Il giorno di Gigi de Magistris nuovamente alla conquista di Calabria (dopo la parentesi in procura a Catanzaro) non poteva essere di certo un giorno banale. E va da sé, manco l’avesse prefigurato il diavolo, che è poi lo stesso giorno in cui si incastrano le ore decidive in Senato dove si decide se tenere ancora in vita il governo Conte e l’asse Pd-Cinquestelle a suo sostegno (più o meno con entusiasmo). Ma nel divenire nazionale il sindaco di Napoli si getta nella mischia di Calabria sciogliendo riserve e incassando porte aperte (nel senso letterale, è stato a casa di Carlo Tansi) ma anche chiuse (da parte del Pd e a più livelli) e freddezze metodologiche (Cinquestelle). E da qui si parte con la senatrice Bianca Laura Granato che interpellata sul punto, sulla discesa in campo di Gigi de Magistris, la sua non la nega… «Cosa ne penso? Aumenta il numero degli interlocutori che aspirano ad occupare lo stesso spazio politico e si propongono come presidente. Avrei preferito che si lavorasse ad un progetto politico insieme alle forze alternative alla destra e che il candidato presidente fosse il frutto della scelta delle forze di coalizione. Vedere due aspiranti presidenti civici che si contendono lo stesso ruolo e lo stesso spazio politico – commenta ancora la senatrice Cinquestelle – rischia di creare solo spaccature e aumenta le possibilità di presentarsi all’appuntamento elettorale sotto fuoco amico, vanificando gli sforzi di chi vuole veramente costruire un progetto di cambiamento per la Calabria». Se non è “freddezza”, poco ci manca e del resto il “no comment, per ora” del deputato Tucci (delegato a trattare per la materia elettorale di Calabria) la dice lunga. L’incursione non è stata gradita, per come è stata congegnata. Chi invece non necessita di girare con le parole è il vertice del Pd, persino quello nazionale che per solito ha tra le mani materie conterranee. A domanda in merito il commissario Graziano rimbalza responsabilità di commento al capogruppo in consiglio regionale, Mimmo Bevacqua. Che la sua, su de Magistris, l’aveva già detta nel corso di una intervista su “il Mattino” («non vogliamo candidati che non siano calabresi»). Concetto reiterato. Dopo di che l’ostinazione del commento “original” viene soddisfatta da Nicola Oddati, decisamente molto di più che un dirigente nazionale di “passaggio” per le cose di Calabria. «Il Pd è stato per dieci anni sull’opposizione a de Magistris a Napoli e ha un giudizio molto negativo sul suo operato – il suo commento -. Escludo che possa avere un atteggiamento diverso in Calabria. E poi ci sono risorse endogene su cui puntare. In ogni caso – conclude – spetterà al Pd calabrese decidere».
Meglio tornare allora a quella porta che si è fisicamente aperta a Montalto Uffugo, dove c’è la casa di Carlo Tansi. «Ci siamo visti e abbiamo parlato lungamente. Non condividiamo con de Magistris solo lo stesso colore di battaglia politica, l’arancione. Ma molto di più. Entrambi abbiamo un progetto per la Calabria che a tratti è persino sovrapponibile. Tutti e due consideriamo la partitocrazia calabrese un grande problema e tutti e due immaginiamo di poter cambiare questa regione, assieme a tanti amici e appasisonati, solo e soltanto dal versante civico. Un versante che può andare a pescare consenso a destra e a sinistra, escludendo solo il retaggio della Lega che consideriamo impresentabile nelle forme e nel contenuto. Cammineremo insieme quasi fino alla fine, tutti e due candidati alla presidenza ma con lo stesso obiettivo, cambiare la Calabria. Chi dei due farà un passo indietro prima della campagna elettorale? Non lo so al momento. E non è questo il tempo di deciderlo. Certo uno dei due a due passi dall’inizio ufficiale della campagna elettorale farà un passo indietro rispetto alla candidatura alla presidenza e continuerà lo stesso a lavorare al progetto…».
I.T.