《Lo scorso 1 luglio è scaduto il mandato di direttore generale dell’Arpacal, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria, di Domenico Pappaterra, che in regime di prorogatio sarebbe arrivato fino al 15 agosto.
La Giunta della Regione Calabria ha ritenuto – in considerazione del fatto che a breve sarà pubblicato l’avviso per la selezione del nuovo dg e dei nuovi organi – di non modificare in piena estate gli assetti dell’Agenzia e di dare continuità gestionale.
Per tali ragioni Domenico Pappaterra è stato indicato come commissario dell’Arpacal fino al 30 settembre, data entro la quale terminerà questa fase di transizione, saranno ristabiliti gli organi statutari previsti, e con essi individuato il nuovo direttore generale》.
Così parlò, in qualche modo al plurale anche se la “voce” è notoriamente unica, la giunta regionale. Era il 4 agosto, vigilia della pausa estiva e soprattutto nel bel mezzo del rischio incendi tra i boschi di Calabria. Della serie, anche se Pappaterra scade tra poco, facciamolo commissario, non si può toccare perché c’è il fuoco che arde e poi perché si dà il tempo di impiantare pratiche per l’individuazione di un nuovo dg.
Passa l’estate, passa settembre, il fuoco è spento dalla pioggia che ora è persino troppa e fa paura tra campagne, fiumi e boschi di Calabria. Della serie, Pappaterra è ancora lì. Al vertice commissariale di Arpacal. Solo l’ultimo degli enti strutturali della Regione finiti uno dopo l’altro in gestioni commissariale, quindi sotto il diretto controllo di Roberto Occhiuto.
Non manca praticamente più nessuna azienda all’appello, sono tutte guidate da commissari. Solo che stavolta, con Arpacal, si aggiunge da agosto ormai un piccolo grande “strappo” alla regola, una insolita movenza procedurale. A diventare commissario è direttamente l’ormai ex direttore generale Mimmo Pappaterra, nominato a capo dell’azienda nel 2019 sotto l’egida di Mario Oliverio direttamente prelavato dal nutrito sottobosco della regnanza politica di turno. E qui si annida l’anomalia perché Pappaterra diventa commissario dell’ente che ha guidato da direttore generale mentre ad altri ex dg, per altre aziende ancora, era arrivato a suo tempo il parere negativo della segreteria di giunta. Il parere cosiddetto tecnico, legale, vincolante, quello per cui si può procedere oppure no. E per solito, da esterni e da ex dg, non si poteva almeno fino al 4 agosto diventare direttamente commissari. Ma tant’è, dev’essere stato considerato inscindibile il legame tra Pappaterra e l’ambiente di Calabria. Qualcosa di cui non poter fare a meno e nell’interesse di tutti, sia ben chiaro. Anche se, proprio in materia di ambiente di Calabria e di Arpacal, proprio a Pattarerra Occhiuto ha di fatto levato dalle mani il malloppo della salubrità delle acque marine, come è noto finito in una mega consulenza milionaria alla coop che controlla Silvio Greco, cosiddetto il “re del mare” per i più smemorati.
Ma acque marine da salvare a parte, tutto il resto in materia di ambiente deve essere stato considerato inseparabile dalle sorti professionali di Mimmo Pappaterra. Che da Oliverio a Santelli e fino a Occhiuto resta inossidabile. Con una “chicca” in più stavolta, diventa commissario da ex dg. Qualcosa che ad altri nelle sue stesse condizioni era stato negato in passato dalla segreteria di giunta.
I.T.