Quando arriva Antonello Graziano nella stanza c’è ancora qualche effetto personale di La Regina. Scatoloni no, ma il profumo può darsi. È quella fase ibrida e “al volo” dove per poco non ci si incrocia sulla porta, tra chi va e chi viene. Tra chi è “spostato” e chi è “mandato”.
Ma bisogna fare in fretta, l’Asp di Cosenza è quotidianamente una polveriera e la stanza del commissario è il “regno”. Sotto fa caldo, ci sono i dipendenti della clinica Santa Lucia a presidiare le scale e il portone. Si protesta perché l’Asp non acquista più le prestazioni Apa/Pac, cataratte per la gran parte, il prodotto di casa, e fatto bene, della Santa Lucia. Che non è accreditata e non ha contratto da un paio d’anni ma l’ambizione è andare per proroga, per presa d’atto. Con La Regina dentro la stanza la musica non è buona per la Santa Lucia, l’ex commissario non se la sente di “sfidare” la legge acquistando prestazioni da una casa di cura che da qualche anno non è più casa di cura ma solo ambulatorio.
La Regina però è in partenza, destinazione Mater Domini di Catanzaro. Il modo migliore per “spostare” con dorata e comoda promozione un commissario eccessivamente “pignolo”. Ma non è che per lo stesso motivo, più o meno, qualche tempo fa è stata fatta fuori (spostata dalla Spedalità) probabilmente la più valida delle dirigenti Asp? Chissà, il rischio ci sta tutto. Fatale ancora una volta la clinica (che non è clinica) con le sue cataratte che dovrebbero essere solo ambulatoriali salvo acchiappare il budget delle prestazioni con ricovero? Impossibile stabilirlo ma tant’è, questione di ore e arriva Antonello Graziano nella “stanza”, il nuovo commissario dell’Asp di Cosenza. C’è ancora il profumo di La Regina nella stanza ma il primo tra i provvedimenti del nuovo commissario è quello di riaccendere i “motori” della Santa Lucia e delle sue prestazioni in versione proroga, senza accreditamento e senza contratto. Si ricomincia proprio da dove La Regina non voleva cominciare. Il primo atto (non atto) di Graziano è una presa d’atto, palla al centro e subito inizio della partita che ovviamente non è solo la sua.
E dire che il profilo tecnico e giuridico della vicenda Santa Lucia tutto sommato non è complesso, oltreché noto agli addetti ai lavori e persino denso di attualità (notizie di stampa riferiscono di acquisizione di atti e documenti in materia da parte della Guardia di finanza).
Con il Dca 64 del 2016 si riorganizzano le reti assistenziali ma è con il Dca 62 del 27 febbraio 2018 che si mette mano alla “pratica” con la “Autorizzazione provvisoria alla Trasformazione/Riconversione delle attività accreditate- Casa di Cura S.Lucia con Sede nel Comune di Cosenza”. Attenzione alle parole. Autorizzazione provvisoria in attesa della riconversione. Due mesi dopo ecco l’integrazione con l’inserimento erogazione APA/PAC (le cataratte). Ma sempre in attesa di riconversione sicché si va di proroga in proroga.
Il Dca 82 del 2019 però alza il freno a mano. Occorre “Stabilire che tutte le Strutture Sanitarie private di ricovero per acuti, già accreditate per l’attività di degenza, potranno continuare ad erogare, in regime di chirurgia ambulatoriale complessa, le prestazioni APA limitatamente alle discipline chirurgiche e posti letto per le quali risultano già accreditate”.
Ragion per cui “sono revocati in regime di autotutela tutti i precedenti DCA relativamente alla parte in cui è stato stabilito l’accreditamento provvisorio e definitivo post riconversione/ trasformazione di “prestazioni di specialistica ambulatoriale necessarie alla erogazione di prestazioni APA/ PAC già precedentemente erogate e nei limiti dei contratti purché siano stati mantenuti i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi specifici tenuto conto del fatto che tali requisiti sono stati definiti con l’adozione del presente provvedimento”.
È il punto di non ritorno, o almeno dovrebbe essere così. Viene concessa, in attesa di una riconversione, una ulteriore proroga fino al 31 luglio del 2019 e per un massimo del 50% del budget assegnato. Le proroghe che si sono succedute fino al DCA 11 del 24 /02/2022 e richiamate “nel medesimo DCA fanno riferimento al DCA 82 del 2019 e, pertanto, applicabili alle Strutture sanitarie di ricovero”.
Proprio quello che non è la struttura Santa Lucia che “con il DCA 62 del 2018 integrato dal DCA 82 del 2018, ha perso lo status di Struttura di Ricovero rientrando, per effetto della riconversione /trasformazione prevista nel DCA 64/2016, fra le Strutture di assistenza specialistica”.
“La proroga, concessa alle strutture di ricovero, si basa anche sulla verifica del mantenimento dei requisiti che, obbligatoriamente, va eseguita prima della stipula, annuale, dei contratti di acquisto prestazioni”.
La “notte” della Santa Lucia. A cui non viene più concessa nessuna proroga senza il mantenimento dei requisiti che non ha più, i ricoveri. «Ha perso lo status di struttura di ricovero» recita il Dca 82 del 2018. Ma di anno in anno c’è sempre “qualcuno” che spinge per far finta che si possa andare avanti lo stesso come fosse una casa di ricovero a tutti gli effetti. Chi si mette di traverso, magari “innamorato” della legalità, viene spostato o trasferito. In casi estremi arriva persino un nuovo commissario. Ma a questo punto, sono corretti i pagamenti effettuati alla Santa Lucia dopo la perdita dello status di casa di cura (Dca 82 del 2018)? E chi pagherà i danni che certamente la casa di cura chiederà per il blocco 2020 e 2021?
Vicenda complicata. E se proprio butta male si può sempre far partita pari con la vicenda delle Terme Luigiane, la Regione aveva offerto 14 milioni salvo ripiegare su 7,9 (l’affare si sta per chiudere). Poco male a pensarci bene. Dentro la Santa Lucia circuiti parentali della stessa proprietà (ormai quasi ex) delle Terme Luigiane. Della serie, è la somma che fa il totale…
I.T.