La “sponda” (involontaria?) di Spirlì per de Magistris

Il sindaco di Napoli inizia a disegnare sul serio la possibilità di una sua candidatura alla presidenza della Regione, «se c'è rivoluzione io ci sono, è la mia seconda terra». Ma il voto in primavera è l'unica strada per non "perdere" subito Napoli e il rinvio del voto per Covid diventa un assist. Decisiva la probabile zona rossa che la Calabria rischia subito dopo le feste

«Se c’è la volontà di mettere in atto un passaggio rivoluzionario questo merita la massima e attenzione e, per quanto mi riguarda, per quello che posso fare darò sicuramente il mio contributo da uomo di giustizia. Dopo Napoli la Calabria è la mia seconda terra…». Due violini e la serenata è fatta tra Gigi de Magistris e la Calabria da ri-conquistare, il primo round da procuratore a Catanzaro è troppo lungo da riassumere senza rischiare querele stratificate. Anche perché il presente corre e «in me prevale sempre il sentimento dell’amore, la Calabria è una terra stupenda, mia moglie è calabrese non dimenticatelo questo» incalza il sindaco di Napoli. La “cosa” insomma prende forma e il diretto interessato non solo non nega più ma va persino delineandone i confini sentimentali. E come tutte le “commedie” passionali c’è sempre poi un “complice”, più o meno consapevole e più o meno inconsapevole, che dà una mano al compimento della trama. E se de Magistris può ancora pindaricamente “volare” sulle sorti suggestive di Calabria lo deve solo e soltanto al voto del 14 febbraio che non c’è più. Se si fossero aperte le urne in pieno inverno il sindaco di Napoli avrebbe già dovuto, a questo punto, congedarsi da sindaco di Napoli con tutto quello che ne consegue dal momento che non pare siano risolti tutti i problemi interni alla maggioranza su questioni di bilancio. E non è tutto perché de Magistris forzatamente ora in campo, ora a prendere una decisione e a formulare una scelta, avrebbe comportato poi la perdita del principale strumento che ha in mano l’ex pm e sindaco di Napoli. Quello “dell’ostacolo” sotto il Vesuvio, dove né Fico né soprattutto Zingaretti lo vogliono più. Ma finché si rimane in sella, da sindaco, il gioco resta in prima fila ma se costretto a scegliere adesso de Magistris difficilmente avrebbe optato per l’abbandono del Comune di Napoli. Come “piattaforma” logistica di scambio politico è piazza troppo importante da perdere subito anche perché la partita nel centrosinistra di Calabria è tutt’altro che chiusa. Voto quindi più tardi possibile, a maggio meglio ancora per il progetto della “cosa” di de Magistris che poi è anche il progetto di Zingaretti, di Oddati e di riflesso (forse anche suo malgrado) anche di Stefano Graziano. Ma se Spirlì non avesse rinviato la palla delle urne in calcio d’angolo la suggestione di “Gigi” sarebbe finita qui e non per questo si può dire però che l’allontanamento del voto sia da considerare atto scriteriato. Tutt’altro, al contrario, a giudicare dal contagio Covid in crescita in Calabria e dall’indice Rt (unito alla percentuale alta di positivi su tamponi) che colloca in pole position la regione tra quelle in zona rossa al termine delle feste. Al più arancione ma tendente all’arancione scuro. Questo per dire che la pandemia è in pieno divenire conterraneo e che non tanto l’esercizio libero del voto quanto quello dello svolgimento spensierato della campagna elettorale non avrebbero trovato facile “asilo” da queste parti. Spirlì insomma ha fatto il (saggio) presidente facente funzioni e al massimo gli si può addebitare il fatto che è stato sempre lui a scegliere la prematura data del 14 febbraio ma tra la prima e le seconde delle considerazioni si infila per forza il retroscena politico che segue tutt’altre strade rispetto alla curva pandemica (che comunque non è mai secondaria). E più d’uno è pronto a giurare che non solo all’ultimo piano della Cittadella Spirlì ci abbia preso gusto e adrenalina a starci il più possibile quanto, cosa ben più “sostanziosa”, la Lega sarebbe pronta a prescindere da lui per il prossimo voto, in qualsiasi forma o sostanza l’attuale facente funzioni avesse in mente di parteciparvi. Della serie, grazie di tutto e ognuno però per la sua strada. Evidentemente “orfano” del Carroccio, se questa maldicenza dovesse essere vera in qualche misura, Spirlì avrebbe trovato sostanzialmente un centrodestra interessato solo a disfarsi e al più presto del suo operato (e del suo futuro). E tra le urne fissate per il 14 febbraio e quelle rinviate “d’imperio” proprio Spirlì avrebbe realizzato il trappolone degli alleati e perché no, anche l’ingratitudine. Da qui l’idea (anche folle, come a de Magistris piace definire la sua) di non uscire comunque di scena senza sperimentare un domani, una lista in qualche modo civica e illuminata capace di pescare a destra come a manca. Altre suggestioni, quindi. Come ama definire le sue de Magistris, per esempio. E ironia della sorte anche a Spirlì, come a de Magistris, può tornare utile solo il rinvio più lontano possibile del voto, ovviamente se fosse verosimile lo scenario.
Ma è chiaro che tutto, ma proprio tutto, passa e deve passare dal (tragico) incremento dei casi Covid in Calabria altrimenti, più o meno fatalmente, il progetto del robusto rinvio diventa debole. Indice Rt che è effettivamente in forte crescita e qui nei prossimi giorni si gioca un’altra sfida all’interno della Cittadella, a proposito di dati pandemici. Fino a fine novembre i numeri inviati da Belcastro sono stati considerati inqualificabili dai tecnici del ministero e del governo, “spazzatura”. Poi le cose si sono allineate e qualcuno ha persino azzardato troppo allineate, e troppo in fretta (non illogico che poi più d’uno abbia pensato addirittura a tarocchi). Fino alla riconquista della zona gialla. Oggi però, del tutto fatalmente, proprio se dovesse tornare un “giallo” paglierino sarebbe il peggior alleato del voto a maggio che poi è quello che vuole tutto il centrosinistra e pezzi non trascurabili del centrodestra (oltre a Spirlì ovviamente). E “giallo” di Calabria che cancellerebbe del tutto le suggestioni di de Magistris che tra un voto a metà febbraio e uno a metà marzo non ci guadagna nulla. Per stare in campo su più fronti il sindaco di Napoli fa il tifo per il voto a maggio in Calabria. Altrimenti la «terra straordinaria», la sua «seconda terra» è costretto a salutarla ancora una volta. Sarebbe la seconda, «la prima volta sono rimasto profondamente ferito». È in una specie di clima da confessionale che de Magistris parla di Calabria da remoto nel corso di un incontro organizzato in videoconferenza dal gruppo «Confronti a 5 stelle per il Sud» e dal «Movimento La Strada», vicini a M5s. «La Calabria è una terra che ha bisogno di un grande processo di emancipazione e di non affidarsi a qualcuno che venga calato dall’alto, ma di emanciparsi con le proprie forze, creando le giuste connessioni». «Bisogna spezzare quel legame tra mafia, politica e istituzioni – prosegue – e stare molto attenti, perché all’interno degli apparati di potere della Calabria il sistema delle massomafie nella legalità formale intrisa di compromesso è fortissimo». Si rivolge quindi ai calabresi: «Vi vogliono tenere al guinzaglio – dice – quel guinzaglio va rotto con un’operazione rivoluzionaria, che non significa però sbandamento o incapacità. Rottura del sistema significa affidarsi a una nuova classe dirigente, che abbia la capacità di governo e che sappia dove mettere le mani. Il segreto principale è affidarsi a un processo democratico che viene dal basso – conclude – affidandosi a persone libere che non hanno prezzo. Mettere insieme reti civiche, associazioni, movimenti. La Calabria può diventare grande laboratorio».
Già, un grande laboratorio. E anche una splendida “camera di compensazione”, più o meno per tutti. A patto però che il Covid continui a fare la sua parte…

I.T.