Riapertura di lunedì, un venerdì di tensione

Previsto per mezzogiorno un Consiglio dei ministri che si preannuncia delicato e poi incontro tra il governo e le Regioni. Risalgono i contagi e i morti e la Lombardia torna a far paura: passerà in toto la linea della ripartenza differenziata? Il caso Calabria precedente “scomodo”

992 nuovi casi di Coronavirus e 262 morti. In crescita gli uni e gli altri rispetto alle 24 ore precedenti e l’umore, di chi deve decidere per mestiere, si mette di traverso. Certo non è quello ideale per affrontare il “venerdì di passione” più passione che mai, il Consiglio dei ministri e poi il faccia a faccia con le Regioni per la riapertura ormai totale di lunedì 18. Conte ha paura, riferisce chi vive in queste ore quella dimensione. Strattonato dalle Regioni che spingono per il “liberi tutti” del commercio e dell’economia, da un lato, ma dai cervelloni dell’Iss dall’altro che alzano il freno a mano («la pandemia si è solo “parcheggiata”, riposa prima di ripartire») il premier vive ore non semplici in queste ore. Per domani a mezzogiorno l’atteso Consiglio dei ministri proprio per mettere a punto lo schema e le raccomandazioni sulla riapertura di lunedì e subito dopo incontro con tutte le Regioni. Incontro che si preannuncia molto teso perché mai come stavolta i motori propulsori sono due. Da un lato la Lombardia che conserva il 50% dei guai nazionali giornalieri (positivi e morti) dell’intero Paese e dall’altro le Regioni che si sentono già al mare e con i tavolini all’aperto forieri di aperitivi, saloni alla moda e commercio a pieni giri. Da quanto si apprende però Conte non pare intenzionato a consegnare il governo alla riapertura differenziata tra territori, nel senso che così come ha chiuso tutto l’8 marzo vorrebbe riaprire tutto in questo fine settimana. Ma sarà possibile? Che segno registrerà l’ultimo report dell’Iss che gli arriverà sul tavolo nelle prime ore di domattina? L’incertezza c’è tutta e certo non aiuta il “caso Calabria” a rasserenare gli animi, con i tavolini all’aperto “prematuri” e poi bocciati dal Tar, grazie al pugno duro e anche simbolico di Boccia. Lo stesso ministro Boccia che proprio oggi, dal suo profilo facebook, ha diffuso un messaggio piuttosto ambiguo. Della serie, andiamo a lavorare ma è chiaro che se riparte il virus riparte proprio dal lavoro…«I prossimi luoghi del contagio saranno quelli di lavoro. Non lo erano prima perché eravamo tutti a casa. Per questo dobbiamo fare di tutto per permettere alle persone di poter lavorare in sicurezza». Più chiaro di così, date le condizioni, non era facile esserlo.
E nel giorno del regolamento per parrucchieri ed estetisti diffuso dall’Inail e dall’Iss (sanificazione quotidiana, due metri per postazione, asciugamani monouoso e visiere per i lavoranti e involucro sterile nel quale mettere gli effetti personali dei clienti) ha parlato anche il ministro della Salute Speranza. Sempre su facebook. Anche lui con un messaggio a centrocampo, a metà strada tra l’incoraggiamento e le mani avanti. L’incoraggiamento e le autocongratulazioni sono qui…«Abbiamo imparato che il Covid si combatte sul territorio. Ci sono risorse per fare in modo che una persona che risulti positiva non resti a casa: ci sono 32 milioni per le strutture sanitarie di isolamento. E 72 milioni per il monitoraggio, con kit specialistici per monitorare il virus sul territorio. Poi ci sono 734 milioni per rafforzare la assistenza domiciliare. È un salto di civiltà, dobbiamo prendere cura di tutti e soprattutto chi ha maggiore fragilità perché abbia una risposta a casa propria. Ci saranno 9600 infermieri di prossimità». Le mani avanti, invece, sono tutte qui…«Prepariamo i nostri ospedali e i nostri servizi di emergenza urgenza a gestire» un’eventuale seconda ondata di Covid-19. «Dobbiamo essere pronti, perché gli scienziati ci dicono che un’eventuale seconda ondata non si può escludere».
Chi invece non ci ha pensato proprio a gestire il messaggio, non curandosi del “palleggio a centrocampo”, è stato l’Oms in giornata e proprio questo risuona nelle orecchie di Conte. «I Paesi europei dovrebbero attrezzarsi per una seconda ondata di infezioni da coronavirus quest’inverno, che potrebbe essere peggiore rispetto alla prima in termini di morti». È il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) per l’Europa, Hans Kluge, ad avvertire dei rischi di allentare troppo presto le misure di lockdown, affermando che questo è «il momento di prepararsi, non di festeggiare».
Conte lo sa bene, questo. Brusaferro e il resto dell’Iss pure. Le Regioni un po’ meno e spingono per il “liberi tutti e tutto”. Il governo, nel “venerdì di passione” proverà ad evitare altri tavolini aperti “alla spicciolata” cercando una difficile soluzione unitaria.

I.T.