Sanità, privati a corto di logopedisti

Le due facce della stessa medaglia, le nuove direttive regionali sul trattamento Dsa

La recente iniziativa della Regione Calabria, presentata con grande enfasi lo scorso mese di Gennaio dal Presidente Occhiuto, e focalizzata sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) è indubbiamente lodevole e, in molti aspetti, attesa. La crescente attenzione verso questi disturbi rappresenta un considerevole progresso nel riconoscimento e nella gestione delle esigenze di un segmento importante della popolazione.
Ma come spesso accade con le migliori intenzioni, l’attuazione di questo progetto ha innescato una serie di problematiche che richiedono un’analisi attenta.
L’assunzione del personale necessario per affrontare il progetto “DSA”, soprattutto Logopedisti, sembra avere generato un impatto collaterale non previsto: lo svuotamento delle strutture riabilitative private Queste operano con accreditamento pubblico, offrendo servizi previsti dall’art 26 della L 833/1978, ovvero interventi mirati al recupero funzionale e sociale di individui con minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali.
Con la sottrazione dei Logopedista, le strutture private si trovano di fronte a una vera e propria crisi. A causa della carenza di terapisti nella regione e nel resto di Italia (“Libro Bianco della Logopedia”), queste strutture non riescono a trovare sostituzioni, portando a un inevitabile allungamento delle liste d’attesa. I pazienti, già in difficoltà, si ritrovano ora in una situazione ancora più precaria: o attendere indefinitamente una terapia o rivolgersi a professionisti privati, sostenendo spese significative in un periodo di particolare difficoltà.
Se, da un lato, l’obiettivo primario del progetto era certamente nobile e finalizzato a colmare una lacuna nel panorama educativo e sanitario, dall’altro, non possiamo sottovalutare le ripercussioni su altri ambiti cruciali della sanità. C’è la preoccupazione che le ASP, dove le liste d’attesa sono in crescita e la carenza di professionisti è evidente, possano dirottare queste figure nei loro ambulatori per cercare di ovviare al problema.
Il reindirizzamento di queste risorse non solleva solo preoccupazioni sulla coerenza dell’azione amministrativa, ma solleva anche ulteriori interrogativi: diverranno questi professionisti i nuovi precari del settore sanitario? E cosa opteranno di fare coloro che, pur figurando nelle graduatorie ASP, hanno declinato il progetto DSA ma avrebbero accolto un incarico negli ambulatori?
Questo scenario evidenzia quanto sia fondamentale avere una pianificazione e un’attuazione attente per iniziative di tale portata. Non solo per garantire il raggiungimento dell’obiettivo principale, ma anche per evitare ripercussioni indesiderate su altri servizi vitali.
Chiudendo, è essenziale che le autorità competenti considerino questi problemi emergenti e agiscano con urgenza per trovare soluzioni che non compromettano né il progetto sui DSA né le fondamentali attività di riabilitazione già in corso. La salute e il benessere dei cittadini calabresi dipendono da una gestione equilibrata e ponderata delle risorse disponibili. Iniziative di grande impatto come questa richiedono una visione globale e attenzione ai dettagli per garantire il bene collettivo.