Mercoledì, 06 aprile 2022, si è svolta presso la Commissione Agricoltura del Senato, l’audizione dei rappresentanti del Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, Massimo Bastiani, Marcella Cipriani e Paola Rizzuto, in relazione all’affare assegnato n. 627 «problematiche connesse alla riforma della Politica Agricola Comune – PAC». Il Tavolo Nazionale ha chiesto il rafforzamento dei Contratti di Fiume nelle politiche di sviluppo rurale. Il suo coordinatore, Massimo Bastiani dopo aver spiegato la mission del Tavolo anche in previsione della riforma della PAC e ringraziato il Presidente Vallardi e la senatrice Fulvia Caligiuri per la sensibilità dimostrata verso i Contratti di Fiume, ha evidenziato le opportunità legate ai CdF con riferimento alle politiche agricole connesse all’attuazione della PAC. «I territori esprimono grandi diversità spesso poco approfondite per cui diventa difficile valorizzarle e ad emergere sono spesso sono i conflitti legati alla gestione e razionalizzazione dell’uso dell’acqua. I Contratti di Fiume hanno una forte carica innovativa proprio per una migliore gestione della risorsa idrica, con forte impatto sui territori mirando proprio a portare la costruzione delle policy al loro interno, con le comunità locali per renderle protagoniste. Consentono di far aumentare la consapevolezza dei diversi portatori di interesse, la responsabilità del ruolo di ognuno per raggiungere obiettivi che riguardano il ‘bene comune’ e contribuire alla costruzione delle policy locali.» Oggi sono oltre 200 i processi attivi, distribuiti in tutta Italia e ben 50 giunti alla sottoscrizione per lo sviluppo dei loro programmi d’azione. Molti accordi agro-ambientali d’area, in diversi territori nazionali, sono stati realizzati nei perimetri di un Contratto di Fiume, consentendo interventi non più disaggregati tra loro ma collegati in modo sistemico, con evidenti vantaggi, sia in termini ambientali e di sostenibilità che imprenditoriali, per la conservazione di reti ecologiche e qualità dell’acqua. Altri interventi sono stati fatti in Toscana, con gli agricoltori come custodi del territorio, coinvolgendoli nella manutenzione. «Si tratta di uno strumento maturo che opera ormai dal 2007, che può pertanto legittimamente candidarsi a poter essere direttamente beneficiario di interventi e di poter gestire le risorse e/o di essere destinatari di incentivi o premialità», dice Bastiani. A meglio precisarlo interviene Marcella Cipriani, vicepresidente CONAF «Quello che vogliamo segnalare all’interno della nuova programmazione sono le diverse opportunità di finanziamento offerte dalla PAC 2023/2027 che possono concorrere, in maniera significativa, ad una migliore gestione delle risorse idriche e ad un uso efficiente dell’acqua in agricoltura nonché contribuire, in modo diretto o indiretto, all’attuazione delle misure previste dai Contratti di Fiume. In alcune misure del PSN il Contratto di Fiume potrebbe aspirare ad essere direttamente il beneficiario, ad esempio, quando si parla di Partenariati Pubblico Privati (PPP), in altre misure potrebbe invece spiccare una premialità per incentivare questo tipo di strumento.».
La senatrice Caligiuri, che ha richiesto l’audizione, ha evidenziato la possibilità, all’interno della Commissione agricoltura, di sensibilizzare gli enti locali, le province verso i Contratti di Fiume. «Ho constatato personalmente il lavoro che il Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume ha fatto in Calabria, in provincia di Cosenza. Dalla relazione ricevuta emerge come il PSN può utilmente ricollegarsi ai Contratti di Fiume per contribuire ad esempio alla mitigazione dei cambiamenti climatici, allo sviluppo sostenibile, alla tutela delle biodiversità. Basterebbero solo questi primi cenni per far capire come è funzionale il Contratto di Fiume alla transizione ecologica nella nuova programmazione. Il Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume può dare effettivamente una mano a quelli che sono gli obiettivi della sostenibilità ambientale, dell’economia circolare e insieme potremmo cercare di vedere come in questo momento di grande sofferenza del comparto agricolo per cui la PAC, la nuova programmazione agricola potrebbe subire uno stand by, come poter rafforzare i Contratti di Fiume, anche attraverso una collaborazione con la Commissione agricoltura». L’Avv. Rizzuto, nella veste di componente del Comitato di Pilotaggio del Tavolo, ha fatto cenno alle regioni del Sud, in particolare alla Calabria, territori dove si è potuto dar vita a Contratti di Fiume. «Il Contratto di Fiume Crati, della Provincia di Cosenza, richiamato dalla senatrice Caligiuri è un esempio significativo di Partenariato Pubblico Privato (PPP) che si sta tentando di implementare, secondo un modello ben descritto nell’analisi conoscitiva elaborata. ll PPP ricordiamo che è da tempo ormai uno strumento funzionale ai progetti di sviluppo territoriale perché consente di reperire risorse e non solo sotto il profilo economico ma anche tecnico che provengono dal mondo privato per indirizzarle ad iniziative di interesse pubblico, consentendo di creare alleanze stabili e collaborative. I Contratti di Fiume di fatto hanno sviluppato un patrimonio di Partenariati Pubblico Privati in tutta Italia sul presupposto che le comunità locali devono avere un ruolo attivo nell’ambito della gestione delle risorse naturali come i fiumi, i laghi, le coste. Già la risoluzione approvata all’unanimità dalla Camera dei deputati, a novembre 2020, invitava il Governo a sostenere strumenti come i Contratti di Fiume proprio in ragione della loro capacità di superare una logica meramente amministrativa e settoriale e di sviluppare dei PPP stabili e costituiti in grado proprio di produrre dei programmi di azione che possono avere delle ricadute territoriali più efficaci. Anche l’Accordo di Partenariato, nella sua versione del 17 gennaio 2022, indica espressamente i CdF. I Progetti di comunità come possono essere i Contratti di Fiume si basano sul ‘consenso’ quindi su questo nuovo modo di interagire tra pubblico e privato, ben comprendendo che se una comunità si assume la responsabilità, la cura, il riuso e la rigenerazione di un bene, quel bene diventa ‘bene comune’, viene curato come interesse generale di cui ne beneficia tutta la comunità. Ecco quindi che i Contratti di Fiume possono rappresentare una risorsa da valorizzare anche con riguardo alla Strategia delle Aree interne, le Green Community, le comunità energetiche, le cooperative di comunità, perché possono aiutare a rendere sinergiche tutte queste esperienze che si stanno sviluppando nei nostri territori potendo contare su uno storico di PPP già costituiti anche se appunto in forma strategica e valoriale».
In commissione al Senato il tavolo nazionale dei contratti di fiume
Audizione sulle problematiche annesse alla riforma della Politica agricola