Più o meno come Mario Oliverio in Calabria (che non c’è mai riuscito) e come De Luca in Campania (che invece c’è riuscito benissimo) anche il governatore del Molise, Toma, gradirebbe il passaggio di consegne della sanità commissariata nelle sue mani. Della serie, se falliscono o si dimettono o vengono cacciati tutti i commissari, chi prima chi dopo e in ogni caso tutti con risultati come minimo discutibili, perché non passare la palla direttamente ai governatori così se la prendono doppia la responsabilità? Domanda, evidentemente, solo retorica perché né a suo tempo Oliverio in Calabria l’ha spuntata e né il governatore del Molise Toma ha la benché minima chances di potercela fare. Unica eccezione in materia, ma è storia nota questa, il presidente De Luca che in Campania evidentemente ha toccato corde, e ritorsioni, non rintracciabili facilmente altrove. Toma, presidente del Molise, ovviamente sa meglio degli altri che non toccherà palla ma sia pure st rumentalmente la sua la dice. In Molise si dimette o viene “dimissionato” da commissario il “gendarme” Angelo Giustini, altro alfiere della stagione degli alti in grado nelle regioni con sanità sotto controllo, l’icona più fulgida e tragicamente ridicola sul piano mediatico nazionale è quella del generale Cotticelli in Calabria, che in tv scopre che toccava a lui il piano regionale pandemico. Ora naturalmente il governo deve nominare il nuovo commissario in Molise e pure il suo vice. Questione di ore, pare va cosa fatta nel Cdm dell’altra sera ma pare proprio che se ne riparlerà, e con successo, nel Consiglio dei ministri di mercoledì. Bene, anzi male. Perché sul tavolo e dopo le dimissioni più o meno libere o forzate del “gendarme” Giustini in arrivo in Mol ise non ci sarà, a capo della sanità, il governatore Toma. E nemmeno un altro “militare”. E nemmeno ancora un super competente tecnico in materia contabile e/o sanitaria, super partes e senza tessere di partito in tasca, di quelli scuola Agenas tanto per d ire o di colossi pubblicoprivati. No, niente di tutto questo. Per ricostruire e controllare i conti della sanità commissariata del Molise, naturalmente in piena epoca pandemica e vaccinale e tra zone rosse e arancioni e posti letto che mancano, in arrivo c’è un volto noto dei Palazzi della politica applicati alla sanità. Con ogni probabilità toccherà a Flori Degrassi guidare la sanità commissariata del Molise. Profilo che definire assai vicino al ministro della Salute Roberto Speranza rischia di essere dav vero solo un eufemismo. Degrassi, evidentemente in “portafoglio” Leu e blindata direttamente dal ministro, in nome della più classica delle lottizzazioni politiche dentro le stanze della sanità. Di quelle che sono sempre andate di moda, senza scolorire mai del resto. E con buona pace per chi millanta o prefigura una nuova e tecnica stagione in materia di salute. Con le sole competenze al comando, soprattutto nelle regioni che soffrono di più. Niente di tutto questo, all’orizzonte. Neanche il Covid e il dram ma del secolo cambiano le coordinate delle movenze politiche. Se c’è da occupare poltrone di potere si procede come dagli anni Settanta s’è sempre fatto: chi governa comanda. E così Degrassi, quasi certamente, sarà sul trono in Molise. Con tutto il seguito di mugugni e polemiche appresso ma soprattutto di diffidenze. Non escluso nemmeno qualche cattivo pensiero, magari legato al recentissimo passato. Degrassi, il più che probabile nuovo commissario in Molise, non è volto inedito nelle stanze della Salute e nemmeno in quelle delle procure. Non “paga” d’essere stata protagonista di un “trasloco” anomalo tra l’Asl 3 e quella 2 di Roma (pensionata nella prima salvo poi essere nominata direttore generale nella seconda, una specie di porta girevole al rialzo in pi ena epopea Zingaretti) è finita poi nel fascicolo della procura di Roma che comprende, tra le altre accuse, presunti favoritismi proprio nelle nomine Asl. Titoli di merito che sarebbero mancati per occupare posti dirigenziali e fascicolo che, ovviamente, c oinvolge anche il governatore Zingaretti. Tra gli indagati, oltre al governatore, due dirigenti della Regione Lazio, l’ex direttore generale dell’Asl 2 di Roma, tre dirigenti del Policlinico Umberto Primo e poi lei, Flori Degrassi, direttore dell’Asl 2 di Roma. “Inciampo” giudiziario per Degrassi (e Zingaretti) ben lontano ovviamente dal conoscere qualsivoglia epilogo e presunzione di innocenza ben stampata e persino oltre il terzo grado di giudizio. Ma “inciampo” giudiziario che, fuori sacco, racconta pur e delle forti entrature politiche di Degrassi che nel Lazio, come nel Molise, può contare sul vento in poppa della sanità al comando. Quella del ministero. Quella che finché c’è salute, c’è…Speranza.
F.G.