«Che cos’è il commissariamento della Sanità in Calabria? Qualcuno sostiene che è una bufala, i risultati tardano ad arrivare e le attese che dovrebbero andare verso il risanamento sono al momento una chimera. Ci chiediamo se i commissari ossia i supermanager della sanità nelle varie aziende sanitarie riusciranno a dare risposte per restituire un minimo di dignità al sistema sanitario Calabrese e all’utenza che tutti i giorni si impatta con questa realtà che sta precipitando nel sempre più nel degrado».
Così, in una nota, Claudio Gentile, componente il direttivo provinciale della Fials.
«Un commissariamento segue l’altro – prosegue Gentile – i vari manager saltano da una azienda all’altra alla ricerca di un posto al sole, si avvicendano “ forse per fare meglio”, mentre la salute dei cittadini rimane appesa ad un filo.
Quello che ci domandiamo con perplessità giustificata in questo ultimo decennio, come si raggiungono i Lea? Dove sono i piani operativi? Come si assestano i bilanci, prima erano orali, adesso sono scritti? Cos’è cambiato? In base all’operatore un bilancio da negativo può diventare positivo, del resto è un gioco di numeri, sembra tanto il gioco delle tre carte.
E le assunzioni che sono il nodo fondamentale per far ripartire il sistema, sono state programmate? Quando si daranno le autorizzazioni per fare i concorsi per la categoria dei medici, infermieri e operatori socio sanitari?
I piani del fabbisogno con quale logica si stanno formulando? E ancora, che facciamo con il personale in scadenza o già scaduto assunto con contratti di ogni tipo dal co.co.co. al tempo determinato per sopperire all’emergenza Covid e alle piante organiche bloccate da anni con personale che via via è andato in pensione e mai rimpiazzato? E che diciamo degli atti aziendali che non rispondono quasi sempre alle esigenze territoriali di pazienti e cittadini, che aspettano da anni l’approvazione con i cittadini bisognosi di assistenza diretta ma che dovrebbero mirare anche alla prevenzione?
Ai nuovi commissari di Asp E Ao, chiediamo un cambio di passo tanto atteso e auspicato da tutti anche dalla stessa politica regionale che ne sta tessendo le lodi. Manca anche il confronto con le organizzazioni sindacali e con il territorio.
I prossimi anni saranno decisivi per il futuro del servizio sanitario nazionale e regionale. L’avanzare di una crisi sociale ed economica che rischia di non avere paragoni nel recente passato, il perdurare di un conflitto in Europa (guerra in Ucraina), la crisi pandemica di Covid 19 che non possiamo considerare conclusa, hanno posto in essere lo stato di profondo indebolimento del servizio sanitario nazionale, che si potrà risolvere solo con la politica del fare e non del compromesso.
Le cause che hanno determinato la crisi del SSN sono chiare e vanno ricercate nelle politiche sanitarie degli ultimi venti anni che, nel tentativo di contrastare l’espansione del debito pubblico , hanno di fatto tralasciato l’aspetto della prevenzione e cura della persona tagliando indiscriminatamente le attività collegate , con la conseguenza di spendere molto di più per la gestione delle cure, per un paziente ormai affetto dalle più varie malattie che non è riuscito a contenere perché non ha avuto la possibilità di prevenire.
Nel frattempo, mentre la Regione Calabria lamenta la mancata compensazione delle maggiori spese sostenute per la pandemia Covid, un personale stremato e disilluso fa fronte quotidianamente alla situazione in un contesto fatto di organici insufficienti, turni massacranti , con quote importanti di personale precario immesso prima e durante la pandemia, che pur potendo essere di fatto stabilizzato , resta spesso nel limbo a causa del permanere dei limiti di spesa in materia di personale e quote di salario importante messo in discussione dal meccanismo del tetto di spesa.
Si spiega cosi, semmai fosse necessario affermarlo, la fuga dei cervelli delle varie professioni sanitarie basati su salari troppo bassi, indici di precarietà altissimi, carichi di lavoro a dir poco insostenibili, e forse l’arrivo invece di altri professionisti che magari potrebbero non avere i titoli rapportati a quelli che richiede la legislazione italiana.
Oggi con le risorse del Pnrr la sanità calabrese ha una grande occasione straordinaria, che il territorio regionale rischia di sprecare, si tratta di ridisegnare complessivamente l’architettura della sanità sul territorio, per garantire a tutti il diritto alla salute, definire con chiarezza il rapporto fra ospedaliero e territoriale, investendo in maniera importante su quest’ultimo al fine di garantire una concreta presa in carico della persona, per dare risposte di “ salute “ e valorizzare le professionalità sanitarie».
«Bisogna mandare un chiaro messaggio a tutti gli addetti ai lavori – conclude Gentile -. Occorrono maggiori risorse per il fondo sanitario regionale. Lotta alle esternalizzazioni, superamento dei limiti ai tetti di spesa previsti per il personale, assunzioni e stabilizzazioni adeguate per valorizzare al meglio il personale sanitario».
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