La “cambiale” di Cosenza che non vuole nessuno…

Città unica o città metropolitana? Oltre ai salotti c'è la moneta sonante a fare la differenza. La "prima" pesa per 300 milioni di debiti da spalmare (e condividere) con gli altri municipi, "regalo" della pluriregnanza Occhiuto (Mario). E scatta (l'inevitabile) fuggi fuggi da Rende a Castrolibero. Mentre la "seconda" delle soluzioni si fa strada e guadagna terreno...

Gira sornione ma perentorio come un pallone aerostatico sopra l’intera area urbana di Cosenza. Una specie di drone ma non porta spie dentro, porta pesi sulle spalle. Macigni. Ha base ed ossigeno sopra Palazzi dei bruzi e dentro le case degli (incolpevoli) cosentini ma di tanto in tanto qualcuno vorrebbe si aggirasse dalle filiere di Montalto scalo fino a Donnici passando e lasciando “segni” tra Rende e Castrolibero. Il “vento” del momento lo porta a girare ma trascina “pesi” e nessuno ne vuole sopra la testa di questi tempi.

Dentro il “pallone” non meno di 300 milioni di euro di debiti consolidati (e tecnicamente dissestati) che la pluriregnanza di Mario Occhiuto ha intanto consegnato ai suoi concittadini. E siamo solo alle stime perché il lavoro iperbolico della completa ricognizione del debito (e del “massacro”) è ancora lontana nel senso che è sempre per difetto che si erra in casi del genere. Non meno di 300 milioni di euro di debiti tutti “cosentini” che stanno stampati in rate fisse dentro un piano di riequilibrio che l’amministrazione Caruso ha autografato (per forza) per 20 anni, pena l’interruzione della civiltà nella città di Telesio. Dai servizi minimi a scendere, mica a salire. Ma siamo solo all’inizio perché la “montagna” è tutta da scalare nel mentre il “pallone” con 300 milioni di debiti dentro gira sopra le teste e punta “altrove”. Già, altrove, perché il “vento” dell’altra regnanza, stavolta in Cittadella, soffia verso la città unica Cosenza, Rende e Castrolibero. Carte al cartaro e si mischia il mazzo. Con tanto di pressing politico (e non solo) e referendum sullo sfondo. Città unica e municipio unico. Unico codice fiscale, una partita Iva soltanto da condividere cuore a cuore. Unico presente e unico futuro per Cosenza, Rende e Castrolibero malgrado il passato inavvicinabile. E, soprattutto, il “pallone” pieno di debiti di cui sopra da condividere più o meno allegramente (o disperatamente) tutti insieme. Del resto che sarà mai il debito ultramilionario di Cosenza se vissuto amorevolmente con le tasche anche dei cittadini di Rende e Castrolibero? Siamo, più o meno, all’aggiungi un posto a tavola, al più si è meglio è. L’unione fa la forza nel futuro del metaverso extraurbano. Già, accattivante l’idea. Ma i 300 milioni chi se li accolla? Su quale conto corrente debbono finire? Li spalmano in comode rate per 20 anni anche i cittadini di Rende e Castrolibero? L’organismo che sta liquidando i fornitori a Cosenza dopo il conclamato dissesto del 2019 sta lavorando, chiude partite in transazione ogni giorno ma l’operazione è ben lontana dal dirsi conclusa. Se non siamo alla goccia nel mare poco ci manca. Dopo di che che succede con un municipio unico e nuovo di zecca? Il “liquidatore” chiude la pratica Cosenza e ne apre un’altra con la città nuova? Nasce così un perimetro urbano che prima ancora del taglio del nastro spalma rate a tutti i cittadini e paga i fornitori della “vecchia” Cosenza con i soldi di tutti gli altri fino ai figli e ai nipoti?

A ben vedere la partita, benché a tratti suggestiva, non è semplice. Non è semplice per niente. Non a caso intuita “l’antifona” quel che resta di Castrolibero ha iniziato a mettersi di traverso nel senso che il dominus Orlandino dopo aver dato il suo via libera alla Cittadella (senza fare i conti però con il muso di traverso dei suoi concittadini) ora alza il freno. Per forza. Per non dire di Rende che ha da poco approvato il riequilibrio finanziario e che se poco poco glielo passa anche la Corte dei Conti vai poi a metterti in un municipio tutto nuovo e che parte con il “pallone” (o bidone) lasciato da Mario Occhiuto.

Col cielo sereno si “ammira” ancora di più. Non meno di 300 milioni di debiti consolidati (e fin qui solo stimati) che si aggirano sopra tutta l’area urbana e che prendono ossigeno da palazzo dei Bruzi.

Una vera e propria “cambiale” che non vuole nessuno. “Cambiale” controversa, persino paradossale. Nel 2013 era “soltanto” di 120 milioni. Viene approvato il predissesto a Cosenza e un primo piano di riequilibrio di pari importo. Negli anni transitano da quelle parti più o meno 120 milioni come fondo di anticipazione cassa per pagare i fornitori, le fatture. Ma anche fondi concessi da una legge speciale del ministero dell’Interno proprio per i Comuni in difficoltà. Ma il debito non solo non decresce, aumenta. Aumenta addirittura di 23 milioni nel biennio 2020/2021 che è poi l’ultimo di fatto della seconda regnanza Mario Occhiuto a dissesto conclamato.

Dai 120 milioni del 2013 si passa ai non meno di 300 stimati attualmente e consolidati dal dissesto del 2019. Una specie di miracolo ma tant’è.

Città unica (e cambiale unica) o tuttalpiù città metropolitana?

Franz Caruso è “la seconda” che pare preferire. Nelle prossime ore dovrebbe darne maggiore contezza anche alla stampa. In condivisione nel perimetro urbano ci vanno intanto i trasporti, i servizi imperimetrabili, la forniture idriche e di raccolta di rifiuti in prospettiva. Ci va in sostanza il vivere quotidiano e che fa la differenza perché di fatto, e lo si è sempre detto del resto, nel divenire giornaliero è da sempre una città unica dalla fontana di Giugno al Cancello Magdalone. Un progetto di area metropolitana (non inedito) che dovrebbe investire sul futuro sostenibile più che su di un passato inguardabile. Ma ognuno, evidentemente, da “casa sua”. Col suo retaggio. Il suo passato, il suo orgoglio. Le sue tradizioni e le sue origini. Il suo valore aggiunto. Ognuno dignitosamente col suo municipio. E con i suoi debiti…

I.T.