L’iper commissario Zuccatelli diventa un caso (serio…)

Niente Covid ma “opere di bene” all'Asp di Cosenza. Dove il “capo” (che dirige altre due grosse aziende a Catanzaro) non si risparmia in nomine, autorizzazioni e appalti in prorogatio che appaiono come minimo borderline (per non dire altro...). Il tutto nel silenzio assordante dei Cinquestelle, del governo regionale e dei consiglieri Pd

“Pietro” dice che è “Maria” e “Maria” dice che è “Pietro”. È vecchio quasi come la “grotta santa” il detto sceneggiato a metafora che poi vuol dire che ognuno prova a lavarsi le mani, anche se porta un nome biblicamente impegnativo.
Il responsabile regionale della Sua (la stazione unica appaltante) dice che dal decreto Calabria in poi lui non si sogna minimamente di appaltare più nulla in materia di sanità. Non vuole carabinieri dietro la porta ma non è detto che poi non arrivino lo stesso per altro. Tocca alle Asp bandire gare che riguardano i capitoli scaduti, gli appalti in prorogatio. E passiamo a “Maria”. Se vai ai piani alti delle Asp ti dicono il contrario e cioè che non può che passare dalla Cittadella, dalla Sua, ogni appalto, ancorché per capitoli scaduti e affidati sine die in prorogatio. Quindi la Sua non appalta perché dice che il decreto del governo lo impedisce e le Asp nemmeno perché non si muovono senza la Sua. E così, tra “Pietro” e “Maria”, ecco a voi le fatture d’oro degli affidamenti in prorogatio, fatture a colori e in splendida solitudine e fuori controllo. È il regno degli affidamenti in regime di prorogatio, per discendenza divina. Senza gare né fatte né pubblicate, quantomeno, e pare proprio che quest’ultimo fosse il minimo requisito di legge richiesto (sempre per quel discorso dei carabinieri dietro la porta…) E poteva sottrarsi il pluricommissario Zuccattelli all’arte (meno) nobile della sanità di Calabria? Ma certo che no. Ci mancherebbe. Si viaggia da anni di prorogatio in prorogatio senza gare? E si continua a viaggare allora, anche in tempo di Covid e anzi, ancora meglio perché l’attenzione è rivolta altrove. Giusto il tempo di mettere a posto due carte e nel silenzio generale ecco l’ennesimo affidamento in regime di prorogatio alla solita coop cosentina chiamata a svolgere servizi di call center per gli ospedali. Coop talmente “solita”, e solida dal punto di vista politico, che più d’uno è certo che questa “distrazione” di Jole Santelli altro non sia che la “cambiale” da pagare ai fratelli più fratelli che ci sono nella politica cosentina e calabrese. Non chiamatelo risarcimento però, la politica e il potere sono un’altra cosa. Ma guai a pensare che per il pluricommissario Zuccatelli (sotto le sue mani l’Asp di Cosenza e le due più grosse aziende sanitarie di Catanzaro) è questo, quello dell’appalto ennesimo in prorogatio alla solita coop, sia il punto di non ritorno. E nemmeno di partenza. Perché lui, Zuccatelli, di fatto non si ferma mai altrimenti non si spiega diversamente perché sotto le telecamere di Report disconosce un atto per l’ospedale di Castrovillari da lui stesso invece firmato qualche giorno prima. Fesserie della solita stampa, sentenzia ai microfoni. E parte immediatamente il documento in video firmato invece proprio da lui. Ma Zuccatelli non si ferma mai e dev’essere la stanchezza a indurlo in confusione, tre aziende grosse grosse sono troppe da dirigere pure per uno come lui. Basta guardare quello che è successo a Cetraro, con il presidio della città del porto indicato come ospedale Covid salvo fare marcia indietro almeno due volte, sempre sotto dettatura dei potentati locali (sanitari e politici). Al punto che un malato di coronavirus oggi lungo il Tirreno cosentino farebbe bene a fermarsi a metà strada tra Cetraro e Paola, prima di decidere dove andare a sbattere. Neanche il virus ci capisce più niente. Ma è per eccesso di commissariamenti che Zuccatelli rischia di andare in confusione, e spesso e volentieri ci va. Altrimenti come spiegare l’autorizzazione ad una clinica radiologica nuova di zecca, siamo sempre sotto emergenza Covid naturalmente. Tra tamponi che non arrivano e tute in giro per i sanitari che gli imbianchini non scambierebbero con una delle loro. Autorizzazione all’esercizio da parte dell’Asp come minimo “strana”, dal momento che un giorno pare sia arrivata l’autorizzazione alla realizzazione e il giorno appresso la concessione edilizia. Per solito viaggiano insieme (senza contare che il tutto sarebbe invalidato dal Dca vigente 121 del 2017). Ma tant’è. Zuccatelli è troppo impegnato altrimenti come spiegare le nomine assegnate di recente, all’Asp di Cosenza ovviamente. Con una dirigente amministrativa selezionata discrezionalmente dopo una manifestazione di interesse che ha escluso e non si sa perché 3 concorrenti che invece avevano presentato domanda nei tempi giusti. Appena si sono accorti dell’errore Zuccatelli ne ha preso atto ma non ha cambiato la minestra, sempre quella dirigente amministrativa è rimasta selezionata, solo casualmente sua ex collega all’Agenas. È troppo più brava a prescindere da chi concorre? Cose che accadono con chi è troppo indaffarato tra il Covid e 3 grosse aziende da gestire. E dire che Zuccatelli era (e forse è) anche in pole per sostituire Cotticelli, non è chiaro se come quarta azienda da gestire o come riassunto delle puntate precedenti. Ma certo è un nome che tira, anche se al ministero adesso qualche dossier pare sia arrivato sul suo stato di “affaticamento” generale (che però non gli impedisce di sfornare nomine, autorizzazioni e appalti in prorogatio). Dalla sua, dalla parte di Zuccatelli naturalmente, il gran silenzio di cui non hanno potuto godere i suoi predecessori che per molto ma molto meno sono stati mandati al patibolo. Alzi la mano chi rintraccia “schizzi” a Cinquestelle contro di lui, o dei consiglieri regionali Pd per solito petrosino ogni minestra in materia di sanità. Ma se tutto ha un perché, lo avrà anche questo splendido “silenzio” prima o poi…

R.M.