E’ iniziata la così detta Fase2 che se da un lato ci appare come la riapertura di una gabbia da un altro lato porta con sé una serie di pericoli che si riassumono nell’espressione “contagio di ritorno”.
L’unica certezza, richiamata dalle massime autorità scientifiche, è che bisogna imparare a convivere con il Covid senza abbassare la guardia sulla delicata situazione sanitaria in Italia.
La salute di tutti dipende dalla salute di ciascuno. Siamo tutti connessi in una relazione di interdipendenza. E questa pandemia non è affatto l’ultima, la «grande peste» che non tornerà per un altro secolo, al contrario: il riscaldamento globale promette la moltiplicazione delle pandemie tropicali, come affermano la Banca Mondiale e l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) da anni. E ci saranno altri coronavirus.
Prevenire una pandemia non è redditizio nel breve termine ma non farlo è un prezzo pesantissimo in termini di vite umane per il ritardo nell’intervenire adeguatamente. Non si tratta di dare lezioni ex post a nessuno, ma di comprendere gli errori per agire nel modo più intelligente e possibile nel futuro. La necessità della ripartenza è correlata all’esigenza di interventi tempestivi per evitare un’altra ondata dell’epidemia con un ulteriore contenimento ,un’opzione insostenibile in termini economici, sociali e psicologici.
Il dibattito che serpeggia in questi giorni in Calabria è la trasformazione dell’ex Villa Bianca in Centro Covid Regionale per poi farne un istituto specializzato nella ricerca, la diagnosi e la cura delle Malattie infettive.
Il professore Amantea è in prima fila per la realizzazione del piccolo Spallanzani in Calabria.
“Non comprendo i ritardi, i silenzi enigmatici e le inspiegabili prese di posizioni contrarie alla apertura di Villa Bianca come centro Covid e istituto di malattie infettive a carattere interregionale. Si tratta di una struttura completamente indipendente, capace di ospitare oltre i 140 posti letto, e che è già attrezzata con una piccola rianimazione, la possibilità del reparto di Radiologia, compresa la radiologia interventistica, un laboratorio di Microbiologia e varie strumentazioni diagnostiche. Fra l’altro tale edificio si presta benissimo allo scopo e l’adeguamento è realizzabile in tempi brevi, brevissimi. Come tanti anche il presidente dell’Ordine degli architetti di Catanzaro sostiene l’attuazione di Villa Bianca argomentando che la struttura sanitaria si trova in un ambito urbano consolidato, dotato di tutti i servizi territoriali e risulta ben collegata alle principali vie di comunicazione. Il polo ospedaliero è costituito da un complesso autonomo facilmente identificabile e di facile accessibilità con un articolazione funzionale e urbanistica idonea per essere facilmente adeguato alle nuove necessità. La struttura possiede i requisiti di spazi e impianti e zone filtro che consentono la divisione in aree e percorsi capaci di curare i pazienti e salvaguardare gli operatori.
I vari presidi ospedalieri della nostra regione stanno sopportando una collasso ingiustificato e i cittadini affetti da altre patologie evitano di recarsi nei vari nosocomi per paura di contrarre il contagio. Consentire una ripresa graduale e in sicurezza delle normali attività degli ospedali riporterebbe al centro dello stato sociale il diritto alla salute dei cittadini, garantito dalla nostra costituzione.”
Continua il professore Amantea: “Ho coscienza scientifica e morale per contrastare chi invece vuole l’inclusione di una struttura dedicata alle malattie infettive all’interno del Pugliese Ciaccio o del corpo C del Policlinico di Germaneto. Il finanziamento per la realizzazione di una struttura Covid è nelle previsioni del Governo, come ha comunicato il Presidente Conte. Ma perché usare l’Ospedale di Catanzaro con il perseverante e diabolico rischio di contagio di tutti gli operatori sanitari e pazienti o il Corpo C del Policlinico con oltre che 12.000 studenti che vedrebbero un restrizione della vita universitaria all’interno del Campus?
Ciò che stiamo sperimentando, al prezzo della sofferenza inaudita di una parte significativa della popolazione, è il fatto che l’Italia e quindi anche la Calabria dal punto di vista sanitario non ha strutture e risorse pubbliche adeguate a questa epoca e a questa situazione. E’ anche vero che la nostra regione è diventato un “modello” nella gestione della crisi sanitaria causata dal Coronavirus , descritto anche in un articolo del prestigioso quotidiano “ New York Times”. Merito anche del collega Benedetto Caroleo, referente per la regione Calabria delle malattie infettive, che ha saputo gestire l’emergenza con la preziosa collaborazione dei responsabili della “task force” per il coronavirus dell’Aziende sanitarie provinciali del nostro territorio regionale. I numeri sono confortanti, ma non bisogna dimenticare che esiste un altro dato molto significativo , i positivi in quarantena domiciliare obbligatoria.
L’istituzione del Covid Hospital a Villa Bianca garantirebbe pure a loro la tutela del diritto alla salute. Sappiamo che coloro che sono positivi sono messi in quarantena, insieme al loro entourage. Per spiegare l’andamento di un’epidemia è necessario utilizzare la matematica e fissare nella memoria un concetto basilare, facilmente comprensibile anche ai non addetti ai lavori: R0. Il parametro essenziale di una pandemia è R0, il «numero di riproduzione di base», ossia il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto. Finché R0 è maggiore di 1, vale a dire fino a quando un individuo infetto può contagiare più di una persona, il numero di persone infette aumenta in modo esponenziale.
Quindi la “soglia di salvezza” potrebbe scendere se anche per i positivi in quarantena si apre la possibilità di un domicilio in una struttura sanitaria adeguata senza il pericolo di contagiare i conviventi.” Conclude Amantea: “Dobbiamo imparare in fretta la lezione di questa dolorosa primavera. Nei prossimi giorni si terrà un tavolo di concertazione, voluto dal commissario ad acta Saverio Cotticelli, per discutere nuovamente della creazione del centro Covid regionale. Mi auguro che sappiano comprendere la necessità di accelerare la fine della crisi sanitaria, facendo ciò che è possibile e giusto, e dunque proseguendo negli sforzi per schermare e proteggere la popolazione. Per questo sostengo ad oltranza la trasformazione di Villa Bianca in un Covid Hospital regionale che, ultimata l’emergenza, può automaticamente diventare un centro interamente vocato alla prevenzione e alla lotta delle malattie infettive”.