Come fosse ancora il segretario. Forse anche di più, in libertà si dice e si gioca meglio. Nicola Zingaretti non era tenuto per niente a volare fino in Calabria per spingere Amalia Bruni, si è dimesso da segretario nazionale vergognandosi del suo stesso partito, tanto per dire. E invece sbarca in sede conterranea sposando una causa che lui per primo sa essere difficilmente vincente. Però lo fa e la faccia ce la mette lo stesso.
«Sono felice di essere tornato in Calabria – commenta Zingaretti – . Sono tornato per Amalia. Nel mondo è pieno di eccellenze che provengono da questa terra meravigliosa. Amalia è una di queste eccellenze che però ha deciso di rimanere in questa terra. C’è solo una candidatura che può fermare la vittoria della destra ed è quella di Amalia Bruni. Una scelta di campo per salvare la Calabria». Ai giornalisti che hanno chiesto conto della frammentazione del centrosinistra Zingaretti ha risposto rimbalzando in campo avverso la cambiale. «Ognuno ha diritto a esprimere le proprie idee, anzi in democrazia è importante che ci siano idee diverse. Poi però ci sono i sistemi elettorali, soprattutto maggioritario a turno unico. Quella di Amalia è una coalizione che esprime pluralismo e ma anche unità. Gli altri rischiano di essere voti persi. A prescindere dalla volontà di chi si candida fanno vincere quello più lontano dalle tue idee. Non c’è il sistema proporzionale, c’è il maggioritario». Della serie, tutto ciò che non è Bruni, in questa parte di campo, è voto non utile.
Dopo di che non si sottrae al carnevale dei sondaggi che in gran parte bastonano Bruni di 20 punti, a parte quello commissionato proprio dallo stesso Nazareno e sbandierato dal commissario Graziano… «I sondaggi sono importanti – dice Zingaretti – ma ancor più importanti i voti dei cittadini. La partita è apertissima. L’unica possibilità che c’è in Calabria per far vincere il centrosinistra è Amalia Bruni».
Il concetto di Zingaretti è chiarissimo, persino espresso in modo più chiaro rispetto ad un “segretario” nazionale. A microfoni più o meno spenti, però, qualcuno gli fa notare che anche il più cattivo dei sondaggi mette avanti il centrosinistra se avesse corso tutto, ma proprio tutto, unito. Sempre oltre il 50%. Sorride, fa finta di niente, e va via. E fa bene, perché unirlo tutto il centrosinistra poteva significare sconfessare la “mission” industriale del suo stesso partito…
I.T.