Va a finire, di questo passo, che in “carrozzella” ci va spedita ancora una volta l’Asp di Cosenza, di fresca nuova dirigenza generale dopo anni di commissariamento. Si sa come vanno queste cose, come le porte girevoli si esce e si rientra nei guai in un niente.
Proprio in “carrozzella”, perché di un servizio delicato ed essenziale si sta parlando. Ha a che fare con la gestione e distribuzione degli ausili per disabili, capitolo d’appalto aggiudicato dall’Asp di Cosenza per un periodo di 5 anni «repertoriato al numero 259 del 7 giugno 2013 fino al 6/6/2018». Ovviamente è scaduto ed è stato immediatamente prorogato fino al 6/6/2023.
Dieci anni di fila, tra contratto e proroga, lisci come l’olio. Ma non senza turbolenze, né imbarazzi. L’azienda che fattura cambia nel frattempo ben 3 denominazioni e partite Iva. In principio fecit la “D&D Med com Spa”, poi la Higèa Spa, infine la Althea Spa. Quella più recente, quella che incassa ancora. La stessa però che “inciampa” in un «divieto di contrarre contratti con la pubblica amministrazione» per presunte gare truccate per 700 milioni di euro nell’ambito di una inchiesta della procura di Palermo. Divieto di contrarre nuovi contratti, quindi. Ma non certo di prorogare all’infinito quelli vecchi e così dentro Via Alimena si procede come nulla fosse. Scaduto il contratto nel 2018, scaduta anche la proroga il 6 giugno del 2023 (qualche giorno fa) si sarebbe dovuto procedere da mesi con l’organizzazione di una nuova gara che come è noto, e chi lo deve sapere lo sa benissimo, ci mette almeno un anno per vedere luce e compimento. Per solito si usa, nelle more, la classica manifestazione di interesse e cioè l’invito alle aziende del settore di proporre la propria candidatura così da essere invitate alla formale offerta. Bene, anzi malissimo. Perché entrati nel limbo della manifestazione di interesse “forzata” (scaduto il contratto e la proroga si è nel perimetro dell’illegalità) l’asp di Cosenza incamera le proposte di partecipazione ma non invita nessuno. Dicasi nessuno. Ad oggi, quindi, scaduta anche la proroga del 6 giugno, la gestione dei servizi ausiliari per disabili all’Asp di Cosenza è totalmente affidata alla confine dell’illegalità, il tempo è scaduto. Neanche alla manifestazione di interesse per 12 mesi è stato dato fin qui seguito, dopo la scadenza della proroga del contratto. E continua a fornire assistenza la stessa azienda (con divieto a contrarre nuovi contratti) che nel frattempo in 10 anni ha cambiato ben 3 denominazioni social continuando a distribuire letti, materassi de cubito, carrozzelle, elevatori ed elevatori per disabili. Poco più di un milione all’anno per circa 6mila interventi nel territorio Asp di Cosenza. Una parte di queste strumentazioni dovrebbe essere riutilizzata procedendo a disinfestazione e sanificazione. Per dirla in altri termini, accade che un ausilio possa accompagnare al decesso domiciliare un paziente per poi essere riutilizzato poco dopo per un altro servizio. Va da sé che occorrerebbe operare in regime di assoluta pulizia e sanificazione ma pare che spesso e volentieri tutto questo non sia andato per il meglio. Neanche questo.
Scaduto il contratto, la proroga e ai confini della sanificazione corretta la gestione della salute. Il tutto a beneficio di una azienda con divieto a contrarre nuovi contratti con la pubblica amministrazione e che ha cambiato 3 denominazioni in 10 anni.
Mica male per l’Asp di Cosenza fresca di uscita da commissariamento. Anni per uscirci e pochi giorni, magari, per farvi ritorno. L’aria che tira del resto non è buona nei meandri della sanità di Calabria senza non passare per via Alimena. Nel pasticciaccio del Mater Domini e dei posti letto Covid taroccati, intercettato da Finanza e carabinieri, è Giuliano a “dipingere” così, «se vengono Vibo siamo rovinati…». Senza dimenticare, è sempre Giuliano al telefono, «perché non sono andati a Rossano, non sono andati a come cazzo si chiama? A quelle barzellette che hanno aperto a Cosenza o no?».
Anni per uscire da un commissariamento. Poi, all’improvviso, basta un attimo…
I.T.