Una media di non meno di 4 lanci mediatici al giorno, spesso e volentieri griffati e cioè ripresi da uscite “sparate” al più alto livello nazionale, con leggera e non scontata decrescita nel fine settimana. Ma non sempre. Roba che al confronto Mario Oliverio, Peppe Scopelliti e prima ancora (siamo nel vintage) Agazio Loiero e Peppino Chiaravalloti altro non sembrano che l’iconografia del potere del silenzio. O del silenzio del potere.
Ma si illude chi immagina o spera che nel “chiacchierare mediatico” Roberto Occhiuto (è lui il “megafono”) abbia poco o di scarsamente importante da dire. Ci sono messaggi, molti “messaggi” nel suo dire. Anche con cadenza quotidiana e certamente al passo con il dibattito contemporaneo della regnanza di governo nazionale. Con una particolarità in più che incide non poco in termini di insidia. Mai banale né scontato e sempre al “limite del fuorigioco” Roberto Occhiuto, come Pippo Inzaghi ai bei tempi.
L’ultimo dei “gol” nella porta del governo, assegnato al Var ma sarebbe stata ingiustizia pura non convalidarlo, Occhiuto lo “segna” sul reddito di cittadinanza. Che a Padova o a Monza si fa presto a cancellarlo anche dialetticamente dal palinsesto ma qui, da queste parti che poi sono anche le “parti” di Occhiuto e della terra che amministra, è tosta. È dura mettere per strada dalla sera alla mattina non meno di 100mila calabresi che ogni mese per il momento sanno che fino ad un certo punto la spesa al supermercato la possono fare. Ovviamente al netto di delinquenti e prestanome delle cosche che in ogni caso troveresti intatti e pronti per qualsiasi altra iniziativa. Occhiuto ha lanciato una specie di appello al governo, ovviamente asse Meloni-Salvini. Ci vuole gradualità prima di modificare in progress fino al possibile “spegnimento” del reddito di cittadinanza. Perché in Calabria sfama, sfama ancora. E non poco ragion per cui occorrono contromisure.
Il “gol” in materia socioeconomica al limite del fuori gioco è solo il secondo che fa coppia con il primo segnato da Occhiuto, qui spedito nella porta di Calderoli. Nessuno immagini di disegnare autonomie differenziate senza aver pareggiato in qualche modo i conti tra Nord e Sud in materia di servizi e diritti. Altrimenti non è autonomia differenziata ma il disegno criminoso di due Paesi, uno che se la cava e uno (il nostro e quindi anche quello di Occhiuto) che affonda. Inesorabilmente. Non ci sono altre vie, la solidarietà del gettito fiscale delle Regioni non è ancora da mettere in discussione nelle sue versioni egoistiche e propagandistiche, questo il senso delle parole di Roberto Occhiuto. La campagna elettorale è bella che finita.
Anche perché (e qui siamo alle continue azioni pericolose e sempre al “limite del fuorigioco”) se proprio la dobbiamo dire tutta (e Occhiuto la dice) chi l’ha stabilito che il ponte sullo Stretto è prioritario rispetto al sogno di una moderna e civile statale 106? Già, chi l’ha detto? O meglio, può dirlo chi oggi spinge per il selfie sul ponte nel mentre ambisce a tenere solo per il circuito padano il gettito fiscale prodotto?
Le azioni si susseguono a ritmo alto, non c’è un attimo di tregua, è un assedio alla “porta” anche in occasione dei medici cubani a cui “Roma” potrebbe in qualche modo negare un adeguamento di remunerazione e di carriera più “occidentale”, più civile. Occhiuto intravede una specie di malumore governativo in materia governativo, di ostracismo. E mette le mani (e i piedi) avanti fino al “limite del fuori gioco”. Che è niente però rispetto a quanto andato in campo a proposito degli esiti dell’ultimo Tavolo Adduce. Redde rationem interministeriale e rituale che non ne vuol sapere di approvare e restituire come “valido” il programma operativo che la struttura commissariale calabrese ha inviato ormai 5 mesi fa. Qui è da “centravanti” puro l’azione di sfondamento, o ci approvano il Piano oppure la Calabria non si presenterà più al Tavolo così nessuno farà più da “maestro” (e nessuno dovrà più andare dietro alla lavagna). E per alzare decibel e muscoli Occhiuto insiste e rilancia, entro l’anno in ogni caso la ricognizione del debito e la circolarizzazione delle fatture (anche se la proroga del Decreto Calabria consente di respirare fino a maggio). Come?
Intanto guardando in faccia i conti veri e le sue “colpe” e ogni occasione è buona per approfondire, fuori dagli schemi di partito e partiti che non valgono più ormai. Come leggere diversamente un’altra insidiosissima “azione” di Occhiuto che siede a fianco di Carlo Guccione in occasione della presentazione del suo libro “Amara verità”. Che Occhiuto considera «un punto fermo nella ricognizione del debito sanitario calabrese e delle sue colpe», evidentemente “spazianti” da Loiero a Scopelliti fino ai (trasversali) giorni nostri.
Si muove con agio e sfrontatezza, Roberto Occhiuto. Mai temendo il “fuori gioco” nei confronti del governo nazionale e anzi spesso sfidandolo, l’offside. Anche perché tutto può mancargli in questa fase tranne che entusiasmo e offerta politica in giro, l’ultima della serie ha il volto dell’amica Mara (Carfagna) seduta sul trono di Azione. Hai visto mai.
Del resto non sta avvenendo altro che quanto già detto da Occhiuto in tempi non sospetti. Solo e soltanto gli interessi della Calabria e dei calabresi, a cominciare dalla sanità. Fuori dal “tempio” della Cittadella altri appetiti, rispondo io. La promessa retrodatata di Occhiuto vale una scommessa. Ma stavolta anche un “fuori gioco” certo se qualcuno in giro ha capito male e gli passa la “palla” sbagliata…
I.T.