Il Consiglio di Stato tiene aperte le scuole ma non è esclusa una nuova ordinanza di chiusura

L'istanza cautelare della Regione è ammessa ma respinta dai giudici romani, la spuntano le famiglie che hanno fatto ricorso. «Purtroppo per colpa di pochi adulti ora debbono rischiare migliaia di bambini e ragazzi» commenta Spirlì. «Se dovessimo malauguratamente diventare zona rossa non starò a guardare...»

La Terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Franco Frattini, ha ammesso ma respinto l’istanza cautelare della Regione Calabria contro la sospensiva del Tar che ha riaperto le scuole su ricorso di un centinaio di famiglie, avverso una precedente ordinanza di chiusura emessa dalla Cittadella. «Alla circostanza che nella ordinanza regionale è disposta la chiusura generalizzata, senza alcuna – ove esistente – indicazione di zone interessate – si legge nella sentenza del Consiglio di Stato – da incremento di contagi; né, peraltro, le problematiche relative al trasporto (movimentazione di persone) – risolvibili con diligente ed efficace impegno amministrativo nei servizi interessati – possono giustificare la compressione grave di diritti costituzionalmente tutelati degli studenti interessati».
In pratica il Consiglio di Stato non considera irrazionale né fuori luogo il provvedimento di “protezione” e di salute pubblica emesso dalla Regione, da qui l’ammissione dell’istanza cautelare. Ma lo ritiene troppo generalizzato e stratificato su scala regionale e al limite anche “aggiustabile” con determinati provvedimenti amministrativi in materia di trasporti. E in questi passaggi, se vogliamo, si rintana il nodo cruciale non tanto della sentenza del Consiglio di Stato quanto della stessa ordinanza della Regione. Spirlì ha provato a tutelare la salute di ragazzi e bambini alle prese con una pandemia dilagante non tanto per via del contagio nelle scuole in quanto scuole, ma in quanto sede di inevitabili rapporti sociali prima e dopo e persino durante. Di più, in materia, non poteva fare la Cittadella. Che non si aspettava né l’ennesimo ricorso di poche famiglie a caccia di cavilli giudiridi né, d’altro canto, che nessuno dei sindaci dei Comuni più interessati dal Covid facesse un passo in avanti (allo stato ogni sindaco può chiudere scuole medie ed elementari del suo Comune). Qualcosa s’è visto, di sporadico. Grossi municipi come Vibo e Crotone hanno chiuso ma tanti altri pieni zeppi di Covid nelle case sono rimasti a guardare. In questo senso il Consiglio di Stato inesorabilmente traccia una linea, non si può chiudere allo stato su scala regionale, ovviamente fermo restando il ricorso presentato da poche famiglie altrimenti le scuole erano chiuse invece. Ma se ogni sindaco dei Comuni più contagiati fa la sua parte la partita cambia e di molto.
«Posso solo prendere atto della sentenza del Consiglio di Stato – commenta Nino Spirlì contattato telefonicamente -. Hanno vinto pochi adulti che hanno finito per prevalere su tutti gli altri e soprattuttpo su tutti i ragazzi e bambini, compresi i loro. La mia ordinanza di chiusura andava in direzione della salvaguardia della salute di tutti i ragazzi e bambini, stante l’indice Rt in crescita in Calabria e il contagio in aumento. Ma pochi adulti hanno preferito condizionare tutti quanti e così assistiamo ai più piccoli che al mattino debbono uscire di casa e rischiare il contagio mentre i più grandi, tutelati dal lavoro a distanza, possono di tanto in tanto persino sdraiarsi comodamente sul divano a guardare un programma di cucina… ». «Ma se malauguratamente la Calabria dovesse diventare zona rossa – conclude Spirlì – non starò a guardare. Qualcos’altro farò per tutelare la salute dei bambini e dei ragazzi».

I.T.