Simona Loizzo trova forza e smalto per affrontare in diretta su scala nazionale il dramma del suicidio del marito, Lucio Marrocco, direttore dell’Unità operativa complessa prevenzione ambientale all’Annunziata di Cosenza. Dottoressa anche lei, Loizzo, è nome griffato in città e in Calabria, nell’ambiente non necessita di presentazioni per via della consolidata attività pubblica e privata (dirige anche l’unità chirurgica dello stesso ospedale di Cosenza). Medici da una vita tutti e due, giovani studenti a Roma e poi la vita che scorre e che ti affanna, di impegni e responsabilità. Non mancano ingenti soddisfazioni professionali finché non arriva il Covid nelle case e in corsia e Lucio Marrocco vede moltiplicarsi esponenzialmente responsabilità a tensioni. Oltre a dirigere la prevenzione ambientale di tutto il personale dell’Annunziata è anche a capo dell’organizzazione della scansione dei vaccini all’interno dell’ospedale. «È arrivato a farne 500 al giorno» dice Simona Loizzo. Un carico di tensione enorme che negli ultimi giorni si sarebbe acutizzato a causa della rincorsa regionale alla vaccinazione in ritardo, che le dirigenze di presidi e Asp hanno inevitabilmente “scaricato” (magari anche involontariamente) sui medici in prima linea. Come Marrocco, lascia intendere Simona Loizzo. Anche perché, «Lucio» si è sempre appalesto come molto sensibile ad ognuna delle singole cartelle cliniche da Coronvirus. «Ogni sera si metteva al telefono e chiamava tutti i contagiati» dice Loizzo». « Aveva eseguito fino a quel giorno 10mila tamponi, e i pochi dipendenti che si sono contagiati è per suo merito, e ogni contagio lo viveva drammaticamente. Ogni sera si metteva al telefono e chiamava tutti i contagiati per chiedergli come stessero. Passava 15-16 ore in un ospedale che da trent’anni si dice di farne uno nuovo, ma non si è mai fatto nulla, è vecchio degli anni Quaranta».
Confinato lo scenario drammatico e valoriale Simona Loizzo passa poi alle sue inevitabili conclusioni, che poi sono anche il “perché della sua presenza nel talk di Giletti.
«È una morte bianca, è morto sul lavoro», sentenzia. Stress, responsabilità enorme, inefficienze, sensibilità e poi, quel drammatico giorno, non era possibile neanche inviare un’email dall’Annunziata con i dati Covid. «L’email non funzionava – continua il racconto della moglie – e lui non riusciva ad inviare i dati alla Regione, e per questo ebbe una discussione con un collega: “Ma si può, non ce la posso fare, non ce la faccio”. Un attimo dopo Lucio era giù. Lucio era un operaio che cade dall’impalcatura senza imbracatura, è una morte bianca, è morto sul lavoro».
Un soldato a combattere a mani nude, lo definisce tra un intercalare e un altro. Ma che cosa è successo quel pomeriggio e quella sera? Con chi la telefonata definita “discussione” fino allo sconforto per una mail che non si riusciva a mandare? C’è poi un altro punto evidenziato da Simona Loizzo. La insopportabile sofferenza di Lucio Marrocco per la probabile e imminente morte di una Oss (deceduta di fatto poche ore dopo il suo suicidio al Mater Domini di Catanzaro) che si è ammalata di Covid all’Annunziata. «E l’idea di non riuscire a salvare questa dipendente, che poi non era una sua responsabilità, lo aveva segnato molto. L’idea che quella donna stesse per morire lo faceva letteralmente impazzire… ».
Caduto sul lavoro, “bianca” la drammatica morte di Marrocco secondo la moglie e medico e donna di peso Simona Loizzo. Con qualche sfumatura di “giallo” che in casi del genere è impossibile non rintracciare…
I.T.