Nei prossimi giorni la Corte Costituzionale deciderà in merito all’impugnazione dell’articolo 7 della legge regionale calabrese in materia di interventi anti-sismici. Una normativa regionale di due anni fa che modifica la precedente e che la presidenza del consiglio dei ministri ha inteso impugnare davanti alla Consulta ipotizzando profili di illegittimità costituzionale. La Regione Calabria ha quindi incaricato un pool di avvocati, lo scorso mese di dicembre, per difendere la legge di fronte alla Corte Costituzionale. Per il Governo infatti – si legge nel decreto di impugnazione – “alcuni aspetti della normativa sottraggono al controllo alcuni interventi edilizi in zone sismiche”. Insomma non roba di poco conto secondo l’esecutivo nazionale. Si legge infatti nel ricorso alla Consulta: “Ebbene, le descritte norme regionali di fatto sottraggono alcuni interventi edilizi in zone sismiche dal controllo ex ante previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 380/2001, Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia , in particolare dall’art. 65, nonchè dagli 93 e 94 che regolano la speciale vigilanza sulle costruzioni in zone sismiche. Per completezza si ricorda che l’art. 65 del TUE, stabilisce al comma 1, che Le opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica, prima del loro inizio, devono essere denunciate dal costruttore allo sportello unico, che provvede a trasmettere tale denuncia al competente ufficio tecnico regionale. e, al comma 5 che Anche le varianti che nel corso dei lavori si intendano introdurre alle opere di cui al comma 1, previste nel progetto originario, devono essere denunciate, prima di dare inizio alla loro esecuzione, allo sportello unico nella forma e con gli allegati previsti nel presente articolo. Le disposizioni regionali scrutinate consentono, invece, che taluni interventi siano sottratti alla apposita normativa di garanzia approntata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 380/2001, ponendosi in contrasto con i principi fondamentali in materia di governo del territorio» di cui allo stesso decreto del Presidente della Repubblica n. 380/2001 è espressione. Ciò integra pertanto aperta violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione”. La parola passa ora alla Consulta per le decisioni finali.