Sanità, nessuno vuole appaltare i farmaci calabresi

Nel “decreto Calabria” il “regalo” del divieto alla Sua, la stazione calabrese, di prendersi in carico la gara così fondamentale. E quindi si va in trasferta ma Piemonte e Valle d'Aosta hanno già rifiutato e anche il Lazio è orientata sul no. Nel mentre diventa “assordante” il silenzio attorno alle “dimissioni” di Schael

Era stato proprio Thoms Schael a prendere in mano il telefono in cerca di “accoglienza”. Come una “Sea Watch” qualsiasi carica di farmaci anche di prima necessità da far approdare in qualche porto prima di essere smistati nelle Asp e negli ospedali di Calabria. «Pronto, sono Schael. Lo volete appaltare il lotto per i farmaci di Calabria?». «No, grazie» la risposta perentoria. In piemontese prima e in valdostano dopo. Le stazioni appaltanti di quelle due regioni, contattate dall’allora sub commissario alla sanità calabrese, hanno risposto picche e le motivazioni non sono nemmeno poi così inimmaginabili. Ci si fida poco di quello che arriva dall’esterno, è comprensibile. E poi c’è comunque poco tempo per preparare a dovere una gara pesante (decine e decine di milioni di euro se non centinaia) e per di più urgente come non mai visto che si tratta dei farmaci che debbono riempire le stive di Asp e ospedali calabresi. E dopo il Piemonte e la Valle d’Aosta ora anche il Lazio (contattato in qualità di stazione appaltante regionale) pare proprio orientato ad un altro “no”. A questo punto l’ennesimo e probabilmente nemmeno l’ultimo. Finché non si finirà per girarsele tutte le stazioni appaltanti regionali del Paese (incassando altri no) e finché non si finirà per rimpiangere la “calabrese” di stazione unica appaltante, la Sua. Immaginata dal prefetto De Sena, battezzata da Boemi e non molto tempo fa “benedetta” da Cantone. Evidentemente però questo non è bastato (o non è stato nemmeno considerato) in sede di stesura del “decreto Calabria”, quello del governo e del ministro Grillo e sul quale più d’uno ci ha messo la faccia anche tra i deputati conterranei. Decreto che a metà mese sarà analizzato in Consulta dopo il ricorso della Regione che proprio sul totale svilimento di poteri locali ha concentrato lo sforzo legale. Non solo per la facoltà di nomina dei commissari di Asp e ospedali, ora nelle mani del governo e dell’ufficio del commissario. Ma anche appunto per l’alienazione degli appalti calabresi dalle facoltà della Sua nonché per il coinvolgimento di Consip come centrale unica d’acquisto (c’è pure Agenas nel calderone, altro colosso nazionale chiamato a rifare i conti calabresi e non certo gratuitamente). Si vedrà come andrà a finire in Consulta ma quel che è certo è che il rischio paralisi in quasi tutti i settori è più concreto che mai. A partire da quello della fornitura dei farmaci, naturalmente. Lotto che occorre metterlo a bando ma non si trova una stazione in giro per il Paese disponibile a farlo, ammesso che si troverà a questo punto. Il tutto a pochi giorni dal Tavolo Adduce (si terrà il 18). Tavolo che aveva preparato proprio Schael, già pronto a calare un deficit importante e per di più previsto per difetto (meno 170 milioni) dal momento che mancano i conti di alcune Asp importanti. Schael che da quanto è andato via a piedi scalzi e senza sbattere la porta ha lasciato dietro di sé un silenzio praticamente assordante. Altro elemento questo che dice molto a proposito dello scenario che vuole di fatto “dimissionato” il sub commissario, su pressing forsennato proprio del ministro Grillo. Già, ma perché e perché in modo così dirompente? Nel frattempo, per tornare al “rumore” del silenzio, tacciono tutti. Ma proprio tutti i parlamentari che di diritto o di rovescio si rifanno a questa stagione di governo nazionale. E per solito è proprio quando non canta più il grillo che il temporale è davvero dietro l’angolo…

I.T.