Villa Torano, l’inchiesta non può che approdare (anche) su Catanzaro

Importanti e non contenibili i capi d'accusa della procura di Cosenza senza un approfondimento più o meno diretto attorno ai vertici della sanità calabrese

Chi e perché non ha tenuto conto dell’ordinanza del 27 marzo di Jole Santelli (obbligo di eseguire tamponi a tutti nelle rsa ritirando il kit presso le Asp)? Perché Villa Torano ha ritirato direttamente i test in Protezione civile, in una bolla contenente persino mascherine e dispositivi elementari di Dpi? Perché il dipartimento Sanità guidato da Belcastro non ha tenuto conto non solo dell’ordinanza numero 20 del governatore ma nemmeno della competenza territoriale dell’Asp di Cosenza per effettuare i tamponi? Perché processarli due volte e perché è “fuggito” nottetempo l’ex direttore sanitario del Mater Domini? E in ultimo, ma non per ultimo, perché il dg Belcastro autorizza e dispone l’inquietante e potenzialmente esplosivo trasferimento dei negativi (ma lo erano davvero?) nell’altra rsa di Mottafollone, prima del tempestivo intervento dei Nas che hanno bloccato tutto?
Domande, e risposte da ricercare con cura, che vanno territorialmente al di là dei confini di Villa Torano, investendo direttamente il centro nevralgico che è tutto su Catanzaro. Due fin qui gli indagati dalla procura di Cosenza (epidemia colposa e omicidio colposo i capi più importanti). Sono l’amministratore della Rsa, Poggi, e il direttore sanitario, Pansini. Si lavora incessantemente attorno alle responsabilità più o meno dirette relative ai decessi, con la morte del “paziente 1” (febbre e tosse dal 7 aprile) che ha segnato un punto di svolta nell’inchiesta. Ma si lavora anche, e non potrebbe essere diversamente, attorno al quadro “politico” complessivo che ha in ogni caso recitato un ruolo di primo piano in questa contorta vicenda, dalla Protezione civile al dipartimento Sanità. Connivenze e complicità importanti, da stabilire se colpose o meno, che nell’obiettivo degli inquirenti sono tutte da approfondire. Altrimenti, paradossalmente, rischia di essere duplice la responsabilità persino del presidente della giunta regionale. Sia perché ha avuto poco senso emanare una ordinanza, la n.20/2020, finalizzata alla prevenzione dei focolai nelle case per anziani (se poi non si predispone una efficace filiera di controllo che assicuri la reale osservanza ed esecuzione) sia perché fin qui non è ben chiaro se adotterà dei provvedimenti di natura amministrativa, attorno a Villa Torano. Revocherà l’autorizzazione sanitaria o impedirà il rinnovo della convenzione di accreditamento? Disporrà la rimozione dei dirigenti e degli impiegati che non hanno impedito il focolaio o hanno cercato di mettervi una pezza spesso peggiore del buco?
Addirittura, e paradossalmente, alcuni hanno avuto l’ardire (dipartimento compreso) di proporre Villa Torano quale centro Covid19, con tutto quello che ne consegue oggi in termini di rilettura drammatica. E rischia di non essere esente da qualche responsabilità persino il sindaco di Torano, che forse non ha compreso o non gli è stato fatto comprendere che, quale massima autorità sanitaria locale, aveva competenze sulla residenza per anziani ubicata nel territorio da lui amministrato e che, una volta ricevuta e letta l’ordinanza della Santelli sulle rsa, poteva (anzi doveva) monitorarne il rispetto.
Mistero anche sull’assordante silenzio di Cotticelli attorno alla vicenda, soprattutto a proposito dei contratti scaduti e non rinegoziati e sulle attività utili e prodromiche per verificare la permanenza, anche nell’anno 2020, dei requisiti prescritti sia per ottenere i fondi regionali (leggasi accreditamento) sia per esercitare l’attività sanitaria (per inciso nei requisiti sono ricompresi i piani di sicurezza adeguati a fronteggiare il Coronavirus e quelli riguardanti la responsabilità amministrativa degli enti alla cui violazione consegue la sanzione di non potere stipulare contratti con la pubblica amministrazione). C’è silenzio poi attorno anche ai costi aggiuntivi per i tamponi fatti (circa 400) per quelli sprecati e sbagliati (circa200), per i Dpi forniti, per gli stipendi del personale distaccato, per i canoni locativi del vicino albergo dove sono stati trasferiti i non contagiati, per luce, acqua ecc.ecc.. Non è chiaro se saranno, senza se e senza ma, a carico del privato oppure della parte pubblica. E responsabilità rischiano di essercene anche perché nessuno fin qui ha sollecitato chi di dovere di comminare le sanzioni amministrative per le violazioni che si evincono dal filmato autocelebrativo o autodemolitivo e che riguardano il distanziamento sociale, la privacy, la manipolazione degli alimenti da parte di persone prive della idoneità sanitaria.
C’è poi il capitolo smaltimento rifiuti attorno a Villa Torano, che non è “ultimo” ma è in mano a “Ultimo”, l’assessore De Caprio. Potrebbe essere importante capire come intenderà muoversi e informare su come, dove e quando vengono smaltiti i rifiuti riconducibili ai ricoverati di Villa Torano risultati positivi al Covid-19, chi ne anticipa o sostiene i costi e se questi rifiuti, siano essi liquidi, solidi, polverosi o nebulosi, possano diffondere a loro volta il Coronavirus (alcuni studi ne rintracciano una minaccia nelle acque reflue). Una vicenda quindi molto complessa. E un fascicolo giudiziario potenzialmente sempre più importante, che molto difficilmente resterà confinato solo su Cosenza…

R.M.