Spirlì getta nel caos alunni, genitori e sindaci di Calabria (rischio epidemia colposa sullo sfondo)

La Regione (zona rossa per Covid) non difende al Tar la sua stessa ordinanza di chiusura scuole di fatto consegnando alla confusione più totale centinaia di migliaia di persone. Nel frattempo altre famiglie pronte alla via giudiziaria contro primi cittadni e dirigenti scolastici se i contagi dovessero risalire a causa del ricorso vinto dai ricorrenti di Paola

Alla fine il facente (non) funzioni Nino Spirlì ci ha voluto mettere il cappello sopra la più disgraziata delle stagioni calabresi contemporanee. Confezionando il più paradossale dei pasticci tra i banchi di scuola. È sua, di Spirlì, l’ordinanza di chiusura degli istituti di ogni ordine e grado ma chissà perché dinannzi al Tar nessuno si è costituito in nome e per conto della Regione Calabria. E così il manipolo di famiglie di Paola che ha impugnato questa ordinanza ha trovato il deserto (in contumacia) dall’altra parte. I ricorrenti da una parte contro il vuoto dall’altra. In mezzo il Tar che, giusto per non far mancare niente che non sia folle da queste parti, a sua volta concede il meglio di sé. Sospende l’ordinanza di chiusura scuole ma solo a tappe, e con inediti comunicati stampa, spiega a cittadini e sindaci che vale per tutti la sospensiva e non solo per i ricorrenti e questo nonostante nel Pqm avesse lasciato intendere il contrario. Ma tant’è, se si naviga in zona rossa deve pur esserci un perché. Sicché di martedì mattina, confusi e disorientati in materia, nessuno tra i sindaci dà seguito alla sospensiva del Tar e le scuole restano chiuse, di fatto contravvenendo ad un obbligo. Chi vuol continuare a tenerle chiuse deve a sua volta emettere nuova ordinanza perché il Tar ha sospeso solo quella di Spirlì (e che Spirlì stesso non ha neanche difeso davanti ai giudici). Quindi per quei Comuni in cui vigono ordinanze ancora in essere non cambia niente mentre per tutti quegli altri municpi che erano “coperti” dall’ordinanza (indifesa) di Spirlì occorre una nuova ordinanza sindacale se si vogliono tenere ancora chiuse le scuole. Qualche sindaco, per la verità e in splendida solitudine (è il caso di Mendicino), già dal giorno prima ha emesso la sua nuova ordinanza di chiusura. Per il resto è un tira e molla, è un vediamo che fa quello e mi regolo anche se in serata e alla spicciolata altre ordinanza sindacali di chiusura sono attese da Comuni anche importanti (Rende e Acri, per esempio). Ad un certo spunta una nota esilarante proprio di Spirlì che spiega che nessuno può sindacare sulla sua ordinanza di chiusura scuole. Nota rivolta ai sindaci che però, a loro volta, debbono rispondere al Tar che ha sospeso la indifesa ordinanza del presidente facente (non) funzioni invitandoli a rispettare la legge. E quindi a riaprire le scuole (asili, elementari e prime medie). Qualcuno dei primi cittadini si nasconde, come fa fa teme di sbagliare e traccheggia. Qualcun altro si confessa a voce bassa. Per tutti ore di follia collettiva anche perché, sullo sfondo, c’è un altro rischio pronto a bussare alla porta della “zona rossa”. Così come hanno fatto ricorso ai giudici le famiglie di Paola, vogliose di cancelli riaperti e di figli (probabilmente) da non tenere a casa, altre famiglie ancora minacciano azioni più corpose. Perché in piena zona rossa e con indice di positività al Covid al 15,7% il rischio di far lievitare il contagio con la riapertura delle scuole è concreto. Una decina di giorni e si potrebbero tirare drammatiche somme con le prime denunce (penali, stavolta) contro sindaci e dirigenti scolastici per epidemia colposa. Perché il Tar ai sindaci e ai dirigenti scolastici ha dato la palla, tocca a loro decidere dopo che la Regione s’è girata dall’altra parte non difendendo la sua stessa ordinanza di chiusura.

I.T.