La partita saggia di Spirlì (e le scuole che difficilmente apriranno…)

Il presidente facente funzioni sposa la linea della prudenza anche usando metafore e "avvertimenti" inequivocabili. Smarcandosi dalla linea del recente passato e allineandosi a quella che è poi valsa il rinvio delle elezioni «il governo ci ha detto che la situazione pandemica è in peggioramento»

C’era una volta, semmai c’è stato per davvero, Nino Spirlì avanti tutta contro il Covid ma soprattutto contro l’ossessione da Covid. Non è mai stato sfiorato neppure lontanamente dalla strategia del negazionismo di base che ha ispiratro mesi e mesi di regnanza nazionale del Carroccio, sia ben chiaro. La sua formazione culturale non glielo avrebbe consentito, del resto. Eppure per settimane Spirlì, magari anche suo malgrado, era riuscito a fornire una impressione pandemica vista dalla Cittadella di sostanziale sollievo e leggerezza. Di controllo della situazione più irrazionale e goliardico che lucido e sveglio. Erano quelle le settimane, per intenderci, di Tonino Belcastro (responsabile Covid per la Regione) che con gli ospedali senza più capienza spalmava serenità e autocontrollo, prefigurando un affanno che non ci sarebbe mai stato e un Natale in progress più sereno. Per i più inguaribili dei retroscenisti, e delle malelingue, erano anche quelle le settimane in cui dietro i dati di Calabria (accolti da Roma come “inqualificabili”) si sarebbe potuta trincerare una colossale operazione “tarocco” per evitare o uscire al più presto dalla zona rossa ma va da sé che la stagione ora è del tutto cambiata. Vera o falsa o falsamente rappresentata che sia stata quella precedente. Cambiata di colpo e nettamente. Tonino Belcastro dalle telecamere di Buongiorno Regione della Tgr Rai si dice molto preoccupato ora dei contagi in crescita e delle feste passate in contaminazione dentro le case. Dice di più per la verità, Belcastro. E cioè che secondo lui bisognerebbe stare così accorti ora da non consentire l’apertura delle scuole. Tanto per cominciare.
Già, le scuole. Incrocio a semaforo lampeggiante della seconda stagione della Cittadella alle prese con il Covid. Quella della prudenza e della saggezza. Naturale corollario di un’altra mutazione più o meno genetica che ha portato Spirlì prima a indire le elezioni regionali per il 14 febbraio e poi a rinviarle all’11 di aprile. Per una ragione molto ma molto semplice, oltreché razionale. C’è il Covid, che peraltro non se n’è mai andato. E c’è a tal punto in Calabria da preoccupare su scala nazionale con il suo indice Rt a 1,06 che è il più alto d’Italia, assieme a Liguria e Veneto. E con questo Rt non solo non si possono aprire urne ma nemmeno, figurarsi, campagne elettorali. E se si rinviano le elezioni per il rischio pandemico come si faranno ad aprire le scuole?
Attorno a questo architrave ruota tutta la nuova (e saggia) strategia di Nino Spirlì. Che ora affronta a viso aperto il governo e soprattutto il ministro Azzollina, «venga lei a dirci come dobbiamo fare per non rischiare nulla». Spirlì sa bene che sull’apertura o meno delle scuole giovedì si gioca più o meno tutto, o quasi. E a metà tra dialogo in macchina e diretta facebook usa tutte le velenose metafore e gli “avvertimenti” di cui la sua formazione non ne è sprovvista di certo. Dosando le parole, e i concetti, anche giuridici…
«Se non ci saranno pericoli per i nostri ragazzi la scuola riprenderà in presenza al 50%, e non al 75% come avrebbe preteso la ministra Lucia Azzolina che non ha niente da pretendere…». Anche perché, mette insieme Spirlì, se la ministra dice di aprire come fa poi il resto del governo a spaventarci? Con quali argomenti? «Abbiamo ricevuto – dice Spirlì – un parere indiretto, riferito dal governo ieri sera, che ci dice che la situazione pandemica è in peggioramento. E questa è una cosa che davvero non ci piace. Ora, se abbiamo rinviato le elezioni per evitare assembramenti perché sono un pericolo, a maggior ragione dobbiamo essere messi nella condizione di decidere se le scuole siano in grado o meno di garantire l’assoluta tutela della salute dei nostri ragazzi. Fino ad ora non mi sono mai tirato indietro ma adesso anche altri lo devono fare»». Ed eccolo il punto chiave. Della serie, io ho fatto un passo indietro (sul voto) perché probabilmente anche indotto da pressing governativi e ora agite e comportatevi di conseguenza, lasciateci decidere sulle scuole.
Dopo di che passa alla strategia d’attacco, Spirlì. E al piano b. «Chiederemo per questo alle autorità scolastiche di darci non il loro parere ma l’assoluta assicurazione che nessun ragazzo, bambino, infante si contagerà a scuola o nel tragitto per giungere da casa o fare rientro». Due notizie nello stesso passaggio, nella stessa esegesi. La prima in verità non è proprio una notizia, ma una specie di “avvertimento”. Non ci basterà un parere delle autorità scolastiche ma di una presa di responsabilità. Detta in altri termini se qualcuno si ammala pagate voi, e non solo in termini morali. L’altra è sì una notizia e cioè che Spirlì non tiene mai fuori dal suo calderone le scuole inferiori, anche loro a rischio se riaprono, «ragazzo, bambino, infante». Nessuno si deve ammalare e venga Azzolina a dirci come fare e di riflesso le autorità scolastiche se ne assumano giuridicamente la responsabilità. E fa un esempio pratico, oltreché impraticabile nell’immediato. Ci tenete tanto ad aprire ad ogni costo? Bene, sia garantito «il ricambio dell’aria in ogni aula con appositi impianti, la sanificazione degli istituti e un sistema di trasporti organizzato». Come chiedere a un meterorite di diventare la luna. «Perché la scuola è più che importante – dice ancora – e sono il primo a dirlo ma devono crescere e quindi vivere. Prima vivi e poi leggi il libro, perché il libro dentro la bara non serve a nessuno». Consumate le allusioni, le metafore, le richieste impossibili e persino gli “avvertimenti” Spirlì passa poi alle conclusioni, e al probabile incasso.
«Mi auguro che i ragazzi possano proseguire la loro formazione in presenza – ha detto ancora Spirlì – ma è inderogabile pensare alla loro tutela. La scelta la faremo tutti assieme ma ci dovrà essere la sicurezza. E solo allora dirò che le scuole restino aperte». Già, la scelta tutti assieme. Ma Azzolina non verrà mai a dire come devono essere aperte le scuole, nessuna aula avrà l’impianto di ricambio d’aria, i trasporti non saranno rivoluzionati dopo la Befana e l’ufficio scolastico non dirà mai ai consulenti legali di predisporre risarcimenti materiali e immateriali per chi si ammala. Tolto tutto questo deciderà Spirlì, ovviamente. E la linea della (saggia) prudenza dopo aver spostato il voto da lui stesso fissato per San Valentino potrebe finire per prevalere. E tutto è tranne che una cattiva notizia quando a vincere è la razionalità e il principio della salvaguardia della salute di tutti. Che poi possa anche coincidere il tutto con una stagione nuova di Spirlì applicato alla politica è davvero troppo presto per dirlo…

I.T.