Commissariamento Asp di Reggio, ecco le motivazioni

All’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata nell’amministrazione dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria”. E’ quanto si legge nel decreto del presidente della Repubblica dell’11 marzo scorso con cui è stato disposto lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria per infiltrazioni della ‘ndrangheta. Al decreto, pubblicato in Gazzetta ufficiale e che fa seguito alla decisione del governo del 7 marzo scorso di sciogliere l’azienda sanitaria calabrese, è allegata la relazione firmata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che cita, a sua volta, la relazione del prefetto di Reggio Calabria dopo l’accesso antimafia presso l’Asp.     “Il prefetto – riporta la relazione del ministero dell’Interno – richiama le  risultanze di recenti operazioni  di polizia giudiziaria che attestano l’accentuata propensione delle organizzazioni ‘ndranghetiste ad ingerirsi nel settore della sanità pubblica. In tale contesto, assume rilevanza emblematica la circostanza che con riferimento a due  dipendenti condannati  ai sensi dell’articolo- bis del codice con sentenze divenute irrevocabili rispettivamente a luglio e ad ottobre 2018, solo nel successivo mese di novembre l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ha avviato la procedura finalizzata alla risoluzione del rapporto di lavoro. Viene inoltre stigmatizzata la fitta e intricata rete di rapporti di parentela, di affinità e di  frequentazione  che legano esponenti anche  apicali della criminalità organizzata locale  a  numerosi  soggetti  che prestano attività lavorativa alle dipendenze dell’azienda, alcuni dei quali con pendenze o pregiudizi di natura penale”.

Nella relazione ministeriale si evidenzia, poi, che “in ordine ai rapporti tra l’Asp di Reggio Calabria e le strutture private accreditate nonché le farmacie e i  depositi  farmaceutici,  le risultanze dell’accesso hanno disvelato l’assoluta  mancanza di una corretta attività  di pianificazione  nonché  il costante superamento  dei limiti annuali di spesa fissati dal competente dipartimento dell’amministrazione regionale con  una conseguente, indebita erogazione di risorse finanziarie. In proposito, le verifiche esperite dall’organo ispettivo hanno evidenziato le gravi inadempienze dell’azienda che ha sistematicamente omesso di richiedere le prescritte certificazioni antimafia procedendo alla stipula di contratti, per importi anche rilevanti, con imprese in stato di amministrazione giudiziaria o già destinatarie di informative interdittive, alcune delle quali confermate in via definitiva dal giudice amministrativo. Per quanto concerne gli affidamenti di lavori, servizi   e forniture, nel settore delle manutenzioni la commissione di  indagine rileva che le centrali di committenza hanno fatto reiteratamente ricorso al metodo dell’affidamento diretto anche al di fuori dei casi previsti dalla disciplina vigente, senza porre in essere alcuna valutazione comparativa in contrasto con i principi di trasparenza e di tutela della concorrenza”. Ancora – aggiunge la relazione del ministro Salvini – “la commissione di indagine ha accertato l’esistenza di pregiudizievoli collegamenti nei confronti di amministratori e dipendenti di talune delle ditte costituenti l’associazione temporanea di imprese a cui – a seguito di gara indetta con deliberazione di maggio 2013 – è stato aggiudicato, per gli anni 2013-2018, il servizio di pulizia e sanificazione delle strutture dell’Azienda sanitaria provinciale reggina. Anche una  delle  società affidatarie  del servizio di lavaggio e noleggio biancheria è risultata vicina alle consorterie territorialmente  dominanti  in ragione dei vincoli di parentela o di  affinità  di  taluni  soci  e dipendenti con soggetti controindicati”.

“Al riguardo, è significativo che  la  società  in questione, a cui il servizio  era stato inizialmente affidato dall’Asl 11 di Reggio Calabria con atto dirigenziale di giugno 2006, ha beneficiato di ripetute proroghe, l’ultima delle quali disposta a novembre 2018”. Con riferimento alla situazione economico-finanziaria dell’Asp di Reggio Calabria, la relazione del Viminale rimarca che “in sede di accesso sono risultate fortissime criticità – stigmatizzate dalla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti – quali l’omessa approvazione  dei bilanci  a decorrere  dal  2013,  la  mancata tenuta di scritture contabili obbligatorie e un’ingente esposizione  debitoria aggravata dall’incapacità dell’azienda di avere esatta contezza  dei  debiti pregressi e di provvedere tempestivamente al pagamento degli stessi”. In conclusione – si legge nella relazione ministeriale allegata al decreto di scioglimento del presidente della Repubblica, “gli indizi di ingerenza mafiosa nella gestione amministrativa dell’istituzione sanitaria, analiticamente e  dettagliatamente esaminati nella relazione del prefetto di Reggio Calabria, portano  a ritenere sussistenti i presupposti previsti dalla legge  per l’intervento dello Stato mirato a prevenire e contrastare il fenomeno dell’infiltrazione della criminalità organizzata a livello locale e a recuperare l’azienda ai propri fini istituzionali”, per questo “si ritiene necessario provvedere a eliminare, attraverso lo scioglimento dell’organo di direzione generale e la nomina di una commissione straordinaria cui affidare le funzioni  da  questo  esercitate,   ogni   motivo  ulteriore  di deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa dell’ente, a salvaguardia degli interessi delle comunità comprese  nell’ambito territoriale di utenza dell’Asp di Reggio Calabria”.