«Questo governo è ormai superato, saranno rivisti gli equilibri…»

    Il senatore renziano Ernesto Magorno considera sostanzialmente al capolinea il “Conte 2”, «per questioni di fondo e non per poltrone». «Il centrosinistra calabrese? In un binario morto, il Pd vuole esercitare leadership ma di fatto lo tiene in ostaggio». «Sulla vicenda Oliverio non cambio idea, bocciatura politica per lui, la magistratura non deve essere mai messa in discussione»

    Senatore Magorno, ma che sta succedendo a Roma? E che succederà nelle prossime ore?
    «Siamo in una fase cruciale e delicata, è evidente che ci sia bisogno di un cambio di passo e di un diverso metodo di gestione dei grandi temi che animano l’agenda politica nazionale. In questa settimana, si avranno confronti importanti e ci aspettiamo risposte all’altezza della fase storica che stiamo vivendo».

    Ma si può sapere cosa vuole davvero Renzi? Oppure non è da solo in questo braccio di ferro con Conte? Cosa c’è di sotto?
    «Il mio pensiero è che questo quadro di governo sia ormai superato e sia necessaria una rivisitazione di equilibri, partecipazioni e contributi. La condizione di emergenza nella quale siamo immersi richiede uno sforzo più largo e corale che affronti unitariamente il quadro che ci troviamo davanti, e non visioni e approcci di parte».

    Renzi dice che non si potrà mai tornare al voto in questa fase eppure Zingaretti e Delrio non la pensano così, almeno formalmente. Come se il leader di Iv potesse tirare la corda tanto non si spezza né si può spezzare, ora come ora. E quindi tutto può diventare un pretesto, a meno che non ci dirà che inserire il ponte sullo Stretto nel Recovery è proprio essenziale…
    «Il Recovery plan è uno strumento di grande respiro attorno al quale è possibile declinare il futuro prossimo dell’intero Paese. Il punto non è il ponte sullo Stretto o qualche altra e singola opera ma la visione che attraverso il Recovery si vuole realizzare. Rispetto a questo, c’è bisogno dell’apporto dei più e non di pochi. Qui ci giochiamo una delle più grandi partite di tutti i tempi: riforma della pubblica amministrazione e delle politiche fiscali, questione meridionale, sfida digitale, nuove competenze e welfare. Come vede sono temi che appartengono alla vita del Paese e in quanto tali meritano una discussione responsabile, che si nutra delle competenze maggioritarie. Se valesse un ragionamento di comodo, Renzi potrebbe serenamente proseguire in questa esperienza di governo. Ma non è la comodità il parametro di giudizio di Italia viva, bensì il bene collettivo e diffuso di tutto il sistema Italia».

    Eppur si vota in Calabria, o si dovrebbe votare ad aprile (ma ci credono in pochi). Che farà Italia viva? Lei che apporto darà?
    «Come detto e chiarito in più occasioni, Italia viva si spenderà per dare un contributo di innovazione e di rilancio al futuro della Calabria, che sta vivendo la pandemia come un’ennesima ferita alla propria storia di fragilità e debolezze. Siamo e saremo in campo sebbene registri ormai da tempo uno stanco trascinarsi delle trattative, una discussione priva di reali prospettive e, soprattutto, sganciata da una reale consapevolezza della fase emergenziale che stiamo vivendo in Calabria. Il Pd da una parte rivendica leadership e una condizione di comando e guida della coalizione, dall’altra parte non riesce a formulare proposte chiare sia sui contenuti che nei nomi. Al momento, ci ritroviamo su un binario morto: mi auguro che si esca presto e bene da questo pantano».

    Sulla vicenda Oliverio lei ha già detto che è un problema del Pd. È sicuro che è solo del Pd? A quanto pare l’ex governatore attende una riabilitazione e soprattutto mette in scena una specie di errore giudiziario ai suoi danni e magari non involontario, a tradurre alcuni suoi pensieri. È una vicenda questa che merita di mettere in discussione la magistratura calabrese?
    «Non mi porrò mai nella schiera di coloro che mettono in discussione un potere dello Stato, è un esercizio pericoloso che non porta nulla di buono. Sono per formazione abituato a stare alle cose, per cui – su Oliverio – sono ben felice che sia stato assolto ma dal canto mio non ho mai usato le vicende giudiziarie nelle valutazioni politiche. E sulla sua esperienza di governo regionale targato Oliverio le mie critiche sono sempre state solo di merito e dunque non mutano nemmeno ora…».

    d.m.