Consorzio Afflitto ma Gentile…

Musi lunghi, frustrazioni ma anche convenienze: il non detto dopo la votazione in consiglio regionale

Chissà se in modalità “cancella superflui” tutti i consiglieri regionali hanno fatto in tempo a rendere indimostrabili i messaggi al veleno circolati, e fatti circolare, in prossimità della votazione coatta in consiglio regionale della riforma dei consorzi di bonifica. Chi non ha fatto in tempo si girerà qualche ora in più nel letto perché di “materia” ne è circolata. Da destra a manca, da dentro le viscere della (coatta) maggioranza fino ad approdare al (finto) potere al popolo targato de Magistris e Cinquestelle. Già, al secolo Laghi e Afflitto, più o meno di nome e di fatto. Grillino fino al timbro della ragioneria del consiglio regionale, quella che vidima all’ingresso la liceità dei dati per l’accredito dello stipendio. Incassato il primo poi si procede in continuità, fino a comunicazioni in senso contrario. Superato il primo step Afflitto, da quel momento in poi più di nome che di fatto, ha sempre bazzicato alla corte della maggioranza di governo della Cittadella sia in commissione che in consiglio. Lo sai lui perché fatto sta che il suo voto non lo ha fatto mancare alla grande riforma.
Questione di feeling, e di ragionerie. Il “potere al popolo”, del resto, si dimostra sul campo e non per slogan. Ferdinando Laghi, tanto per dirne uno, sta in consiglio proprio per questo. Dall’alto del Pollino è sceso sullo Stretto con la promessa della cancellazione della centrale del Mercure, il suo bacino elettorale di questo si è nutrito. Intuito l’arcano il comando della Cittadella s’è mosso di conseguenza, la tecnica “dell’annuso”. Lanciato l’amo, a morte la centrale del Mercure, ecco la “pesca”, il voto favorevole di Laghi alla “grande” riforma dei consorzi di bonifica.
E dire che c’è chi se la passa peggio in termini di frustrazioni rispetto all’unanimità “coatta” da esibire. Perché se Afflitto e Laghi hanno risposto al loro “elettorato” (ragioneria del consiglio e umanità del Pollino dietro le urne) c’è chi non ha potuto fare nemmeno questo. Palesemente contro ma “a cuccia” e a testa bassa a votare a favore per forza, pena il ritorno di tutti a casa. Se ne contano almeno 5 all’interno della maggioranza di mal di pancia importanti. Molto importanti. Ricondotti all’ordine ma a fatica. Di Molinaro ne è piena la rassegna stampa, banale ripercorrerne il perché. Ma da non sottovalutare il veleno “generale” (si fa chiamare così) circolato nelle chat di centrodestra anche in forma poco “gentile”. Anche se poi, Gentile, ha votato sì. Così come del resto hanno fatto da Vibo alla Piana di Gioia.
Perché la riforma doveva passare ed è passata. Ma il veleno retroattivo resta. Magari per la prossima occasione…

I.T.