A che punto è la vicenda delle Terme Luigiane? Se lo chiedono i consiglieri di minoranza dei Consigli comunali dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese. Si sa che il Presidente della Giunta regionale, on. Roberto Occhiuto, ha manifestato da subito, dopo il suo insediamento, la volontà di risolvere questo annoso problema, che ha portato alla chiusura delle Terme Luigiane per la stagione termale dell’anno che sta per chiudersi.
Una vicenda spiacevole che ha penalizzato i lavoratori e relativo indotto, bloccati dal loro stato di disoccupazione, come la collettività dei curanti privati dall’espletamento di esercizio delle cure termali e del loro diritto di acquisirne i relativi benefici riconosciuti dal sistema sanitario regionale e nazionale. Una vicenda sulla quale è intervenuto pure il Tar Calabria con una sentenza resa nota lo scorso 6 novembre che impone alle due Amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese a ripristinare lo stato di diritto spettante alla Sateca, in base all’accordo raggiunto tra le parti interessate l’8 febbraio 2019 presso la Prefettura di Cosenza.
Un accordo che stabiliva, qualora le due amministrazioni comunali non fossero giunti allo scadere del 31 dicembre 2020 ad individuare il nuovo sub concessionario, attraverso l’espletamento di un bando di gara europeo, la Sateca avrebbe potuto continuare a svolgere il suo servizio di cure termali nelle strutture di sua proprietà ed in quelle comunali. Il rapporto avrebbe avuto termine con l’insediamento del nuovo sub concessionario individuato mediante la gara di appalto sopra specificata.
E’ trascorso un intero anno con il risultato di una chiusura degli stabilimenti termali a seguito di una decisione intrapresa dai due Sindaci di rigettare l’accordo sottoscritto dalla parti l’8 febbraio 2019 presso la Prefettura di Cosenza, a suo tempo approvato anche dai due consigli comunali, e riappropriarsi in forma unilaterale nel mese di febbraio 2021 di quei beni strutturali di proprietà comunale ubicati all’interno del compendio termale, come tra l’altro, lo stabilimento San Francesco, la palazzina degli uffici amministrativi e di accettazione delle pratiche dei curanti, l’area delle sorgenti termali di proprietà della Regione Calabria.
Una procedura dichiarata illegittima da parte del Tar Calabria, la cui udienza si è svolta lo scorso 13 ottobre 2021 con il risultato che sappiamo e cioè che le due Amministrazioni comunali debbono tornare a ristabilire lo stato di fatto esistente prima dell’ interruzione dei rapporti creatasi con le procedure di appropriazione dei beni in forma unilaterale di cui sopra specificato. Compresa pure la disponibilità delle vasche di lavorazione dei fanghi e delle alghe, come della riattivazione delle condotte dell’acqua termale verso gli impianti privati della Sateca diretti verso lo stabilimento “Therme Novae” e Parco Termale “Acquavia”, avendone deviato la portata delle sorgenti, dallo scorso mese di maggio, nel torrente “Bagni” a rischio di danneggiamento della tubazione della condotta di servizio, come d’inquinamento del letto del torrente stesso.
Una vicenda che ha creato nell’arco dell’anno tantissimo malessere sociale sui lavoratori, privati del loro stato occupazionale, sui curanti ai quali è stato impedito l’accesso alle cure, come su tutte quelle figure coinvolte nei servizi dell’indotto sia diretto che indiretto che hanno perduto i loro guadagni di commercializzazione. In tutto questo si è focalizzata una strana partita attuata dalla Regione Calabria, che pur essendo proprietaria delle sorgenti termali, con il Presidente facente funzioni, Nino Spirlì, e l’assessore alle attività produttive ed al termalismo, Fausto Orsomarso, hanno svolto un ruolo a copertura delle varie operazioni adottate dai due Sindaci in materia di regolamento di distribuzione delle acque termali, di impostazione dei canoni dovuti per l’erogazione dell’acqua termale, dell’espletamento dei bandi pubblicati per la ricerca di manifestazioni d’interesse che si sono conclusi con un nulla di fatto ed altro ancora.
La Regione, da proprietaria delle sorgenti, avrebbe dovuto svolgere, attraverso i propri uffici tecnici ed amministrativi, un ruolo di sorveglianza, controllo, approvazione o diniego, come peraltro le stesse leggi e regolamenti regionali in materia imponevano. Questo non è accaduto, tanto che il consigliere regionale Pietro Molinaro è più volte intervenuto pubblicamente, con documenti ufficiali indirizzati alle autorità regionali e agli organi d’informazione, senza avere dovuti riscontri in merito.
Con la sentenza del Tar e con l’insediamento del Presidente Roberto Occhiuto a capo del governo regionale si è aperta una nuova partita, che soprattutto i lavoratori ne hanno già apprezzato le prime mosse in occasione di un loro primo incontro istituzionale, svoltosi lo scorso 15 dicembre 2021, chiesto e ottenuto dal Sindacato di categoria della Cisl provinciale di Cosenza. “Occhiuto è determinatissimo – si legge in un comunicato stampa rilasciato dallo stesso Sindacato uscendo dall’incontro – a risolvere la situazione entro la fine di dicembre”.
Mentre sul piano della prudenza è stata la dichiarazione della dirigenza della Sateca, anch’essa ricevuta dal Presidente Occhiuto, subito dopo l’incontro svoltosi con i lavoratori. “E’ stato un incontro interlocutorio – hanno dichiarato – da apprezzare ed attendere la sua evoluzione”.
Una posizione derivante dall’atteggiamento assunto dai due Sindaci che hanno fatto sapere attraverso una loro lettera ufficiale di essere pronti a rispettare la sentenza del Tar Calabria ponendo dei vincoli a dir poco ingiustificati. Pur dichiarando la loro volontà di non sottrarsi all’ordine di esecuzione della sentenza del Tar evidenziano che la ripresa dello svolgimento delle attività termali, da parte della società SA.TE.CA., dovrà avvenire esclusivamente all’interno del compendio termale con l’utilizzo delle strutture site nel medesimo. Ciò crea non pochi problemi in quanto nel compendio termale, dove si trovano collocate l’area delle sorgenti con le vasche di lavorazione dei fanghi e delle alghe, ha pure sede il vecchio stabilimento San Francesco in disuso e svuotato di tutte le postazioni curative interne, a seguito dell’appropriazione forzosa unilaterale praticata dalle due Amministrazioni comunali, che ha obbligato la SA.TE.CA. a lasciarlo libero di ogni bene di loro proprietà, come avvenuto nelle altre strutture di laboratori ed uffici amministrativi e di accoglienza dei curanti. Vista la sentenza del Tar Calabria, che ha giudicato illegittima l’operazione di riappropriazione dei beni comunali in forma unilaterale, si può dire che l’intera operazione sia stata un’azione per dirla alla giapponese di “carachiri” praticata dai due primi cittadini.
Una lettera in cui i Sindaci si riservano di presentare ricorso avverso la sentenza del Tar Calabria presso il Consiglio di Stato ponendo delle condizioni ed obblighi da cui traspare in forma netta una certa rigidità nel risolvere bonariamente e con competenza di servizio alla collettività tale vicenda.
Anche la dichiarazione rilasciata dopo l’incontro avuto con il Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, e riportata dagli organi d’informazione, non è dimeno con l’accusa fatta dai due Sindaci alla Sateca circa la pessima gestione fatta negli anni del compendio termale e delle relative strutture comunali utilizzate per le attività di erogazione dei servizi curativi. Una colpa tutta da dimostrare di fronte agli investimenti fatti da questa azienda in materia di marketing promozionale che ha portato a registrare dei dati crescenti di presenze sia negli alberghi che presso gli stabilimenti curativi negli anni antecedenti il blocco causato dalla pandemia Covid-19.
Dati che parlano dai 22 ai 25 mila curanti per circa 500.000 prestazioni nell’arco di 8 mesi di servizio, con 35 mila presenze negli alberghi, di cui il 60% di calabresi ed il 40% di presenze extra regionale. Dati di cui hanno goduto anche tutti gli altri alberghi collocati fuori dal compendio termale e le stesse casse comunali per gli incassi relativi alle tasse di soggiorno, per non parlare del sistema in vigore per gli affitti degli appartamenti di proprietà private. Nella loro comunicazione parlano di “non aver trovato una controparte con atteggiamento di collaborazione che avrebbe – dicono – sicuramente evitato situazioni disdicevoli ed antipatiche”. Una situazione complessa che meriterebbe una approfondita analisi che porterebbe in questo momento ad ampliare il discorso del ragionamento, con l’individuazione dei punti differenti e discordanti delle rispettive posizioni, mentre è opportuno puntare subito al sodo andando al superamento del conflitto e quindi alla piena apertura e funzionalità delle Terme Luigiane a partire dalla stagione ormai prossima dell’anno 2022. Intanto il Tar Calabria ha dato una valutazione corretta alla posizione della Sateca; mentre ingiustificato il percorso intrapreso dai due primi cittadini.
Come valore di sintesi dell’incontro svoltosi tra i due Sindaci ed il Presidente Roberto Occhiuto, riportato dagli stessi organi d’informazione, in base al comunicato stampa da loro diffuso, emerge chiaramente il fatto che “le attività delle Terme Luigiane devono riprendere, congiuntamente alla salvaguardia degli interessi pubblici, dei livelli occupazionali e dei servizi sanitari” .Tutto il resto del racconto è superfluo e può considerarsi come puro folclore compresa la presenza dell’attuale assessore al turismo; mentre nel caso specifico sono richieste in primo piano le competenze in materia di termalismo (per effetto delle leggi regionali, regolamenti e delibere in materia), lavoro e sanità, oltre a funzioni dirigenziali specifiche e tecniche della materia.
A cominciare da un’attenta valutazione dell’effettiva portata delle sorgenti termali delle Terme Luigiane, che come noto sono quattro di cui tre calde e una fredda, che metterebbe nelle condizioni il Presidente Occhiuto di comprendere bene la questione creatasi, e di conseguenza adottare gli opportuni provvedimenti risolutori, soprattutto quando si conosceranno gli effettivi litri di acqua a secondo che fuoriescono, tali da comprendere se ci sono effettivamente le condizioni di porre fine a un sistema di monopolio finora attuato o creare le condizioni di una competizione di concorrenza, alla luce delle effettive presenze avute in questi anni nella cittadella termale per come sopra riportate, per la quale i due sindaci hanno finora lottato, arrivando in modo illegittimo, per come dice la sentenza del Tar Calabria, alla chiusura dei rapporti con l’interruzione della funzionalità del sistema termale delle Terme Luigiane. Significherebbe ritornare alle origini della vicenda ricordando le obiezioni mosse dai lavoratori che muovevano le loro prime rivendicazioni contestando proprio la insufficienza della disponibilità dell’acqua sulfurea termale per dare corso a un regolamento di distribuzione illegittimo e contestualmente poco praticabile per le proprietà chimiche, fisiche e biologiche di queste, non facile da canalizzare per essere trasportate in strutture alberghiere della costa o fuori dal compendio termale.
Franco Bartucci