Ma è possibile totalizzare in una lista più voti di preferenza che voti per la lista stessa? Certo che no, è una contraddizione in termini oltreché un non senso tecnico e giuridico (dato, questo, imprevisto dal regolamento elettorale). Come se un calciatore fa gol, l’arbitro gli assegna la marcatura nel tabellino ma la sua squadra resta a bocca asciutta. Il gol viene dato a lui ma non alla sua squadra.
Eppure, ad analizzare col microscopio tutti i dati di lista e preferenze è successo. In verità, con l’introduzione della preferenza di genere (ma su questo ci torneremo) è possibile a prima vista che il totale delle preferenze superi il voto della lista. Ma ciò nonostante i numeri non tornano perché alcune liste hanno troppa preferenza di genere, altre per niente. Alcune risultano premiate da un improbabile voto di opinione, altre (più accreditate) per niente.
Analizzando il voto espresso a beneficio delle prime 9 liste classificatesi ci sono ben 39.545 voti in più andati alle preferenze ma non alle liste di riferimento. Un saldo clamorosamente negativo che non dovrebbe esistere, frutto evidentemente di errore materiale o chissà di cos’altro ancora. Errori però, in serie, che potrebbero aver “dopato” alcune liste o “depresso” altre anche perché è bene ricordare che il riparto complessivo dei seggi scatta su base regionale e proprio in considerazione dei voti di lista. Questo giusto per dare un senso al clamore di questi dati che sono finiti in una memoria (confezionata da un legale) che è stata depositata in commissione elettorale.
Il dato, di per sé, è per davvero sensazionale, stando ovviamente al regolamento elettorale. Perché se è consentito e persino fisiologico che una lista prenda più voti della somma delle preferenze, il classico voto di opinione, il contrario non è contemplato. Fa il pieno di voti “attivi” di lista il Movimento Cinquestelle. Ben 22.915 in più rispetto alla somma delle preferenze totalizzate dentro. In pratica il voto di lista Cinquestelle doppia le preferenze per i suoi consiglieri. Importante saldo attivo anche per la Lega, 4.292 voti in più alla sua lista rispetto al consenso destinato ai suoi candidati. Lieve, ma significativo, il saldo attivo anche per quanto riguarda “Noi con l’Italia”, 1.554 voti in più al simbolo rispetto ai concorrenti. E fin qui siamo nel consentito, nel politicamente fisiologico anche se va detto che gli errori in altre liste possono generare benefici, o danni, da dividere per tutti.
Poi però ci sono i veri e propri paradossi. I numeri che non tornano e che riguardano tutte le altre 6 liste. A cominciare da quello più clamoroso, Forza Italia. Totalizza ben 22.346 voti in più di preferenza rispetto a quelli assegnati alla lista. Siamo ai gol assegnati al centravanti e non alla squadra. Segue “Coraggio Italia, con 5.797 consensi in più assegnati ai candidati e non alla lista. E poi Forza Azzurri, con 4.111 voti in più alle preferenze ma non al simbolo, alla lista. Poi l’Udc, qui sono 2.876 i voti di preferenza in più non assegnati alla lista. E il Pd, la lista totalizza 2.852 voti in meno rispetto alla somma delle preferenze per i suoi candidati. Chiude la classifica dei paradossi Fratelli d’Italia, 1.563 voti in più alle preferenze rispetto alla lista. In totale, appunto, fa 39.545. Quasi 40mila voti che sono andati alle preferenze ma non alle rispettive 6 liste di appartenenza. Che si tratti di errore (quasi certamente) o altro, il dato è che “ballano” 40mila voti che in un senso o in un altro possono aver cambiato l’equilibrio generale nell’assegnazione dei seggi su base regionale.
I.T.