De Salazar commissario straordinario, Achille Gentile al comando della parte amministrativa e Francesco Amato direttore sanitario. Sono giorni di complessa riorganizzazione all’interno dell’azienda ospedaliera di Cosenza ma il trio al timone, in scala di “comando” ovviamente, questo è.
Un trio che ha appena inaugurato una stagione con al centro il piano assunzionale di personale tra cui medici, infermieri ed oss. Concorsi già calendarizzati con l’obiettivo di recuperare l’attività prestazionale persa negli anni.
Il primo obiettivo sembra proprio essere quello di mettere al centro, ovviamente riorganizzandolo, il pronto soccorso. Non è semplice perché occorrono mezzi, uomini e naturalmente ristrutturazioni. Ma ci si proverà con ogni mezzo, almeno questo sembra di capire perché in ogni caso si è ricomposta all’interno una squadra che naviga verso un obiettivo comune. Attualmente nel pronto soccorso ci sono oltre 70 unità tra infermieri ed oss ma tutt’altro che ancora ben organizzati. Sul fronte medico, invece, note carenze che non fanno più notizia ormai. I dati sono incontrovertibili e non si possono nascondere.
Dal pronto soccorso la “stagione” De Salazar vuole partire con una profonda riorganizzazione, il metodo è quello scientifico e cioè dei numeri misurando le “cose”. Intervenire e dare priorità laddove serve davvero. Da quanto poi è dato intuire secondo l’emersione delle criticità si vivono dentro l’Annunziata degenze medie cosiddette elevate, probabilmente frutto anche di scarsa attività chirurgica ragion per cui le dimissioni dei pazienti arrivano in ritardo e tecnicamente l’inefficienza calcolata è pari a 60 punti in percentuale. Troppi ragion per cui, pronto soccorso in primis e a parte, si vogliono riorganizzare tutti i servizi ospedalieri interni ed esterni.
Per questo De Salazar ha invitato tutti a fare gioco di squadra, uniti, senza giochi sotto il tavolo. Una squadra sempre pronta però ad accogliere nuovi innesti in grado di fornire un valido contributo. Una squadra “fluida”, se passa la metafora. In grado di sciogliersi e riformarsi per dare risposte alle varie (e non poche) esigenze.
Il 7 febbraio è prevista una conferenza stampa dove il comando dell’Annunziata presenterà tutta la nuova riprogrammazione dell’azienda ospedaliera dell’Annunziata, compresa ovviamente quella universitaria che è poi l’altra scommessa.
In particolare verrà evidentemente presentato il progetto di riorganizzazione del pronto soccorso che passerà attraverso il governo delle modalità di accesso con protocolli e procedure diverse. Spazio poi ad un governo nuovo della rete hub e spoke atraverso una efficace presa in carico dei pazienti. Più selettivo e qualificato l’ingresso in pronto soccorso e più rapide degenze e dimissioni. Questa, in sintesi, l’architrave del progetto di riorganizzazione dell’Annunziata. Una particolare attenzione si avrà per i “frequent user”, e cioè quei pazienti cronici che frequentano abitualmente il pronto soccorso e che invece non dovrebbero accedervi, ovviamente venendo curati nel migliore dei modi in altre strutture per loro più idonee.
Verrà effettuata poi una mappatura dei processi raggruppando il pronto soccorso in aree di attività in ragione del rischio e della gravità del paziente e verrà riorganizzata anche la “holding area” che si configura come un’area di transito in attesa di ricovero. Della serie, mai più (se possibile) il pronto soccorso come “stazione termini” del paziente in attesa di conoscere diagnosi e prognosi.
Sostanzialmente, in sintesi, una serie di azioni interne ed esterne per ridurre il sovraffollamento del pronto soccorso disciplinando anche l’accesso dei familiari che comunque dovranno essere adeguatamente informati mediante una app dedicata così da avere notizie sullo stato di salute dei propri cari. Sarà anche predisposto un team di valutazione medica ed infermieristica in grado di rivalutare periodicamente i bisogni del paziente nonché l’inserimento di diversi percorsi “fast track” con presa in carico da parte dello specialista di settore dei pazienti che hanno bisogno di specifiche consulenze a bassa complessità.
Inedito dovrebbe essere il percorso specifico che si dedicherà alla frattura del femore così come, aperto da qualche giorno per la verità, “l’obi”, area specifica ad osservazione breve e intensiva dedicata a pazienti già stabilizzati ma che necessitano di cure ad alta intensità. Una metodologia quindi con un’analisi periodica “swot” dei punti di forza e di debolezza.
Conoscere al più presto cosa fare e come e in che tempi. Questa la “rivoluzione” di De Salazar. E in tal senso si sta provvedendo a ridisegnare un ospedale per intensità di cura, flessibile al suo interno grazie alla riorganizzazione di alcune unità operative con ampliamento dei posti letto con un nuovo riassetto della “stecca” chirurgica.
Si passerà ad un efficientamento del blocco operatorio da 4 tavoli operatori a 7, dalle 8 ore attuali di attività alle 20 e a 2 tavoli operatori h24 per le urgenze.
Si stanno trasferendo Ematologia ed Oncologia all’ospedale Mariano Santo, dove si è provveduto alla definizione dei percorsi clinici validati per l’apertura del grahnde polo oncologico. Si vuole così invertire la migrazione sanitaria del paziente affetto da patologia oncologica ma va anche sottolineato che nei programmi il Mariano Santo dovrebbe diventare anche luogo di ricerca scientifica avanzata.
Si metterà mano alla riorganizzazione degli altri dipartimenti tra cui la Farmacia come grande snodo di programmazione per le esigenze della clinica. I supporti informatici, manco a dirlo, saranno utilizzati per provare a snellire tutto il sistema.
Riuscirà De Salazar a portare a compimento il suo programma? Non è semplicfe la strada che porta al successo, lungo il percorso appena avviato si stanno incontrando non poche resistenze. Ma la strada è stracciata e se ne saprà certamente di più nel corso della conferenza stampa del 7 febbraio.
R.N.