
Nell’inchiesta sulla corruzione la banca e quindi il suo presidente Ottavio Rizzuto avrebbero fatto da “cassa” per alcuni prelievi e assegni che sarebbero poi serviti, per l’accusa, a pagare il giudice in cambio di favori processuali mentre nel filone crotonese l’istituto di credito, sempre attraverso il suo presidente di allora, avrebbe favorito direttamente alcune ditte riconducibili alla cosca “Grande Aracri”.
Da perquisizioni presso la Bcc del Crotonese nel capoluogo e presso le filiali di Cutro e di Isola di Capo Rizzuto sono emerse le prove di agevolazioni e favoritismi che Ottavio Rizzuto avrebbe riservato alla cosca di Grande Aracri ed in particolare alla ditta di Rosario Le Rose, ad esse legata, che ha finito per agire in piemo monopolio. Gestore degli affari della cosca il medico Alfonso Sestito nel campo di villaggi turistici tramite due società intestate alla moglie, ora sequestrate. Indagati anche quattro appartenenti al corpo della guardia di finanza, in servizio e in congedo, che, attraverso l’abusiva consultazione delle banche dati in uso al Corpo, avrebbero attinto informazioni riservate. Insomma per la Dda Ottavio Rizzuto avrebbe favorito la cosca “Grande Aracri” sia come presidente della Bcc sia come responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Cutro, attraverso imprese e società appartenenti secondo l’accusa “agli amici degli amici”. Questo nel filone crotonese dell’inchiesta coordinata dalla Dda che sarebbe scaturita dall’inchiesta sui presunti casi di corruzione di giudici catanzaresi coordinata invece per competenza dalla Procura di Salerno. In questo filone la banca di Ottavio Rizzuto avrebbe consentito prelivei in denaro, emissione di assegni e altri benefit economici che dovevano poi servire a corrompere i giudici. In entrambi i filoni d’inchiesta sono presenti sia Pino Tursi Prato che avrebbe corrotto il giudice Petrini, sempre secondo le ipotesi accusatorie, e ingerito in affidamenti e appalti per favorire la cosca Grande Aracri, sia Ottavio Rizzuto che avrebbe favorito le imprese di ‘ndrangheta e consentito prelievi nella banca che dirigeva per corrompere magistrati. Questo almeno ipotizzano gli inquirenti negli ennesimi procedimenti giudiziari che stanno scuotendo letteralmente la Calabria negli ultimi tempi.
- I.T.