“La lotta” alla differenziata e Pallaria nel resort dei Vrenna

Nell'ordinanza "Glicine" della Dda di Catanzaro spazio anche per il vecchio e attuale dg della Regione Calabria che secondo gli inquirenti avrebbe agevolato il business del colosso crotonese. Ovviamente non da solo...

Quando differenziare i rifiuti, così da selezionare e perimetrare la raccolta e soprattutto lo smaltimento, non porta grossi affari. E cioè quando il “sacchetto” più indistinto e indifferenziato lo si rintraccia meglio ancora possono crescere le fatture delle discariche.

È questa una delle ipotesi della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Glicine”, l’ultima incursione che prova a far luce sul presunto e consolidato comitato di affari tra politica regnante tra il 2014 e il 2020, alcune imprese legate alla cosca di ‘ndrangheta egemone di Papanice e, ovviamente, la stessa consorteria dei Megna. Ipotesi accusatoria con al centro, come “stazione appaltante”, la Regione Calabria intesa in tutte le sue ramificazioni e con destinazione finale un triplice interesse, compreso quello ovviamente legato al business delle imprese in odor di ‘ndrangheta: l’organizzazione delle clientele per Flora Sculco in consiglio regionale (figlia di Enzo) e la ricandidatura e la rielezione di Mario Oliverio alla presidenza (ricandidatura che però non c’è mai stata).

Al centro, come detto, l’unica “stazione appaltante” possibile e cioè la Regione Calabria e va da sé che dici Crotonese, e dici gruppo Vrenna. Colosso dello smaltimento dei rifiuti.

In un delineato capitolo di accusa si legge nell’ordinanza che l’attuale dg della Regione Calabria, e all’epoca dei fatti contestati dg del dipartimento Presidenza Domenico Pallaria, «ben consapevole della reale situazione in cui versava il sistema di smaltimento dei rifiuti in uno con le caratteristiche degli impianti Tmb (rifiuti solidi urbani non trattati) si attivava per tutelare gli interessi dei gruppi imprenditoriali facenti capo rispettivamente a Vrenna Raffaele e Vrenna Giovanni, peraltro soggiornando gratuitamente presso il resort Praialonga del sopra richiamato Vrenna Raffaele dal 17 al 19 agosto del 2019, concorreva alla stesura della Opgr 246 del 7 settembre la quale – tacendo scientemente le reali ragioni alla situazione emergenziale in corso, segnatamente che per gli impianti Tmb, indicati come ammalorati, erano state indette gare di appalto per il loro riefficentamento, e che gli affidatari erano tenuti alla effettuazione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie, che i suddetti impianti, in assenza di alcuna contestazione da parte della Regione, quale stazione appaltante, effettuavano un pretrattamento, anzicché i previsti trattamenti, che imponevano il recapito della quasi totalità dei Rsu (rifiuti solidi urbani), apparentemente lavorati nei Tmb, nelle discariche (così, oltre ai vantaggi economici per i titolari di quelle private, si determinava il loro esaurimento)». In pratica si arriva, quindi, alla vera e propria «declassificazione della frazione organica raccolta separatamente (rifiuto umido) da alcuni comuni, quali Reggio e Vibo, in modo da poterla miscelare con i Rsu indifferenziati (vanificando la raccolta differenziata e incrementando la percentuale di rifiuti da smaltire in discarica». Così facendo si «autorizzava la riapertura delle discariche pubbliche e private in modo da smaltire gli scarti da lavorazione dei Tmb, i rifiuti solidi urbani non trattati».

E il gioco, secondo l’ipotesi di accusa della Dda di Catanzaro, è fatto. Basta declassare il rifiuto umido e differenziato e smaltirlo miscelandolo all’indifferenziato. Ne vengono fuori “scarti da lavorazione”, e le discariche sono lì per questo. Come quella del gruppo Vrenna. Che ha anche un resort a Praialonga, in portafoglio. A tratti, a metà agosto del 2019, irresistibile…

I.T.