I misteri del naufragio (e quelle 24 ore in attesa dei soccorsi…)

Telefonate e avvistamenti, motovedette che rientrano. Il procuratore di Crotone: «Ricostruiremo anche la catena dei soccorsi, mai chiesto aiuto dal barcone». Piantedosi: chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti, fatto tutto il possibile. I corpi ritrovati senza vita salgono a 64. 3 gli scafisti piantonati. Occhiuto: le Ong? Magari ci fossero a presidiare la rotta turca che è abbandonata...

L’avvistamento, le motovedette che rientrano e le telefonate. Più o meno 24 ore di misteri prima della strage. Troppe, le ore, per la disperata attesa di soccorsi mai arrivati. In principio un avvistamento da parte di un aereo di Frontex, almeno quattro telefonate partite dal barcone nel mare in tempesta nelle ore precedenti lo schianto a cento metri dalla spiaggia di Cutro. E la domanda: come è possibile che nessuno sia riuscito ad individuare e raggiungere quel barcone stracarico di migranti?
Per iniziare a ricostruire la strage consumatasi su una spiaggia di Steccato di Cutro bisogna partire dall’allarme di sabato sera, quando l’aereo Eagle1 di Frontex individua la barca a 40 miglia dalle coste calabresi, anche se il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura ha rivelato come un primo alert fosse stato lanciato ben 16 ore prima dell’incidente senza indicare la posizione del barchino caricato di migranti. Sabato sera l’intervento è affidato alla Guardia di finanza, che cerca di raggiungere l’imbarcazione con uno scafo veloce V.5006 della sezione navale di Crotone e il pattugliatore Barbarisi del gruppo aeronavale di Taranto. Condizioni del mare “difficili”, ha scritto il Roan di Vibo Valentia, che hanno portato alla “impossibilità” di “proseguire” in sicurezza. Le due imbarcazioni fanno così rientro a terra al termine di un’operazione che non è ancora chiaro se sia stata di law enforcement per traffici illegali o di search and rescue. A che ora viene gettata la spugna della ricerca in altura? La stessa Guardia di finanza ha spiegato che è poi stato “attivato il dispositivo di ricerca a terra” seguendo le “direttrici di probabile sbarco” con “ricerche lungo la costa”.
Solo che l’imbarcazione non arriverà mai a toccare terra, schiantandosi ore dopo contro una secca a circa 150 metri dalla riva. C’erano imbarcazioni della Guardia costiera in navigazione sotto costa per pattugliare i possibili punti di sbarco? O le motovedette si sono mosse solo dopo il ritrovamento dei resti del barcone? Un tassello lo ha aggiunto un pescatore, Antonio Grazioso: «Alle sei meno venti ho ricevuto una telefonata della Guardia costiera di Crotone che mi chiedeva di recarmi nella zona del fiume Tacina perché c’era una barca in avaria per andare a vedere cosa stava accadendo. C’era una strage, appena sono arrivato sulla spiaggia nelle onde avvistavi i cadaveri». In quel momento quindi la Guardia costiera non aveva ancora mezzi in zona? Il vento di Scirocco aveva gonfiato il mare fino a forza 7, una situazione certamente proibitiva. Tecnicamente alcune classi di unità navali a disposizione della Guardia costiera – la 300 e la 800 – sono catalogate come “ogni tempo”, cioè in grado di navigare anche in condizioni estreme. Nel caso di uscita, spetta in ogni caso agli operatori che si trovano in mare scegliere il da farsi.
In quel momento, sulla scorta dell’avvistamento della serata precedente e dopo il tentativo fallito della Guardia di finanza, c’erano unità in acqua sotto costa alla ricerca della barca dei migranti? «Stiamo anche vedendo di ricostruire la catena dei soccorsi ma non ci sono indagini su questo. Stiamo ricostruendo tutti i passaggi dall’avvistamento in poi per ricostruire cosa è stato fatto e confrontarlo con quello che si doveva fare che sembra sia stato fatto», ha spiegato il procuratore Capoccia sottolineando che «qui mancano uomini e mezzi delle Forze dell’ordine» e il governo «dovrebbe capire che sarebbe necessario impostare in modo diverso le strutture». Il capo degli inquirenti ha anche sottolineato quella che ha definito una “stranezza”: «Dalla barca non è mai partita una richiesta di soccorso», sottolineando solo una “strana triangolazione” che ha portato al primo alert a 16 ore dalla tragedia. «Ma dalla barca – ha rimarcato – non hanno chiesto aiuto come succede sempre non appena arrivano in prossimità della costa».
«Non c’è alcun legame tra le nuove regole e il possibile aumento di morti in mare. Nella rotta presidiata dalle Ong non si è verificato alcun evento che non sia stato adeguatamente fronteggiato da Capitaneria e Guardia di finanza». A parlare, in una lunga intervista rilasciata al “CorSera”, è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi intervenuto pe rispondere alle polemiche nate dopo le sue parole sulla strage di migranti di Steccato di Cutro. «Chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli, devono essere politiche responsabili e solidali degli Stati ad offrire la via di uscita al loro dramma», aggiunge Piantedosi che poi sostiene «occorre occuparci concretamente della disperazione delle persone, e non a chiacchiere, così anche da evitare simili naufragi, ci siamo mossi sin dal nostro insediamento intensificando i corridoi umanitari con numeri (617 persone) che mai si erano registrati in un così breve lasso di tempo. In soli due mesi abbiamo anche approvato il decreto flussi che consentirà l’ingresso regolare di 83.000 persone»
Il titolare del Viminale ha poi respinto l’accusa di presunti ritardi nell’intervento in mare per soccorrere l’imbarcazione in difficoltà. «Non c’è stato alcun ritardo. Ho presieduto la riunione a Crotone e so che sono stati fatti tutti gli sforzi possibili in condizioni del mare assolutamente proibitive. Per questo voglio ringraziare il personale che, mettendo a rischio la propria vita, interviene quotidianamente per salvare i migranti in difficoltà su barchini alla deriva e che navigano in condizioni di grave pericolo. È estremamente offensivo an che solo adombrare che abbiano derogato agli obblighi e alla innata vocazione». Intanto, è salito a 64 il numero dei morti della tragedia consumatasi nel tratto di mare antistante Steccato di Cutro. Sono 3 invece i presunti scafisti tenuti a “bada” nel Cara di Isola, piantonati. Oggi l’apertura della camera ardente e i funerali delle vittime del naufragio. Del disastro, dell’olocausto nello Jonio crotonese. Che viene di rimpetto e come primo approdo continentale alla cosiddetta (e sottovalutata) rotta turca. Costa di più, fa un giro più largo, ma è zona franca e con pochissimi controlli. «L’Europa ci abbandona» sentenzia il presidente della Regione Occhiuto in una intervista a “La Stampa”. La rotta turca è senza presidio, incalza. Le Ong? Servono eccome, magari ci fossero (almeno loro) a presidiare questa rotta. Ma non se ne vede traccia…

I.T.