Non debbono ingannare le note (a tratti sovietiche) d’agenzia e nemmeno le adesioni correntizie dei big, o pseudo big. Il “terremoto” nel centrodestra con “vista” sulla Calabria non è solo reale, ma replicabile senza soluzioni di continuità. Perché da un lato Forza Italia fa filtrare che non ha nessuna intenzione di mollare la presa nel Cda Rai (a poco o a niente serve far dare una rete o direzione di testata a Fratelli d’Italia). Dall’altro Giorgia Meloni iniste con il mantra che il “patto”, l’accordo retrodatato per la distribuzione delle candidature sparse nel Paese, è semplicemente nullo, naturalmente laddove ci sono altre possibilità ovviamente. Per una semplice e speculativa ragione, gli accordi sono accordi, tutti. E se salta una nomina in Cda Rai perché dovrebbe essere confermata una candidatura alla presidenza della Regione Calabria?
Da qui il gran nervosismo che si annuncia sotto (il breve) ombrellone d’agosto con consiglieri regionali ed esponenti di Fdi che non sanno che pesci prendere e correnti varie di area centrodestra che ufficialmente sono costretti per ora a rilasciare dichiarazioni a favore della “indiscutibile” candidatura di Occhiuto ma che, persino sottobanco, strizzano un eventuale occhio proprio alla corsa di Wanda Ferro in nome e per conto della “vendetta” di Giorgia Meloni, così come alcune forze o esponenti di estrazione civica che si sarebbero resi già disponibili alla “produzione” di alcune liste a sostegno della segretaria della commissione parlamentare Antimafia.
“Vendetta” di Giorgia Meloni fino ad un certo punto poi, magari solo mediatico. Perché di fatto la leader di Fdi potrebbe aver puntato la Calabria proprio per misurare in scala tutte le sue ambizioni nazionali. La stampa griffata di centrodestra dà conto ma sminuisce i primi sondaggi che fotografano la freccia di sorpasso di Fdi sulla Lega, decimali ma di sostanza. E non è più un mistero per nessuno che Matteo Salvini (immortalato con un code di vaccinazione avvenuta “post mortem”, dopo batosta del Corsera e sempre ammesso che sia suo il documento) è solo e soltanto Giorgia Meloni che teme in prospettiva e nel presente. Per “scappare” dalla conta delle prossime settimane, temendo la freccia di sorpasso, il leader della Lega nasconde il simbolo della Lega a Napoli a sostegno di Catello Maresca, magistrato a cui piace la riforma della giustizia a differenza del segretario nazionale della Lega che pure s’è battuto per candidarlo. Battuto sì ma fino ad un certo punto, solo una lista civica a sostegno e niente Carroccio, siamo pur sempre a Napoli.
Sullo sfondo il gran timore del sorpasso che gira tra i simboli nel giorno delle schede da scrutinare perché nel centrodestra, o destracentro che dir si vuole e si può, possono essere messe in dubbio tutte le regole scritte sulla sabbia tranne una: la forza principale esprime il candidato a premier. Non una partita da poco visto che i due, Meloni e Salvini, sono dati spalla a spalla. Forse anche per questo la frattura di Calabria rischia di essere la “tempesta perfetta” per Giorgia Meloni. Caricare sul simbolo, meglio ancora se in solutidine, per piazzare la prima lista al traguardo del centrodestra.
Potrebbe essere questa l’ambizione più redditizia per Giorgia. Certamente più che spartire una “vittoria” tra Occhiuto e Spirlì. Raccogliendo briciole e (talvolta) fango…
I.T.