Le poltrone lasciate in stato di “vacatio” dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro Otello Lupacchini e dal procuratore della Repubblica di Castrovillari, entrambi sottoposti a misura cautelare e contestualmente trasferiti e demansionati, devono essere «senz’altro disponibili» e i singolo uffici «senza indugio altrimenti coperti». Ragion per cui il plenum del Csm (relatore Suriano che ha votato insieme a Davigo, Benedetti, Mancinetti e Miccichè, astenuto il consigliere Cerabona) delibera «il rigetto dell’istanza proposta dai dott.ri Lupacchini e Facciolla di revoca o di sospensione della pubblicazione degli uffici direttivi di procuratore generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro e di procuratore presso il tribunale di Castrovillari, confermando la pubblicazione di tali uffici di cui alla delibera del 1.4.2020)».
In pratica, Lupacchini e Facciolla, il giorno dopo la pubblicazione degli atti d’ufficio per la copertura delle poltrone in stato di “vacatio” dopo il loro trasferimento e demansionamento perché sottoposti a misura cautelare disciplinare (Facciolla è anche indagato presso la procura di Salerno) avevano proposto al Csm la sospensione o la revoca della pubblicazione degli atti stessi. Della serie, fermate il bando per l’individuazione dei sostituti perché le singole posizioni cautelari sono ancora sottoposte al vaglio di altri giudizi. Ma il plenum del Csm, pur tenendo conto della pendenza dell’impugnazione avverso le distinte ordinanze cautelari adottate dalla sezione disciplinare, e pur tenendo conto della provvisorietà dei provvedimenti stessi adottati a carico di Lupacchini e Facciolla, ha fatto prevalere la linea della necessità di ricoprire e subito le poltrone rimaste scoperte. Quindi si prosegue con l’individuazione dei successori di Lupacchini e Facciolla al vertice rispettivamente della procura generale presso la Corte d’Apello di Catanzaro e della procura di Castrovillari. E questo in virtu dell’esigenza, «ribadita anche dal Consiglio di Stato», «di ricoprire la carica ricoperta dal funzionario sottoposto a misura cautelare atteso che l’interesse personale alla sua conservazione da parte del sospeso recede infatti davanti alla dominante esigenza di assicurare la continuità della funzione pubblica, la quale impone all’amministrazione, disposta la misura cautelare, di provvedere senza ritardi alla sua assegnazione ad altro magistrato».
Dunque si procederà a tutti gli effetti con l’individuazione dei successori di Lupacchini e Facciolla all’interno degli uffici occupati fin qui in postazione apicale. Il ricorso è stato rigettato dal plenum del Csm che ha fatto prevalere ragioni di razionale continuità delle funzioni pubbliche degli uffici rispetto ai rispettivi tempi dei giudizi successivi. Lupacchini e Facciolla, al contrario, sostenevano che di fatto quelle postazioni non erano mai state formalmente lasciate in stato di “vacatio”, stante il provvedimento disciplinare di natura temporanea. Ma con questa decisione, il rigetto del plenum, il Csm di fatto volta pagina e conferma la legittimità dell’individuazione dei successori a tutti gli effetti di Lupacchini e Facciolla. Si cambia registro e nomi. Solo il seguito delle complicate vicende scriverà altre e definitive pagine ma di certo questo non è un passaggio secondario, dal momento che prevede da qui a poco l’insediamento vero e proprio dei successori di Lupacchini e Facciolla a Catanzaro e a Castrovillari. I quali (uno a Torino e l’altro a Potenza) come si ricoderà hanno subito due importanti provvedimenti disciplinari, sia pure molto diffrenti tra loro nonostante la paradossale e intricata vicinanza temporale. Più complessa la situazione a carico dell’ormai ex procuratore di Castrovillari (indagato) ma dal fragore mediatico molto forte invece quella di Lupacchini che come tutti ricorderanno ha preso il via da una intervista molto dura rilasciata dall’ex pg della Corte d’Appello di Catanzaro immortalato a tratteggiare le movenze investigative di Nicola Gratteri. Ne è seguito un dibattito molto vivace dove alla fine ha prevalso, a tratti nettamente, la linea della conflittualità inaccettabile secondo il Csm con la procura generale di Catanzaro che avrebbe corso il rischio di delegittimare l’attività inquisitoria del capo dei pm. Ne è seguito il trasferimento e tutto il resto del “rumore” che ormai fa parte della storia recente della magistratura italiana. Che oggi, con il plenum, ha scritto un’altra pagina per nulla secondaria a proposito degli quilibri giudiziari calabresi.
I.T.