Chi di Morra ferisce, e si fa scudo sia pure essendone strumento, di Morra perisce. E già perché tra le dimissioni imposte a Zuccatelli e la nomina di Gino Strada al vertice della sanità di Calabria c’è proprio lui in mezzo, Nicola Morra. Ostile ad altri nomi che non fossero il fondatore di Emergency fino ad un’ora prima della nomina di Eugenio Gaudio, cosentino ed ex rettore della Sapienza. «Nulla contro di lui, ma non è il nome che vogliamo» il verbo del presidente dell’Antimafia a pochi minuti dalla indicazione del Magnifico della Sapienza. E così dopo aver messo in un angolo Conte e un pezzo di governo sulle dimissioni di Zuccatelli e dopo aver minacciato persino la crisi parlamentare Morra ha tentato il “cappotto”. Gino Strada al vertice della sanità ed è trionfo, dominio assoluto in Calabria in materia di sanità (e non solo). Ed è qui che è probabilmente intervenuta la strategia del piano B, con Conte commediografo e il Pd di Zingaretti ottimo tecnico di ripresa. Morra vale per l’ositilità a Zuccatelli, ha prevalso, non si può far guerra coi Cinquestelle a tutto campo. Ma Morra, giusto per questo, non può imporre anche il nome del commissario. Ha già dato. E quindi, giusto per ritornare a bomba, chi di Morra ferisce di Morra perisce perché se è vero che la battaglia del presidente Antimafia è valsa la “cacciata dimissionaria” di Zuccatelli è anche vero che, proprio per questo, Strada non diventa commissario per il motivo opposto. Troppo Morra non si può, si fa uno a uno. Tu cacci un nome ma noi indichiamo l’altro, il commissario. Dove il “noi” è da intendersi in Conte, ovviamente. Ma anche nel Pd che, gioco facile e con anni di esperienza sulle spalle, ha fatto prima scannare i contendenti e poi ha fatto melina a centrocampo per non darla vinta a nessuno finché non ha strizzato l’occhio proprio su Eugenio Gaudio. Della serie, la politica non si inventa anche se va detto che Zuccatelli per gran parte dei democrat di Calabria andava più che bene.
Morra quindi costretto a retrocedere e Strada, a sua volta, costretto ad accettare (se vorrà) il ruolo di super consulente ma sena potere decisionale. «Uno come Strada deve essere il leader» il verbo di Morra giusto fino a ieri nell’arena di Giletti e confermato anche oggi. Chissà come la prenderà ora, ora che comunque Zuccatelli è fuori dai giochi e il video delle “femin” di Cosenza sulle mascherine può passare agli archivi.
Ma se Morra in ogni caso qualcosa la porta a casa (la cacciata indotta di Zuccatelli, sia pure funzionale all’imposizione di Strada) chi non porta a casa niente, invece, è il ministro Speranza. Che guida il dicastero della Sanità, sulla carta. Ma che, al massimo, ha mostrato di esserne ospite e comunque in subordine al volere e agli equilibri degli altri. La richiesta a Zuccatelli di fare un passo indietro (che poi sono tre nel senso che ha lasciato anche Pugliese e Mater Domini) non è una resa solo momentanea ma una, vera, su tutta la linea. Difficile immaginare un epilogo politico peggiore dopo aver esposto Zuccatelli alla resistenza e dopo averlo indicato come massimo esperto in materia di bilanci in sanità. Curriculum manageriale trentennale, quello di Zuccatelli, paga il video sulle mascherine saccheggiato dalle “femin” di Cosenza e tirato fuori dopo mesi, giusto alla nomina da commissario. Di fatto, Zuccatelli, ad un certo punto s’è trovato a dirigere due aziende a Catanzaro più l’Asp di Cosenza. Della serie, se paragonato a Cotticelli (sempre difeso da Morra fino al penultimo giorno) che apprende in diretta che il piano Covid toccava a lui, un gigante tra i conti e la logistica delle corsie. Oggi va via e lascia due ospedali che non se la passano male (Pugliese e Mater Domini) e paga il video ma paga soprattutto la debolezza di Speranza. Il ministro che non voleva far dimettere Zuccatelli, ma anche il ministro che quando gli è stato chiesto da Conte non ha potuto resistere. E così il cerchio si è chiuso appresso in pochi minuti. Stabiliti i perdenti e ridisegnati gli equilibri ecco un calabrese doc (così anche Spirlì e la regnanza calabrese sono contenti) al vertice della sanità di Calabria. Un paio di curriculum e poi si torna a lui, l’ex Magnifico della Sapienza. Cosentino con cittadinanza onoraria a Mendicino. Il tempo del nome da far circolare ed ecco il fango immediato, siamo pur sempre al tempo dei social. E se per Zuccatelli è stata fatale una intervista a cuore aperto e “tradita” dalle “femin” ecco per Gaudio una inchiesta della magistratura e un presunto favoritismo a beneficio del figlio.
Secondo Adnkronos «il nuovo commissario alla sanità di Calabria, Eugenio Gaudio, è indagato dalla procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta sui concorsi truccati all’università. Gaudio avrebbe ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini e subito dopo è stato interrogato. L’inchiesta nella quale è coinvolto Gaudio è stata avviata nel 2019 da procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e dalla pm Raffaella Vinciguerra. Sono 66 le persone coinvolte tra cui molti esponentti del mondo universitario etneo. In questa indagine Gaudio è indagato per alcune telefonate nelle quali parlava di lui, il reato è il concorso in turbativa. Ma la procura di Catania sarebbe orientata a chiederne l’archiviazione. Gaudio si è fatto interrogare e, spiegano fonti autorevoli, la sua difesa ha fatto riflettere gli inquirenti che al momento propendono per una richiesta di archiviazione anche se ancora non è stata avanzata e deve comunque passare al vaglio del giudice». Gaudio, nella élite del fascicolo assieme al rettore dell’Humanitas di Rozzano, avrebbe concorso con altri alla assegnazione di borse di studio e assegni di ricerca anche se lui si è sempre difeso definendosi un “indagato morale” sia pure «senza mai aver avuto un ruolo nelle commisisoni giudicatrici dell’ateneo di Catania».
Nel 2014 una inchiesta de “l’Espresso” tira in ballo il nuovo commissario di Calabria a proposito di un presunto favoritismo nell’assegnazione del dottorato al figlio. Una borsa di studio «col dubbio», riportava il periodico in quei giorni. Assegnazione di un dottorato in Ingegneria grazie a una prova scritta corretta con il bianchetto, forse post mortem. Gaudio non è ancora rettore, lo diventerà mesi dopo. Ma è preside di Medicina (per la cronaca il figlio Domenico si è laureto con il massimo dei voti).
Fango, e social, che schizzano in un niente quando c’è la sanità di Calabria in mezzo. Zuccatelli, che era a capo di buona metà delle corsie, ne sa qualcosa…
I.T.