«La Calabria si libera solo così: mandando a casa chi l’ha distrutta».
Inizia con questo incipit un post di Amalia Bruni (naturalmente congegnato dal suo staff di comunicazione) nel quale iconograficamente si mixano in un’unica foto Spirlì, Salvini, Occhiuto, de Magistris e Oliverio. Identificando più o meno simbolicamente, almeno questo l’obiettivo del marketing, un calderone indistinto di cui ci si può liberare con un solo voto e in solo modo, scegliendo ovviamente lei, Bruni, e il “nuovo” che sulla carta dovrebbe rappresentare e portarsi appresso.
Il post non a caso prosegue incitando a «mandare a casa chi in decenni di mala politica non solo non ha risolto niente, ma anche peggiorato le cose. Allontanando chi vede la nostra terra soltanto come un’occasione per trovare una poltrona comoda su cui sedersi. Mettiamoci un punto a quella politica – questo l’accorato appello di Bruni -. Definitivo, totale. Possiamo mandarli a casa tutti in una sola volta». Amen.
Sicché però ad un certo punto la “cosa”, cioè il post, piuttosto che far rumore e lasciare il segno dalle parti di Occhiuto e Spirlì ha iniziato a ripiegare in curva rientrando alla grande solo nel ventre del Pd. Come boomerang, o ennesima passata di sale sulla ferita sempre sanguinante. Perché nella foto del disastro del passato, secondo Bruni e il suo staff, c’è anche Mario Oliverio che non ha proprio smesso di ancorare il suo retaggio esattamente nel principale partito che sostiene Bruni, e cioè il Pd. E sui social la “cosa”, in piena forma boomerang, ha fatto da “saliera”.
Giuseppe Dell’Aquila, componente la federazione provinciale del Pd di Crotone (oggi commissariata da Graziano) chiede al Pd «di rivolgersi all’organizzazione della campagna elettorale di Bruni invitandoli a modificare quel manifesto anche per rispetto di chi è rimasto a lottare seppur in disaccordo con le scelte fatte negli ultimi anni. Mario Oliverio non è un nemico della Calabria, ha una storia invidiabile e sempre a sinistra, per questa terra ha fatto tanto e da presidente ha portato a casa enormi risultati. Nessuno può permettersi di paragonarlo ai soggetti presenti in quella foto. Ci sarà tempo e modo per capire da quale parte sta la verità della spaccatura a sinistra ma non bisogna mai perderla completamente la bussola…».
Un po’ prima di Dell’Aquila è stato il turno di Luigi Giglielmelli dire la sua, ex segretario provinciale della federazione di Cosenza (commissariata anche questa, da Graziano) da sempre molto vicino alle posizioni politiche di Nicola Adamo e Enza Bruno Bossio. «Io sto affrontando questa campagna elettorale con serenità e decisione – scrive Guglielmelli -. Serenità perché penso che abbiamo la ragione della politica al nostro fianco e decisione perché non mi sto risparmiando, ovviamente nel limite delle mie piccole forze. Però così come affermo con forza la mia adesione al progetto di Amalia Bruni non posso che suggerirle di correggere chi si occupa di comunicazione: 1) non abbiamo nemici ma avversari; 2) il governo Oliverio ha aiutato e non poco la Calabria…».
Hai capito il “miracolo al contrario” del post di Amalia Bruni? Il sale tutto dritto in fondo a sinistra, e dove sennò. E i post di Dell’Aquila e Guglielmelli sono solo tra quelli politicamente più identitari e “politici”, diciamo con una storia dietro. Perché a dirla tutta ve ne sono anche altri tutti di “pancia”, griffati da nomi poco riconoscibili ma non per questo non degni di nota, a testimonianza del social che s’è acceso nel pomeriggio del post.
Ve ne è uno in particolare che recita più o meno così: ma come fa Bruni a incitare i calabresi a cancellare tutto il passato con un voto solo quando nelle sue liste, le liste Pd, ci sono cognomi come Iacucci, Bevacqua, Irto?
I.T.