Ancora qualche giorno e la Calabria tutta intera si sarebbe trasformata in un grande immondizzaio a cielo aperto. Aperto e maleodorante. E senza soluzioni di continuità, in un progress allarmante fino al probabile intervento della Protezione civile. Ma la Regione avrebbe deciso di aiutare ancora una volta i Comuni nel rapporto di conferimento con i privati, fino a settembre. Evitando così la grande “pattumiera”.
Come in molti si saranno accorti parecchi sacchetti sono fermi al loro posto sotto casa da giorni ma il problema stavolta non è rappresentato dal sistema locale della raccolta, che più o meno periodicamente si ripresenta e più o meno temporaneamente si risolve. Ma dai centri di conferimento, dagli impianti e dalle loro proprietà industriali rigorosamente attente alle fatture e ai contratti. Sono 6 i grandi gestori in Calabria e quasi tutti in questi giorni non hanno fatto scaricare più niente. Per una ragione molto semplice e insieme drammaticamente complicata. Dal primo gennaio dell’anno che è appena entrato deve toccare solo e soltanto ai Comuni l’onere dell’intera gestione del ciclo dei rifiuti. Non solo onere finanziario diretto, che non è poco come passaggio. Ma logistico, legale, contrattuale, strategico. Fino all’individuazione, se necessario, di nuovi impianti e quindi di nuovi appalti. Comuni chiamati ad assumere questo incarico diretto (sia pure in forma di consorzio in ambiti territoriali ottimali, Ato, o in forma geografica più ristretta, Aro). E chiamati soprattutto a subentrare nei contratti di fornitura in essere con i gestori degli impianti di conferimento, come detto sono 6 i soggetti in tutta la Calabria. Alcuni contratti sono proprio scaduti il 31 dicembre, altri sono in essere e quindi i Comuni devono subentrare nel rappporto con i privati.
Il tutto è un “regalo” della legge regionale 14 del 2014 (qui in pdf). Che definire tragicamente indefinita è dire poco. Legge che avvia l’iter per il trasferimento totale del ciclo dei rifiuti ai Comuni da intendersi completato entro e non oltre il 31 dicembre del 2018 ma anche legge che non indica tappe perentorie intermedie, così come non indica tutta una serie di passaggi necessari per un trasferimento di competenze così complesso ed epocale. Basta pensare che, stando alla legge, dal primo gennaio non solo i Comuni (consorziati in Ato o Aro) debbono subentrare nei contratti con i privati alla Regione ma debbono individuare, se necessario, nuovi siti, nuovi appalti, nuove forniture. Le aziende, per non sapere né leggere né scrivere, hanno chiuso i portoni in queste ore e non hanno fatto scaricare sviluppando un ragionamento semplice quanto cinico. Se è da intendersi cessato un rapporto con la Regione al 31 dicembre, così come previsto dalla legge 14 del 2014, ora chi mi garantisce che il subentrante Comune pagherà come paga la Regione? E chi mi garantisce lo stesso fatturato e il volume dei servizi richiesti? E già perché la maggior parte di questi contratti le aziende di conferimento li hanno stipulati per numeri grossi di fornitura, avendo come contraente la Regione che ha pagato il servizio per conto dei Comuni (sia pure rifacendosi a sua volta con rette sui Comuni stessi che però, è persino retorico sottolinearlo, quasi mai sono stati in linea con i pagamenti). Insomma il privato, e non ha tutti i torti, non si fida della capacità finanziaria dei Comuni, per non dire della volontà. Senza contare che i numeri e i contratti si restringono e le aziende preferiscono aprire un contenzioso con la Regione, per interruzione di contratto di fornitura, piuttosto che imbarcarsi in un rapporto con i Comuni del tutto insidioso. Da qui la richiesta degli Ato di intervento da parte della Regione con il presidente di quella più grande, quella di Cosenza, che ha da più di un mese prefigurato il disastro dietro l’angolo e chiesto alla Cittadella un “accompagnamento”. Una proroga del termine perentorio al 31 dicembre. E il sindaco di Rende Marcello Manna, è lui il presidente dell’Ato di Cosenza, lo ha ribadito anche nella riunione di ieri dei sindaci della provincia di Cosenza (presenti una settantina su 150). Senza un accompagnamento della Regione il disastro è assicurato. Ora, da quanto si apprende anche se il condizionale è più che d’obbligo, la Regione avrebbe risposto positivamente. Aiuterà i Comuni e concederà una proroga rispetto al termine perentorio del 31 dicembre del 2018. Fino a tutto settembre farà da scudo, a quanto pare, nel rapporto con i gestori privati del conferimento. E manterrà contratti in essere e pagamenti. In cambio, ovviamente, i Comuni dovranno iniziare o intensificare un percorso di “adattamento” alla gestione del ciclo dei rifiuti ormai necessario. E non più rinviabile, dal momento che la questione è di portata nazionale (molti municipi ci hanno dormito un po’ su). Insomma il pericolo è solo scampato, per ora. La grande pattumiera rinviata. La Regione, ben sollecitata, ci mette una toppa. La legge regionale 14 del 2014 può attendere. I privati potranno riaprire i cancelli dalla prossima settimana anche se gira e rigira, però, sempre ai Comuni toccherà dopo l’estate assumersi ogni onere con loro. Prima si abituano (e si attrezzano) all’idea e meglio sarà per tutti.
I.T.