Quella che è probabilmente l’ultima assemblea dei soci Sateca sub concessionaria delle Terme Luigiane inizia con l’appello “cuore in mano” dei dipendenti, tra sudore sulla fronte e lacrime, e finisce con l’ammissione più inquietante che ci possa essere. Sateca è “costretta” a cedere alla Regione prima la gestione e poi (presto) tutti gli stabilimenti. E lo fa, Sateca, «ob torto collo» come sta scritto pure testuale nel verbale conclusivo. E cioè a dire, con le spalle al muro. Praticamente senza via d’uscita o “piano b”, dal momento che nonostante la sentenza del Tar e presto anche quella del Consiglio di Stato i Comuni non erogano l’acqua termale nello stabilimento né la Regione (proprietaria del prezioso liquido) fa nulla per costringere d’imperio i municipi a farlo. Di più, anzi di peggio può fare la Cittadella con tutte le “armi” di cui dispone se si mette di traverso. Tanto per cominciare, rendendo insidioso per Sateca l’accreditamento al sistema sanitario. Da qui la proposta “che non si può rifiutare” e infatti il 99,05% dei soci Sateca, con il cuore in mano e il groppo in gola, accetta. «Ob torto collo».
Ed eccolo l’accordo trovato che è stato verbalizzato e che ora deve finire speditamente in giunta regionale, che ovviamente non tarderà ad approvarlo.
Fitto di ramo d’azienda con Sateca che esce completamente di scena al “prezzo” di 50mila euro all’anno. Gestione delle Terme Luigiane immediatamente nelle “mani” delle Terme Sibarite, al 100% già di proprietà della Regione. Tutti i dipendenti di Sateca sono (per ora) riassorbiti nella gestione delle Terme Sibarite ma è evidente che è questa una specie di promessa scritta sulla sabbia perché ancora il piano esuberi, o piano occupazionale in base al piano industriale, è lontano dalla genesi. Non a caso alcuni dirigenti di Sateca, quelli storici e che conoscono gli impianti, hanno già annunciato più o meno a bassa voce di non voler far parte del nuovo “progetto”. Sono in sostanza pronti a darsela a gambe.
Sateca, nell’accordo, si impegna a vendere alla Regione in via definitiva tutti gli impianti entro giugno 2023 al prezzo di euro 8,8 milioni di euro (7,9 più quasi un milione per vecchi mutui accesi per gli immobili). La Regione cioè può esercitare questo diritto di prelazione entro quella data ma più d’uno nel Palazzo, con Vigna a distribuire i decibel più significanti, giura che la Cittadella si muoverà verso l’acquisto definitivo delle Terme Luigiane molto prima del termine di scadenza, persino entro l’anno solare in corso. Nel contratto di fitto d’azienda Sateca “strappa” una concessione e cioè che in questa fase la gestione del compendio termale non può passare in altra mano che non siano i contraenti attuali. Della serie, niente trucchetti. Ma è, anche questa, solennità scritta a matita sulla sabbia perché non appena le Terme passeranno di mano definitivamente alla Regione poi il più grosso e generoso ente di Calabria potrà farne quel che vuole. Un affidamento diretto in gestione. Una gara pubblica, ovviamente con paletti e “aggiustamenti” che non sono quantificabili né qualificabili ora. L’entrata in scena di “squali” locali oppure di pseudo multinazionali in materia di risorse termali. Quel che è certo è che difficilmente lo storico e il retaggio delle Terme Sibarite sarà in grado di gestire l’imponenza delle Terme Luigiane (500mila ingressi all’anno prima del Covid più 250mila di extrabadget). Una vera e propria macchina da guerra, le Terme Lugiane. Ed è forse qui che si annida il vero quesito che ancora nessuno è stato in grado di spiegare soprattutto ai dipendenti. Come fa la Regione a intervenire con risorse pubbliche dentro le viscere di una struttura che (prima del Covid e dell’acqua “sequestrata” dai Comuni senza bandire la gara) funzionava a meraviglia? Per solito non è venendo in soccorso di aziende in difficoltà in settori strategici che si caratterizza l’intervento della Regione con soldi pubblici? Ha una logica “sociale” e pubblica sottrarre dalle mani di un’azienda prima la gestione, e poi tutto il giocattolo delle Terme più salubri d’Europa? Perché da 3 anni ormai le Terme Lugiane sono chiuse quando a costo zero Sateca si è sempre impegnata ad erogare le prestazioni? Cosa c’è davvero di sotto?
A chiederselo sono soprattutto i dipendenti che leggono un appello drammatico prima dell’inizio dell’assemblea. Denso di significati e significanti. «Per voi, per Sateca, siamo disposti a lavorare anche gratis ma resistiamo. Non cediamo al ricatto della Regione. Anche senza acque termali abbiamo delle idee alternative per gli impianti». Tra disperazione e accuse sconcertanti. Ma il destino è segnato ormai, «ob torto collo» come sta scritto persino nel verbale. Senza acque termali, se non tra chissà quanti anni ancora di battaglie giudiziarie, e con la Regione potenzialmente di traverso in materia di accreditamenti a Sateca non resta altro che cedere. Prima un simbolico fitto e poi, magari tra qualche mese, incassando 8,8 milioni per la vendita.
All’azienda resterà il “bottino” in cassa, e magari non sarà il solo perché in qualche altro dipartimento della Regione si consoliderà altro come “camera di compensazione”. Ai dipendenti il cuore spezzato, cambiano “padrone” ma non sanno ancora per chi e perché. E alle Terme Sibarite (quindi la Regione) niente di meno che il “taglio del nastro” social, con tanto di foto, sulla riapertura delle Terme Luigiane. Un’iconografia che lo staff “venderà” al meglio in giro per il mondo dopo gli anni di chiusura degli impianti per via dell’acqua “sequestrata” dai Comuni (con il placet della Regione). Solo che poi a chi inizia a prenotarsi per le cure occorrerà spiegare che ci vuole come minimo ottobre, se va bene, per respirare il miracoloso sulfureo…
I.T.