente zero, zero spaccato (clinica Scarnati, Villa del Sole, la Madonnina, Cascini). Riduzione del 100% del proprio fatturato in epoca Covid-19, relativamente agli interventi chirurgici. Se non è solo l’aria di mare, a incoraggiare pazienti e bisturi in direzione della clinica Tricarico, dev’essere il tramonto mozzafiato lungo il Tirreno ma anche Cascini (che ha fatto zero) gode dello stesso panorama. Ma come ha fatto la Tricarico a “incoraggiare” così tanti interventi e rassicurare così tanti pazienti nella fascia temporale pandemica peggiore dalla peste “Spagnola” degli anni ’20? Il Dpcm del premier Conte e l’ordinanza 20 del 27 marzo di Santelli parlano chiaro. In piena emergenza sanitaria nelle corsie degli ospedali pubblici e privati si possono effettuare solo interventi di natura urgente e indifferibile. Pena, al tirar delle complesse somme, persino il rischio di revoca dell’accreditamento. Tanto per capirci, quel 10% che l’Annunziata di Cosenza ha comunque erogato d’urgenza in termini di interventi chirurgici ha riguardato quasi esclusivamente pazienti oncologici in stato avanzato.
Tutti urgenti e indifferibili gli interventi chirurgici effettuati allora nella clinica Tricarico in piena emergenza Covid-19? Non v’è dubbio che dev’essere così, tutti e indistintamente urgenti ed indifferibili. Di sicuro questa è una struttura importante e prestigiosa che a differenza degli altri erogatori convenzionati può contare sul pronto soccorso, come è noto passaggio non secondario e persino funzionale all’intervento chirurgico urgente. Ma qualcosa “l’aria di mare” deve aver aggiunto di suo se è vero come è vero che anche l’ospedale hub dell’Annunziata di Cosenza ha il suo pronto soccorso eppure di interventi urgenti (oncologici gravi a parte) non s’è fatto niente, niente di niente. E nemmeno la classica tenda pre-triage per la prima accoglienza Covid, piazzata nei pressi della clinica di Belvedere, deve aver messo paura, evidentemente. Non quanta ne ha messa a Cosenza o altrove. Perché l’urgenza è l’urgenza, c’è poco da fare e fino a prova contraria nessuno è legittimato a dubitarne. Quando arriva, arriva l’ora dei bisturi. Magari è arrivata di più in direzione della Tricarico di Belvedere ma qui è stata l’aria di mare a giocare un ruolo non da poco, oltre al prestigio e all’esperienza della struttura. E dove non è arrivata la brezza, o il tramonto, potrebbe averci pensato lo squillo di un telefono a distribuire serenità. Perché mai come stavolta, e in piena emergenza Covid-19, una telefonata ha allungato la vita (e le prestazioni…).
R.M.