Quando “Roma” ha fatto il tifo per la sanità privata…

Sconcertante retroscena che emerge nel libro di Carlo Guccione “Amara Verità”. Il Tavolo Adduce chiede di stralciare dal Programma operativo regionale una parte delle conclusioni in cui si è tentato (invano) di bilanciare il rapporto tra erogazioni pubbliche e convenzionate...

Un “paragrafo” da stralciare con urgenza. Da far sparire letteralmente. Così “Roma”, il famigerato Tavolo Adduce, ha fatto espressamente il “tifo” per la sanità privata di Calabria.
I versi nel mirino sono alcune delle conclusioni stampate nell’ultimo (e fin qui unico) Programma operativo regionale di genesi gestione Longo, intendendo ovviamente con struttura commissariale al seguito. Ad un certo punto, e dopo aver “bacchettato” più volte il testo, il Tavolo Adduce chiede di stralciare dal Programma le conclusioni in cui si fa cenno ad un riequilibrio qualitativo e quantitativo tra erogazioni sanitarie pubbliche e private accreditate, evidentemente sbilanciate a favore del privato secondo la gestione commissariale.

Il retroscena, non privo di sconcertanti chiavi di lettura, emerge dalla lettura del libro di Carlo Guccione “Amara Verità”, viaggio a ritroso nel “tempo” del saccheggio della sanità calabrese con lo Stato debitore nei confronti della Calabria. La bozza del testo che il Tavolo chiede di stralciare è, in epigrafe, forse una delle espressioni più simboliche. «In secondo luogo – si legge nella parte delle conclusioni del Programma regionale che “Roma” chiede di stralciare – e complementare al primo assunto sarebbe il completo abbandono della prevalenza dell’interesse privato sul pubblico, in modo da equilibrare il trend qualitativo e quantitativo dell’offerta sanitaria. È noto che nel nostro Paese il sistema sanitario è fondato sul dualismo tra offerta sanitaria privata e pubblica che dovrebbe assicurare un livello quantomeno accettabile di quantità e qualità di prestazione».

La struttura commissariale di Calabria lo scrive (o prova a farlo) a chiare lettere. Sbilanciato l’interesse a favore del privato, occorre rimediare. Fino al passaggio più inquietante. «Sovente si è assistito in questa regione – si legge nelle conclusioni che il Tavolo chiede di cancellare – a scostamenti di livello a vantaggio del privato per ovvi interessi sia economici che politici. Ciò non è più tollerabile nella misura in cui produce gravi danni al cittadino calabrese come impossibilità di esercizio del diritto alla salute (vedi liste d’attesa) previsto costituzionalmente, sia come aggravi economici ingiustificati e ingiustificabili (aliquota massima nella imposizione fiscale ovvero oneri economici per la cosiddetta mobilità passiva), nonché una gravissima insostenibilità economica frutto anche del malaffare che ha contraddistinto e, purtroppo, contraddistingue la gestione della sanità calabrese…».

I calabresi non ricevono erogazioni sanitarie qualitative in tempi ragionevoli così da giustificare l’altissima aliquota fiscale che pagano. Della serie, “cornuti e mazziati”. L’impianto generale è a vantaggio delle erogazioni private «per ovvi interessi economici e politici» e il tutto genera insostenibilità economica «frutto anche del malaffare che ha contraddistinto e contraddistingue la gestione della sanità calabrese». Queste conclusioni del Programma operativo non piacciono al Tavolo Adduce che chiede di stralciarle. Lo Stato che “smentisce” lo Stato stesso, cioè i commissari. In nome e per conto di cosa e di chi non è poi difficile immaginarlo…

I.T.