In Calabria troppi parti cesarei, arrivano le bacchettate dal Ministero

Il dato è inoppugnabile e dunque non suscettibile di obiezioni. Lo certifica il Ministero della Salute e il giudizio è netto: in Calabria c’è un «ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica». In sostanza: «troppi parti cesarei», ammoniscono da Roma.Il rapporto. Si chiama “Rapporto annuale sull’evento nascita in Italia”, a cura dell’ufficio di Statistica del Ministero sui dati 2022 e che rappresenta su scala nazionale la più ricca fonte di informazioni sanitarie, epidemiologiche e socio-demografiche relative all’evento nascita, uno strumento essenziale per la programmazione sanitaria nazionale e regionale dunque.Dal Ministero sono perentori: c’è un «ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica». In Italia – si legge nel rapporto – il 31per cento dei parti è avvenuto con taglio cesareo». Ancor di più in Calabria, il 35,8 per cento, e le «notevoli differenze regionali – rimarcano dal Ministero – evidenziano che vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica». Altra curiosità: «si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate», circa il 40 dei parti contro il 35,5% negli ospedali pubblici calabresi.Il parto. Anche nel 2022 – specifica il rapporto – «il ricorso al taglio cesareo è maggiore quando il feto non si presenta di vertice». Peraltro, «nei punti nascita che effettuano meno di 800 parti annui l’incidenza di parti cesarei è significativamente maggiore di quella che si osserva mediamente: nelle strutture con meno di 500 parti annui si ricorre al taglio cesareo nel 33,75per cento dei casi; in quelle dove hanno luogo fra 500 e 800 parti annui nel 31,18 per cento.Altre curiosità. Un dato rilevante: la Calabria è la regione con meno aborti. Nell’85,96per cento dei casi non si riscontrano aborti spontanei avuti dalle partorienti in gravidanze precedenti. In media, a livello nazionale, ogni donna che ha partorito nel 2022 ha avuto 0,26 aborti in concepimenti precedenti, nell’80,13% dei casi le madri non hanno mai avuto in precedenza aborti spontanei. L’età media al primo figlio è per le donne italiane, quasi in tutte le Regioni, superiore a 31 anni, con variazioni sensibili tra le regioni del Nord e quelle del Sud. In Calabria, per esempio, il 61,73 ha tra i 30 e i 39 anni, circa il 10per cento è quarantenne. Le donne straniere partoriscono il primo figlio prima, in media a 29,2 anni. Il ricorso ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita (Pma) risulta effettuato in media in 3,7 gravidanze ogni 100. La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (Fivet), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (Icsi).