Aria pesante a Rende. Molto pesante nonostante la surreale apparenza. Della serie il Titanic, si balla dentro mentre l’acqua rischia di avanzare nella stiva. Il tempo sta per scadere rispetto all’invio del lavoro della commissione d’accesso Antimafia che dalla prefettura è transitato al ministro degli Interni prima di dover finire in Cdm. Sta per scadere e non è detto che abbia già incontrato in qualche modo l’orientamento proprio del capo del Viminale che non confesserà neanche a se stesso, prima del vertice con gli altri ministri, le sue intenzioni. Il tutto poi per traslare impacchettato dal Capo dello Stato che come è noto non entra mai nel merito di provvedimenti di questa natura, a meno che non si sia fatto a cazzotti con regole base della convivenza democratica.
Ma è alta la tensione, molto alta. Perché chi misura con saggezza la clessidra del tempo che manca giura che è scaduto, o quasi. Segno evidente che qualche decisione importante è maturata o sta per maturare a Roma e a rasserenare il clima complessivo non contribuiscono per niente un paio di (poco) strane coincidenze. Una politica, da prassi istituzionale in forma di ravvedimento. Più o meno all’improvviso l’amministrazione comunale di Rende decide di costituirsi parte civile nel procedimento “Reset”, non lo aveva fatto fin qui. A leggere bene una buona notizia se dovesse buttar male. Aver mantenuto in piedi e senza dimissioni l’amministrazione e con l’attenuante della costituzione di parte civile nel processo per mafia che incalza boss e colletti bianchi il Comune potrebbe guadagnare qualche punto in un eventuale ricorso al Tar contro lo scioglimento per mafia del Comune. L’altro di indizio, che non promette nulla di buono, arriva dalla stringente e più tecnica procedura di regime penitenziario. Anche qui, e più o meno all’improvviso ma solo fino ad un certo punto, una delle ultime albe fresche di giugno consegna Patitucci e D’Ambrosio al regime duro di 41 bis. Tutti e due, Patitucci e D’Ambrosio, indiscussi capi del crimine organizzato a spadroneggiare da e per Rende. In scala di peso specifico differente, ovviamente. E tutti e due legati a doppio filo, manco a dirlo, alle accuse che a più riprese la Dda ha concentrato proprio su Rende nel perimetro illustre dei colletti bianchi, Comune in testa naturalmente.
Si inasprisce il regime carcerario per i boss di Rende perché è complessivamente che si fa più duro il clima nei confronti della città dell’Unical e del viale dritto che porta il nome di chi l’ha disegnata? Non manca poi molto, qualche giorno ancora e il destino di Rende conoscerà in modo più nitido i suoi colori…
I.T.