Città unica, ma di traverso è il caso di dire. O meglio, se mai sarà unica, per ora lo è solo per le fasce tricolori “incazzate” dopo l’approvazione in consiglio regionale (con la minoranza fuori) delle basi della “fusione coatta” tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Come è noto, giusto per promemoria, niente coinvolgimento dei singoli consigli comunali e nessuna possibilità di indire referendum popolari che siano altro rispetto ad una sterile consultazione. Decorativa, al più. Della serie, solo più di metà del consiglio regionale ha acceso il “fuoco” per ardere e fondere tre municipi anche se non è dato sapere come e per fare poi che cosa visto che la “pensata” viene calata, come si dice in gergo, dall’alto verso il basso. E soprattutto, che ne è del passato e del presente delle singole amministrazione.
Il giorno dopo il “giorno” della genesi della “fusione a freddo” non è un bel giorno per i sindaci di Cosenza, Rende e Castrolibero. Tanto per essere chiari, non fanno alcun mistero di voler mettersi di traverso. Il sindaco di Cosenza Franz Caruso non si risparmia nella ricerca del vero movente che ha partorito la “pensata”, secondo lui sarebbe la tragica eredità finanziaria lasciata da Mario Occhiuto ad aver mosso le pedine. Per il sindaco di Rende Marcello Manna così procedendo si mette a rischio la legittimità o comunque la esistenza di tutti i deliberati dei singoli consigli comunali fin qui adottati. Mentre per il neo eletto sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco, è l’Anci ad aver fallito perché ora è a rischio l’autonomia di tutti i municipi calabresi.
«Cosenza non si inchina alla volontà di un centrodestra, o parte di esso, che vorrebbe soggiogarla e cancellare con una spugna il suo glorioso passato ed intaccare il suo ruolo di città capoluogo a soli fini elettoralistici – commenta Franz caruso -. La modifica alla legge regionale sulle fusioni dei Comuni, deliberata dal Consiglio regionale della Calabria, che avoca a sé “pieni poteri”, escludendo dal processo decisionale gli enti locali ed i cittadini rappresenta, infatti, un palese tentativo di mortificare i Comuni, presidi di democrazia e legalità, intaccandone l’autonomia che non si può accettare supinamente. Così come non può essere calpestata la volontà popolare. Esperti di levatura nazionale, peraltro, parlano di colpo di mano del consiglio regionale che mortifica la volontà popolare, definendo il processo che si vuole portare avanti per la città unica di Cosenza, Rende e Castrolibero una “fusione a freddo” con cui non si va da nessuna parte. È del tutto evidente, dunque, che il fine ultimo del centrodestra calabrese, o parte di esso, non ha come benessere della collettività né il futuro dei territori che, a questo punto, è legittimo affermare si tenta di asservire al potere di pochi, ossia della maggioranza della Cittadella regionale. Fini elettoralistici fondati su obiettivi personalistici, aggiungo, legati alla nota vicenda del dissesto milionario lasciato a Cosenza dall’ex sindaco fratello del governatore della Calabria, a cui non avrei mai immaginato potessero piegarsi rappresentanti importanti della destra cittadina e calabrese nei cui confronti, seppur da latitudini ideologiche partitiche del tutto differenti per storia e tradizione, ho sempre nutrito stima.
A Palazzo Campanella si è consumata una barbarie legislativa – conclude il sindaco Franz Caruso – che dopo aver sbattuto le porte in faccia anche all’Anci Calabria mortificando il ruolo dei sindaci democraticamente eletti, apre le porte ad una stagione infausta sotto il profilo democratico e liberale contro cui combatteremo impugnando la normativa in tutte le sedi deputate per l’affermazione dei diritti costituzionalmente garantiti. Cosenza ed i cosentini pretendono rispetto!».
«Ritengo necessario il coinvolgimento dei consigli comunali e dei cittadini – afferma Marcello Manna -. Riguarda il futuro di una comunità che non può non essere l’attore principale in un tema quale quello della fusione dei Comuni. E poi, che valore hanno i deliberati dei consigli comunali adottati prima di questa legge? Ravviso profili di incostituzionalità su diversi aspetti. Senza contare che i rilievi di Anci Calabria debbono essere valutati in concreto e non come mero passaggio formale…».
«Un atto grave, che mina l’autonomia del Comuni – è invece l’incipit di Orlandino Greco -. Un atto che dimostra da un lato la tracotanza di una maggioranza che non ha la capacità di ragionare sulla fattibilità di un percorso ma soprattutto crea un grave precedente. Perché qui non è in gioco solo il futuro di Castrolibero, Cosenza e Rende, con evidente annessione di Castrolibero. Il precedente è più grave e riguarda tutti i Comuni. Bisogna avere il coraggio di opporsi con tutte le forze possibili e immaginabili, e noi lo faremo. Come Castrolibero ho già dato mandato, a zero euro, al professor Ettore Iorio per bloccare questo scempio. Mettiamo in discussione anche la questione dell’Anci per la quale io chiedo l’azzeramento. Quello che si è verificato è un caso unico in Italia, non esiste altra regione in cui si fa la fusione (annessione per alcuni) senza il coinvolgimento dei consigli comunali e dove l’atto di impulso viene dai consigli regionali. E addirittura dove si fa passare una legge senza il quorum singolo dei Comuni che si debbono fondere. Qui la debolezza dell’Anci è evidente. Non penso che un direttivo dell’Anci che non è capace di ottenere una proroga della discussione possa rimanere ancora in piedi. L’Anci ha fallito, deve dimettersi e coinvolgere l’Anci nazionale».
Mica male per l’alba della città unica…
I.T.