Una delle più importanti biblioteche italiane, una associazione di cittadini e le istituzioni del territorio: Comune e Provincia. Sono gli elementi della tragica vicenda che da ormai troppi anni accompagna la sorte della biblioteca Civica di Cosenza: un presidio culturale unico al mondo che appartiene a tutti i cittadini e contiene un capitale librario a stampa e manoscritto di inestimabile valore. Che però non si può consultare. Perché da oramai più di tre anni, la Civica è chiusa. E tutto quello che c’è dentro è come se non esistesse: i corali miniati del XVI-XVII secolo, i testi manoscritti, gli autografi e i carteggi privati insieme ad un gruppo di documenti pergamenacei che vanno dal Rinascimento all’Illuminismo, il cospicuo fondo di opere antiche e rare a stampa provenienti in massima parte da diversi ordini religiosi della città e dei dintorni, così come l’edizione napoletana del 1586 del De Rerum Natura di Bernardino Telesio e l’edizione dell’Expositio di Gioacchino da Fiore del 1527 o l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto nell’edizione del 1532.
Ne abbiamo parlato con la combattiva presidente dell’associazione Civica Amica, Gilda De Caro, che da anni, spesso in splendida solitudine, combatte una battaglia di civiltà per restituire alla città di Cosenza uno dei pezzi più pregiati della sua storia.
Partiamo dal principio: come sta oggi la Civica?
Lavori di ammodernamento a parte, grosse novità non ce ne sono se non quello che Civica Amica ha fatto in questi anni. Quello che posso dire è che intorno alla vicenda della biblioteca Civica di Cosenza siamo riusciti a catalizzare l’attenzione della deputazione calabrese alla Camera e al Senato. L’attenzione c’è ma alcuni fatti, non ultimo il cambio di governo – e dei direttori generali e di parte della burocrazia – non hanno aiutato a sveltire la pratica per il passaggio alla gestione ministeriale della Civica.
In questo periodo di chiusura forzata si sono levate voci preoccupate per i rischi che corrono i volumi custoditi all’interno a causa del deperimento strutturale dell’edificio.
Il rischio è reale tant’è che noi di Civica Amica abbiamo interessato della questione la nuova direttrice della biblioteca Nazionale, Adele Bonofiglio, che si è subito prodigata a garantire che sorveglierà lo stato di conservazione del patrimonio librario della Civica che rischia di pagare il prezzo più alto per la mancata cura degli immobili e l’inevitabile degrado che ne consegue.
Poi c’è il capitolo del personale, forse ancora più drammatico.
Non ci sono parole. I dipendenti sono stati maltrattati dopo 40 anni di lavoro senza contare che, maltrattando i dipendenti, la biblioteca è stata chiusa per anni ed ha subito un danno enorme. Questa vicenda va affrontata e risolta con dignità. Dobbiamo insistere affinché i debiti vengano pagati. Altrimenti continueranno ad essere una spada di Damocle sul futuro della biblioteca. Le soluzioni ci sono ma ci vuole la volontà politica per portarle a compimento. Sono convinta che il sindaco Caruso di questa vicenda sia pienamente consapevole e nel momento in cui si avvierà il percorso per “Cosenza capitale della cultura” certamente la vorrà affrontare e risolvere.
Parliamo del progetto Leggere di qua e di là il centro storico di Cosenza. L’idea era ambiziosa, a questo punto potete ritenervi soddisfatti?
Più che soddisfatti. La risposta che stiamo ricevendo dalla città ci conferma nella nostra missione: i cinque laboratori di cui si compone il progetto hanno avuto una partecipazione che ha superato le nostre aspettative. Le visite guidate di Art Lab nel centro storico, la riflessione sulle origini storiche della nostra città di Quart Lab attraverso una rilettura ponderata dell’opera di Enzo Stancati “Cosenza e i suoi quartieri”. Poi i laboratori dedicata ai più giovani: Old car sulle auto d’epoca fatto in collaborazione con la scuderia Bruzia di Cosenza e gli studenti della scuola media Itis Monaco e i due progetti del Favola Lab fatti con la scuola elementare dello Spirito Santo “C’era una voce” e “Clic clic con la foto” con cui abbiamo cercato di coinvolgere i bambini attraverso il gioco con la voce, la partecipazione attraverso le immagini, le fotografie, la mimica. E infine Sound Lab: una rassegna itinerante di musica e performance dal vivo negli androni dei palazzi storici. Anche qui tantissima gente che, spesso anche con difficoltà, segue le esibizioni di musicisti e artisti cosentini. Tutti questi eventi ci hanno dimostrato il desiderio di comunità e la partecipazione emotiva forte dei cosentini quando si riesce a mettere in moto un circuito virtuoso di compartecipazione all’espressione artistica.
Una volta che il progetto “Leggere di qua e di là il centro storico di Cosenza” esaurirà la sua spinta propulsiva, avete già in cantiere nuove iniziative da presentare alla città?
Intanto sosteniamo fortemente la candidatura di Cosenza a Capitale della cultura 2026. Inoltre, è ripartita la campagna di racconta fondi. Alla cifra che vogliamo raggiungere mancano 8mila euro e molti, da settori della società assai diversi, continuano a darci testimonianze, adesioni e vicinanza. Sono convinta che il traguardo che ci siamo posti sia assolutamente alla nostra portata.
Nel corso della prima fase della raccolta fondi, l’Accademia cosentina ha ritenuto di evidenziare pubblicamente la natura estemporanea della vostra iniziativa.
La raccolta fondi è partita dal basso: dai cittadini, dagli studiosi. Lo scopo con cui è stata realizzata era quello di dare un contributo, fare qualcosa per avviare un processo di risanamento della biblioteca Civica. Certamente è una goccia nel mare ma è pur sempre un primo passo, un segnale.
L’obiettivo è risolvere questa vicenda ma dobbiamo farlo con dignità: Cosenza è una città con una grande storia culturale e accademica che non può essere calpestata.