In Calabria la più alta percentuale d’Italia nel rapporto tamponi-positivi: l’11,8%

Superata anche l'incidenza nelle regioni Molise e Valle d'Aosta. Restano pochi (ma in crescita) i test antigenici inviati nel report quotidiano. La regione ancora in zona arancione nel mentre la “giungla” delle scuole continua a proteggere in modo differente i bambini delle elementari e delle medie

Progressivamente c’è un numero maggiore di test antigenici inseriti nel report nazionale quotidiano ma non abbastanza per modificare la sostanza. Al punto che la Calabria dopo l’ultimo bollettino è al primo posto in Italia per incidenza di positività su tamponi processati (tra molecolari e antigenici). Ha superato tutte le altre, anche Valle d’Aosta e Molise in questa speciale e poco felice classifica. Il rapporto di positività su tamponi processati in Calabria è all’11,8%, il tasso più alto d’Italia. Che proprio per questo e con un indice Rt all’1,02 (inevitabilmente nella parte alta della classifica) collocano la regione ancora nella zona arancione, considerata a rischio moderato. Il responsabile Covid di Calabria, Tonino Belcastro, sbandiera la novella che entro fine mese si potrebbe passare in zona gialla ma fonti governative in nostro possesso pare abbiano accolto con sufficienza (ai limiti della derisione) la previsione. Si vedrà, ovviamente molto dipenderà dal flusso dei dati che “onestamente” si fanno pervenire a Roma e molto dipenderà anche dalle certificazioni dei dati ospedalieri che a Reggio e a Cosenza, in termkni di ricoveri, sono in crescita a dar retta ai medici in prima linea.
E che ci sia estrema confusione, quasi depistaggio, tra il contesto reale del contagio e la narrazione di una pandemia calabrese in miglioramento progressivo ne è sintesi la “giungla” delle scuole che hanno finito e finiscono per sottoporre a stress infinito bambini e genitori ogni giorni. Con i “grandi” delle scuole superiori comodamente a casa fino a fine mese e con il Tar che ha accolto il ricorso di 150 famiglie del Paolano cosicchè elementari e medie debbono essere in presenza per forza. Lo stesso Tar che comunica sul proprio sito che le udienze sono solo da remoto per rischio contagio da Coivid in aula tra avvocati e giudici. Della serie, che lo rischino altri il Coronavirus ogni giorno. Nel frattempo la rabbia e lo smarrimento crescono, in tutta la regione. Con differenze metodologiche tra Comuni che rischiano di fare la differenza. Con un caso soltanto in una scuola a Catanzaro il sindaco Sergio Abramo chiude un istituto comprensivo. A Mendicino il sindaco, con un caso ma “contaminante”, ne chiude addirittura due. Lo stesso è successo a Vibo, a Crotone, a Cariati, tanto per dire. Poi ci sono altre realtà municipali, grosse o piccole, che aspettano il divampare del focolaio per prendere delle (sagge) decisioni. E nelle ultime ore è rimbalzato ai pochi onori della cronaca il caso Montalto Uffugo, con l’asilo comunale che apre lo stesso nonostante la positività di una maestra certificata con l’antigenico il giorno prima. Stesso perimetro, Montalto, dove nell’Istituto comprensivo c’è un caso certo di positività in una prima media e uno quasi certo (il fratello) in una seconda elementare. Ma non accade nulla, se non una sanificazione delle aule di sabato cosicché al lunedì dovrebbe essere tutto risolto. Solo che il Covid non lo trasportano le sedie o le lavagne ma le persone che ci arrivano dentro le aule. Ma tant’è. Sono lontani i tempi a Montalto quando il sindaco (con 12 casi attivi) scendeva in strana a presidiare i semafori mandando in giro i megafoni con lo “stato di emergenza”. Oggi i casi attivi sono almeno 70 ma, se possibile, di prova a far finta di nulla…

R.D.