Il giorno dopo l’audio choc diffuso dal deputato Cinquestelle Sapia è solo fintamente un giorno come un altro. Sottopelle qualcosa si muove e non v’è dubbio che tra gli “smottamenti” non è da escludere qualche divisa militare che s’è messa in macchina. C’è da capire e vivisezionare allarmi e risposte con una certezza in tasca, però, al di là delle razionali rassicurazioni di Zuccatelli («tutto sotto controllo, Sapia è un incendiario») e delle lenzuolate bolsceviche di Belcastro, mediaticamente eterodirette («priorità assoluta ai tamponi da processare per quelli rientrati dal Nord»). La certezza in tasca, dicevamo. Anzi due. L’audio è autentico, nella sua voce rotta e nella sua denuncia. La donna che racconta in un messaggio vocale dei tamponi a centinaia nel frigo è effettivamente una operatrice del 118 di Cosenza. L’altra, di certezza, è che proprio il servizio del 118 in questa storia non ha alcuna responsabilità, ammesso che ne abbia qualcuno. Né diretta né indiretta dal momento che il servizio ha agito solo su mandato del dipartimento Prevenzione dell’Asp di Cosenza che ha persino usufruito del (o dei) frigo in dotazione del 118 presso il deposito di Serra Spiga, a Cosenza. Il resto, tutto il resto, è solo da appurare in ogni suo dettaglio e non è escluso che un messaggio vocale social non diventi una denuncia vera e propria o che sia la procura stessa a richiederne una identità. In questo caso, ovviamente, il passo successivo dovrebbe essere quello di analizzare a ritroso tutto il percorso seguito dalle boccettine dal momento del prelievo, al trasporto al freddo fino alla conservazione in frigo. Perché ora, la partita, che è tutta sanitaria nelle evoluzioni che contano, questa diventa. Come sono stati trasportati e soprattutto conservati e per quanti giorni questi tamponi? Prima che il resto diventi solo un “tampone in un bicchier d’acqua” si è tutti sicuri che il test poi processato è da ritenersi attendibile?
La “bibbia” in materia c’è, ed è ineludibile perché non l’hanno scritta visionari ispirati al verbo dell’esoterico ma gli scienziati dell’Istituto superiore di sanità. Che nel bollettino interno inviato ad aprile a tutte le relative autorità sanitarie queste direttive detta a proposito della conservazione dei tamponi. «Le modalità di conservazione vanno definite, monitorate e registrate. La conservazione del campione fresco può essere protratta a 2-8° per un massimo di 72 ore dal prelievo. La conservazione per lunghi periodi deve avvenire a temperature minori di -70°. Nella scelta della temperatura finale di conservazione va considerata la tipologia e soprattutto le finalità di uso del campione. È altamente raccomandato che la conservazione criogenica avvenga in vapori d’azoto». E non è tutto perché nella “bibbia” dell’Iss di aprile sul Covid-19 ci sono anche direttive sul trasporto dei tamponi stessi. Non tanto e non solo sul trasporto dal luogo del tampone al deposito («possono essere trasportati a 2-8° entro masismo 72 ore dal prelievo ed il loro trasporto entro questi tempi deve avvenire su un impacco di ghiaccio»). Quanto sul trasporto dal luogo in cui sono stati conservati al laboratorio che dovrà processarli. «Tutti i campioni conservati devono essere trasportati a temperature inferiori a -70° e devono avere appropriato imballaggio, etichettatura e documentazione». Uno solo di questi passaggi che salta, una temperatura diversa o un giorno in più senza la temperatura giusta, secondo l’Istituto superiore di sanità e secondo la “bibbia” di aprile, comporta il rischio «di alterazione della struttura dell’Rna del tampone prelevato e viene meno l’attendibilità del dato». Tradotto alla “nostrana”, può risultare negativo un test che magari negativo non è, si è solo modificato e deteriorato il prelievo. Non va in malora come il pesce o la carne, il tampone. Se sta troppo nel frigo o ci sta nella temperatura che non è corretta non odora nemmeno di cattivo. Diventa semplicemente neutro. Inutile. Il rischio (concreto) questo è nel trattenere nelle “dispense della cucina” un po’ troppo (o non troppo bene) i prelievi. Che hanno un costo, un rischio e un sacrificio appresso e che soprattutto debbono “fotografare” il Covid di Calabria. Ma tant’è, sono quasi tutti certi che è andato tutto per il meglio e che i prelievi sono stati conservati poco e benissimo. Del resto Belcastro ha tranquillizzato. E soprattutto ha comunicato d’aver “accelerato”: da oggi priorità ai tamponi da processare e che stanno in frigo, il resto è tutto rinviato. Non deve alimentari dubbi la fretta di Belcastro né far sospettare che tema siano andati a male i prelievi. E poi saranno quasi certamente tutti negativi e non per il trasporto a meno 70 gradi dal deposito al laboratorio che non è facile garantire alle nostre latitudini. Ma perché qui ormai è già estate e si guarisce da soli, c’è un’aria diversa. Un’aria già di mare…
I.T.