La partita dell’Anci diventa politica e la palla va in calcio d’angolo…

Rinviata al 31 marzo la votazione per il presidente dei sindaci di Calabria. In campo Limardo e Caruso ma in campo anche, per certi aspetti in forma inedita, il potere del governo regionale

Finisce che qualche sindaco, che di buon mattino ha sfidato vento e gelo in direzione THotel di Lamezia, svolta il primo pomeriggio con bestemmie nel dialetto che gli è di casa. Magari dopo 350 chilometri tra andata e ritorno, freddo incluso. Doveva essere il giorno del presidente dell’Anci Calabria, il leader regionale delle fasce tricolori, l’interfaccia istituzionale che in nome di tutti i sindaci siede e sbatte pugni ai tavoli di peso e invece s’è trasformato nel giorno di quelli che poi se ne parla. Il giorno prima del giorno che poi un giorno verrà. Non se n’è fatto nulla di nulla, a parte un summit sostanzialmente privato ammantato da organismo direttivo fino alla comunicazione di Papasso densa di accento ionico. Se ne parla il 31 marzo. Notizia arrivata nei pressi del caffè del pomeriggio, dopo una intera mattinata surreale tra sindaci in arrivo alla spicciolata e altri che si sono presentati solo alla fine, al momento della comunicazione del rinvio. Palla in calcio d’angolo che ufficialmente arriva perché il regolamento non sarebbe stato bene interpretato tra aventi diritto e non, così da rendere inquantificabile la platea legittimata al voto e il numero dei consensi necessari per vincere la partita. C’è poi tutto sommato la versione ufficiosa che narra di diverse quote arretrate da versare all’Anci che alcuni sindaci avrebbero versato (o manifestato di voler versare) soltanto oggi a urne quasi aperte. Della serie, prima le schede e poi il bonifico con tempi ovviamente non proprio in linea con le regole. Ma di fatto sopra ogni cosa alla base del rinvio c’è una partita densamente politica che alla fine è deflagrata in tutta la sua portata e che ha a che fare con regolamenti di conti interni alle coalizioni e tra le coalizioni, tra partiti e dentro i partiti.

Una ingerenza quindi tutta del potere politico su quello istituzionale perché a memoria di fasce tricolori raramente l’assemblea dei sindaci è stata così pesantemente trascinata dentro logiche di potere politico. Ma tant’è e non a caso, chi aveva fiutato tutto sin dall’inizio, ha tentato di spostare il tiro su di un candidato unitario, il presidente di tutti senza per forza spaccare l’assemblea. Nobile idea, istituzionalmente prestigiosa e con tratti di rafforzamento dell’autonomia dei sindaci rispetto alla ingerenza del potere prettamente politico. Con un “piccolo” dubbio che poi non è stato chiarito sino alla fine. Chi tra Limardo o Caruso avrebbe dovuto essere il candidato unitario di tutta l’assemblea? Uno da pescare a sorteggio? Quello più rappresentativo per prestigio della comunità amministrata o per preferenza di genere o per chissà cosa altro ancora?

Ovviamente non se n’è fatto nulla perché poi, dopo il caffè del primo pomeriggio, è venuta fuori la verità “vera” in tutta la sua dirompenza. Franz Caruso, sindaco di Cosenza, non ha mai smesso di ritenere non razionale né giustificabile un suo passo indietro e dall’altra parte, Maria Limardo, idem più Iva nel senso che s’è portata appresso tutta la veemenza del potere della Regione e di Forza Italia. Con Mangialavori a soffiare sul collo in quota partito e giunta regionale a “suggerire” ai sindaci miti consigli in sede di voto. Hai visto mai che poi una Regione si mette di traverso di questi tempi, ci sono piccoli Comuni che rischiano il default se hanno la Cittadella di cattivo umore.

E così non solo non è stato chiarito chi avesse diritto al voto e chi no, con quali e quante quote versate e fino a che punto. Non solo non è arrivato il nome del candidato unitario ma alla fine è arrivato il niente e cioè il voto rinviato al 31 marzo perché nel frattempo la partita che è sempre stata politica, sottotraccia, è diventata politica e partitica e di potere regionale del tutto al punto da rendersi impraticabile. Almeno per ora a meno di scazzottarsi dentro e fuori partiti e coalizioni. Se ne parla il venerdì prima della domenica delle Palme. A quel punto la redenzione della Pasqua imminente non è chiaro se genererà un “miracolo” o una definitiva resa dei conti…

I.T.