Rende (e non solo Rende) bancomat del finto civismo: tutti prendono, nessuno lascia niente

L'ex assessore Iantorno: la città è porto franco per le lobby di potere elettorale, dalle elezioni provinciali al congresso Pd. Servirebbe uno scatto d'orgoglio identitario, un partito dei rendesi...

«Non c’è incrocio di potere, appuntamento elettorale o persino congresso di partito che non veda Rende “porto franco”, terreno di facile conquista, camera di compensazione da cui si attinge a destra e a manca senza lasciare poi niente sul territorio. Vere e proprie “lobby di predatori” a cui si concede tranquillamente libero accesso». Così, in una nota, l’ex assessore al Comune di Rende Pierpaolo Iantorno. «Nel corso delle dinamiche elettorali per le elezioni del consiglio provinciale di Cosenza tutti han no assistito continua Iantorno alla spartizione dei pani e dei pesci da parte del Palazzo comunale, il palazzo del potere della città. Ovviamente spartizione illusoria, perché poi di fatto la città non ha eletto praticamente niente in consiglio provinc iale, più o meno la stessa sorte capitata a Cosenza. L’intera area urbana di Cosenza di fatto più fuori che dentro l’assemblea provinciale, testimonianza di una superficialità politica a questo punto seriale e programmata. Nelle ultime ore poi continua a ncora Iantorno dentro le viscere delle contrade di Rende si può tranquillamente assistere anche al mercimonio in vista del congresso regionale del Pd, con il Palazzo del potere comunale evidentemente impegnato a non scontentare nessuno neanche sotto l’ul tima bandiera imperante del Pd conterraneo. Più o meno quanto avvenuto, in fotocopia, nel corso delle dinamiche elettorali per il consiglio regionale con la strategia del potere rendese in grado quasi equamente di accontentare il centrodestra e il centrosi nistra, ex ed attuali assessori della Cittadella al pari di aspiranti e nuovi (ma per niente nuovi) consiglieri regionali di Forza Italia e del Pd. Di tutto di più, a Rende e da Rende. E un po’ di tutto a tutti, senza distinzione di colore o indentità poli tica. Un vero e proprio “bancomat”, il territorio di Rende, a disposizione delle lobby di potere incrostato che ormai si travestono da partiti politici, con “baroni” del consenso che quando debbono trattare la “pratica” Rende tirano un sospiro di sollievo perché è porto franco, si acchiappa sempre qualcosa salvo non lasciare mai niente però sul territorio». «Ma c’è una ragione profonda, strutturale, se le cose vanno così a Rende e più in generale nell’area urbana di Cosenza fa insiste Iantorno . Impera e finta di governare, da queste parti, il civismo finto, o fintamente civico. Quell’atteggiamento incolore e ibrido buono per tutte le pratiche e tutte le cordate di potere. Il civismo finto che ha reso impalpabili le amministrazioni, senz’anima, quando è a ndata bene senza identità ma poi quando si mette male (e negli ultimi tempi si mette male spesso) terra di conquista consapevole per le “scorribande del potere”». «Ma Rende ha una storia diversa, un profilo riconosciuto, un retaggio unico e un orgoglio imp areggiabile per potersi consentire la “fine” delle altre città. E Rende conclude Iantorno ha una carta in più, se mi è consentito. La sua identità, di città e di popolo. Non occorre molto per sbarazzarsi del finto civismo e per rimettere in piedi una p repotente offerta politica ben delineata e rintracciabile. Basta solo essere e sentirsi veri rendesi, e già questo è molto più che un partito di questi tempi. Auguro questo a Rende e ai rendesi per il 2022 e per i prossimi anni. Guardarsi allo specchio e r icordarsi di essere sempre e comunque rendesi, il resto verrà da sé. E il finto civismo sarà presto solo un (cattivo) ricordo…».